Coronavirus, scelte giuste e scelte dubbie. di Donato Greco

Professor Greco, torniamo per un attimo allo scorso fine gennaio. In Italia abbiamo bloccato per primi i voli diretti con la Cina, a suo parere sarebbe stato necessario disporre da subito anche un isolamento per chi tornava da zone a rischio?
Non era indispensabile. Questo poteva ridurre il rischio di trasmissione. Ma neanche con questa misura si sarebbe riusciti ad azzerarlo. Tenga conto che lo stesso blocco dei voli non riesce a fermare il ‘viaggio’ dei virus. Non dimentichiamo poi che in Europa abbiamo iniziato a parlare di queste misure a fine gennaio, quando ormai era troppo tardi. L’isolamento degli infetti e dei contatti stretti è una misura efficace. Ma oggi sappiamo che con ogni probabilità il virus ha iniziato a circolare nel Continente e nel nostro Paese ben prima della fine di gennaio. Quindi non saremmo riusciti in ogni caso a fermarlo.

Abbiamo sbagliato a fare da subito migliaia di tamponi a tutti, compresi i soggetti asintomatici?
Sicuramente questo è stato un grave errore. Rispetto agli oltre 25.000 tamponi fatti abbiamo riscontrato solo un 10-12% di casi positivi. Abbiamo così ‘sprecato’ molti tamponi e siamo riusciti anche a farci male da soli diventando agli occhi del mondo gli ‘untori’ d’Europa. I tamponi vanno eseguiti solo su soggetti sintomatici e su eventuali contatti stretti. Oggi sappiamo che questo virus si può trasmettere anche nelle 48 ore antecedenti ai sintomi, un po’ come per l’influenza e altri virus respiratori. Intercettare anche tutti questi soggetti è impossibile.

Negli altri Paesi europei, come Francia e Germania, potrebbe esserci stata una sottodiagnosi del problema?
In questo caso dobbiamo partire da una premessa: noi stiamo parlando di casi positivi, non di malati. Ci sono persone positive al coronavirus anche senza sintomi di alcun tipo. Non operare una chiara distinzione è stato un errore. Noi dobbiamo separare i casi riguardanti soggetti clinicamente malati che vanno a finire in ospedale con polmoniti o altre complicanze, dai casi positivi senza sintomi o con sintomi minori. In questo senso noi abbiamo sopravvalutato questo evento a differenza di altri Paesi che si sono limitati ad eseguire controlli solo su casi ospedalizzati.

Siamo davvero gli ‘untori’ d’Europa?
Questa è una grandissima sciocchezza. È ormai evidente che il virus circolava in Europa, indipendentemente dall’Italia, da settimane prima che scattasse questo allarme generalizzato. Senza dubbio noi abbiamo partecipato alla trasmissione del virus. Ma questo è un evento naturale, parliamo di un virus che circola ormai a livello globale.

Stiamo esportando quel ‘ceppo italiano’ del virus isolato al Sacco di Milano?
Ma no, questa è un’altra sciocchezza. Il ceppo è sempre lo stesso. Il virus è stato isolato anche in Italia. Ma non è diverso da quello già classificato dall’Oms come Covid-19. Altra cosa è dire che soggetti malati, italiani, che hanno viaggiato verso altri Paesi possono aver contagiato delle persone. Ma questo è un altro discorso. Altrimenti finiremo per parlare di ceppo romano, napoletano, calabrese…

Chiaro. Senta, perché si è scagliato così duramente contro la chiusura delle scuole decisa ieri dal Governo?
Su 100.000 positivi a questo virus, meno del 2% sono soggetti sotto i 19 anni. Tutti questi pochissimi soggetti hanno poi avuto un percorso clinico benigno ed un contagio intrafamiliare. Non è mai stato documentato alcun contagio scolastico. Anche in passato, rispetto alla Sars del 2003 ed alla Mers del 2009, si è dimostrato che i bambini non trasmettono questo virus facilmente. Discorso diverso è quello dell’influenza stagionale, qui sappiamo che proprio i bambini sono i principali ‘untori’ con un’incidenza superiore a 10 volte quella degli adulti, e le scuole diventano quindi un importante veicolo di trasmissione. Chiudere le scuole si è tradotto unicamente in un massacro per milioni di famiglie, senza alcuna giustificazione scientifica.

Però, un documento dell’Oms sull’influenza H1N1 del 2009 certificava alcuni aspetti positivi nella chiusura delle scuole. Questa sembrava quantomeno utile a rallentare la trasmissione del virus.
Parliamo di una cosa completamente diversa. Quesllo era virus pandemico molto più pericoloso dell’attuale Covid-19. C’è anche in questo caso poi una sostanziale differenza: rispetto a questo nuovo coronavirus, nel caso dell’H1N1, come per le altre influenze, i bambini rappresentavano uno dei principali veicoli di trasmissione del contagio.

Il premier Conte ieri ha fatto capire che, se il problema si dovesse allargare su scala nazionale, il Ssn potrebbe andare fortemente in crisi. Quali altre misure si potrebbero mettere in campo per contenerlo?
Bisogna insistere molto sulle misure individuali, come raccomandano Oms ed Ecdc. Queste sono di dimostrata efficacia. Gli ammalati devono rimanere a casa. E parliamo in questo caso di tutti gli ammalati, anche di semplice influenza stagionale e non necessariamente di Covid-19. Il lavarsi spesso le mani, l’igiene respiratoria, il mantenere la distanza sono tutte misure utili.

Possiamo quindi dire che in questo senso il Dpcm di ieri va nella giusta direzione?
Sì, in questo senso ci si sta muovendo nella giusta direzione. Invece il lavaggio di banconote e di superfici o la chiusura di mercati e scuole sono tutte misure che non si basano su alcuna evidenza scientifica.

In Italia al momento si registra una mortalità intorno al 3%. Ma la mortalità per influenza stagionale si rapporta ai casi stimati, mentre per il coronavirus il calcolo è sui casi confermati da Regioni e Iss. Allargando lo spettro anche a tutti i potenziali asintomatici, non è che il dato sulla mortalità potrebbe ridursi?
Certamente sì. A proposito di mortalità del nuovo coronavirus confrontata con quella dell’influenza stagionale, siamo di fronte a problemi di definizione di caso e, soprattutto, di denominatore: per il coronavirus al numeratore ci sono i morti PCR positivi ed al denominatore i soggetti PCR positivi (in maggioranza casi sintomatici ed i loro contatti) e si arriva intorno al 3%. Per l’influenza, invece, al numeratore sono i deceduti per una ILI (Influenza Like illness = malattia simil influenzale senza conferma di laboratorio) solo pochissimi positivi al virus dell’influenza circolante, mentre il denominatore sono i casi stimati di ILI desunti da una rete di sorveglianza sindromica. Insomma, c’è una bella differenza che rende incomparabile i due dati.

Se volessimo spiegarla più semplicemente?
Possiamo dirla così: mentre la letalità dell’influenza ha una buona probabilità di essere sottostimata per l’assenza di sensibilità della definizione di caso, la letalità da coronavirus è molto probabilmente sovrastimata perchè il denominatore è limitato ai pochi soggetti PCR positivi.

In conclusione, questo nuovo coronavirus è così tanto più preoccupante e pericoloso rispetto alle influenza stagionali?
Non è più preoccupante o più pericoloso. Però è un nuovo virus, e di conseguenza l’allarme è del tutto giustificato. Siamo davanti ad una nuova specie patogena per l’uomo, quindi non possiamo contare su una memoria immunitaria solida.

fonte: intervista di Giovanni Rodriuquez Qutodiano Sanità

 

Donato GrecoDonato Greco: Specializzato in malattie trasmissibili, igiene e sanità pubblica, epidemiologia e biostatistica medica, è stato per oltre 30 anni una delle figure di riferimento dell’epidemiologia e della prevenzione italiane. Ha diretto il laboratorio di epidemiologia e biostatistica dell’Istituto Superiore di Sanità ed è stato Direttore Generale della prevenzione presso il ministero della Salute. Ha gestito la preparazione alla pandemia influenzale del 2009 e ha studiato molte epidemie in Italia e in altri paesi, tra cui un grave focolaio di Ebola.

Dell’Autore si veda anche l’articolo su “Scienza in rete “Come vincere la sfida del nuovo coronavirus

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