Gentile Direttore*,
la legge italiana che regola la sperimentazione animale è in contrasto con gli interessi della salute degli italiani e rappresenta una infrazione al regolamento europeo, che richiede a tutti i Paesi di adottare condizioni uniformi per l’autorizzazione della ricerca sugli animali d’esperimento. Infatti, in Italia, per poter eseguire un esperimento anche su di un solo topo, bisogna scrivere un complesso protocollo e ottenere, oltre all’autorizzazione per lo stabulario, l’approvazione di diversi organismi di controllo i quali hanno modo di esprimersi per dare il via libera alla sperimentazione in questione. Nel caso poi di sperimentazione su primati, la domanda viene vagliata anche dal Consiglio Superiore di Sanità.
Tutto ciò richiede il pagamento di una tassa e un tempo di parecchi mesi, assolutamente incompatibile con la possibilità di collaborare con gruppi di ricerca di altri Paesi. Si noti che per realizzare una sperimentazione nell’uomo è sufficiente il parere del Comitato Etico.
Non solo, ma nella legge sono stati posti due veti che non esistono in nessun Paese del mondo. Il primo veto riguarda l’impiego di droghe d’abuso, come se di fronte al proliferare delle droghe, utilizzate soprattutto dai giovani, non fosse necessario studiarne la tossicità, il meccanismo d’azione e gli antidoti, studi impossibili da realizzare con qualsiasi altra metodologia. Un altro aspetto contradditorio è il fatto che si sono resi legali alcuni derivati della cannabis e il loro uso e commercio legali è stata fatta dipendere dal fatto che sia priva di proprietà droganti (vedi Corte costituzionale). Data l’impossibilità etica e tecnica di testare routinariamente queste proprietà nell’uomo il modello comportamentale animale diventa insostituibile. Il divieto rende inapplicabile la legge che permette il commercio di derivati legalizzabili della cannabis.
Un secondo veto riguarda i trapianti d’organo fra specie diverse e soprattutto di tumori umani in animali immunodepressi, un’altra importante metodologia che permette di studiare l’aggressività di un tumore nonché di studiare farmaci per impedirne la crescita e la formazione di metastasi.
Data l’assurdità della legge, in seguito alla protesta dei ricercatori, i due veti hanno subito una deroga per tre anni scaduta il 31 dicembre 2019. Dal 1° gennaio di quest’anno non è stato possibile eseguire gli esperimenti vietati. Con il decreto “milleproroghe” è stata autorizzata una deroga che scade a fine anno, assolutamente insufficiente visto che la prima autorizzazione se va bene verrà concessa alla metà dell’anno!
È strano che il Ministro della Salute, pronto a proclamare il diritto alla salute e l’importanza della ricerca, non faccia sentire la sua voce contro questi insensati divieti e a favore della sperimentazione animale, indispensabile per ottenere informazioni e sviluppare farmaci e vaccini, che si invocano solo quando si è in presenza di un pericolo.
Nicola Bellomo
Presidente Gruppo 2003 per la ricerca scientifica
Silvio Garattini
Oresidente Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri, Milano
Giuseppe Remuzzi
Direttore istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri, Milano
Gaetano Di Chiara
Università degli Studi di Cagliari
Giacomo Rizzolatti
Università degli Studi di Parma
*fonte: Lettere al Direttore QS