Un atleta Special Olympics, quando i figli superano le aspettative dei genitori. di Paolo Catapano

Maurizio Catapano

Maurizio Catapano, giovane atleta Special Olympics

Abbiate fiducia nei vostri figli, anche quando il Giudice Onorario del Tribunale dei Minori, peraltro neuropsichiatra infantile, nel proporvi l’adozione di vostro figlio di undici mesi, vi dice: «È un fortissimo prematuro, attualmente ha gravi problemi di salute e il futuro neurologico è un’incognita».
Abbiate fiducia, anche se, quando la neurologa dell’ASL, visitando vostro figlio di 4-5 anni che ancora pronuncia pochissime parole, vi dice, “con grandissimo tatto” e con molta sicurezza, che lui non potrà fare niente nella vita.
Abbiate fiducia anche quando le diagnosi parlano di ritardo cognitivo, quando i test sul suo quoziente intellettivo non sono confortanti.
Abbiate fiducia, quando lo portate alla sua prima scuola di calcio a 8 anni e alla sua prima amichevole assolutamente non competitiva, l’allenatore fa giocare tutti tranne lui, che a fine partita vi dice sconsolato: «Partita finita, io niente».
Abbiate fiducia, quando lo portate alla scuola di basket e lui inizialmente fa punti nel canestro sbagliato, salvo poi diventare atleta Special Olympics di basket tre contro tre, e a 11 anni andare per una settimana, senza alcun assistente, al campus di basket in Abruzzo da solo con la sua squadra.
Abbiate fiducia, anche quando avevate dubbi su come potesse seguire il catechismo per la prima comunione e poi, il giorno della stessa, quando il parroco legge le letterine che i bambini avevano scritto in ritiro, non ne rivela l’autore, con un’unica eccezione per Maurizio, che fa salire sull’altare e presentandolo dice: «Faccio l’eccezione perché lui è l’emblema della gioia!». E lui, col suo travolgente sorriso, saluta la chiesa strapiena.
Abbiate fiducia, anche quando qualche mamma di suoi amichetti si decide, preoccupatissima, ad invitarlo a qualche festa e poi, meravigliata, vi fa i complimenti per la sua educazione, solarità e autonomia.
Abbiate fiducia, quando alle superiori vi dicono già all’atto dell’iscrizione alla prima classe che lui non potrà avere il diploma. Siete poi preoccupatissimi di fargli fare un Esame di Stato un minimo adeguato e lui, all’orale, con sei compagni e qualche professore accorsi per fare il tifo, dà letteralmente vita a uno show, tenendo banco alla Commissione e “tiranneggiando” l’insegnante di sostegno che deve mandare avanti le slide della tesina, fino a prendere 98/100.
Abbiate fiducia, anche se siete preoccupatissimi, di mandarlo alle “vacanze INPS” in Spagna, cercate improbabili soluzioni tecnologiche per individuarlo eventualmente a distanza e poi, già in aeroporto alla partenza, vi rilassate perché lui, col suo magico sorriso, dopo cinque minuti ha già fatto amicizia con tutti. Alla fine ci andrà per quattro anni consecutivi, fino ad andare una volta in discoteca a Valencia, senza assistente, insieme ai suoi coetanei conosciuti solo da qualche giorno.
Abbiate fiducia, anche quando, una volta finito il ciclo scolastico, brancolate preoccupati tra i vari centri professionali. Alcuni vi scoraggiano, dicendo che lui difficilmente potrà fare degli stage lavorativi, alla fine lo iscrivete ad uno e poi vi capita di parlare con un “angelo” – nella fattispecie il proprietario di un negozio di frutta sotto casa vostra – tastando il polso sulla sua disponibilità ad accoglierlo in uno stage e, fantastica sorpresa, lui vi abbraccia, dicendo che si sarebbe offeso se non gli aveste mandato Maurizio a fare lo stage.
Abbiate fiducia, anche quando siete preoccupati che lui possa comunque affrontare uno stage lavorativo in un negozio, a causa del suo deficit cognitivo e della spiccata disprassia, ovvero la difficoltà nelle attività, tra cui la manualità e il linguaggio, e poi, al secondo giorno di lavoro, lo vedete sicuro infilarsi i guanti e avviarsi a selezionare le arance o le mele.
Abbiate fiducia, anche quando avete voi paura che lui possa affrontare questa grande novità: «Sarà felice», vi chiedete, «rispetterà le regole lavorative, i compagni di lavoro, i clienti»… e poi lo vedete la mattina sorridente, smanioso di iniziare la giornata di lavoro, affrontare questa nuova vita come sempre ha affrontato tutto. Col sorriso, felice di stare in mezzo agli altri, contento di fare qualcosa in autonomia, e poi sentire, già al secondo giorno, l’“angelo”, il suo datore di lavoro, che quasi commosso vi dice che vostro figlio è eccezionale, che ha portato il sorriso e la gioia al negozio, che accoglie i clienti disponibile e sorridente. Gli fa – e vi manda – dei video, mentre lavora, fino a dirgli : «Maurizio, mi sa che a scuola non ritornerai, resterai a lavorare con noi!».
Abbiate fiducia, perché noi forse non sempre abbiamo creduto in lui, ma lui è eccezionale e ha sempre superato le nostre aspettative.
Abbiate fiducia, perché molti, non conoscendoci bene e vedendo solo le sue difficoltà, ci guardano ora commiserevoli, ora diffidenti, ma non sanno che lui, da quando circa venti anni fa è venuto da noi, dopo undici mesi trascorsi tra l’ospedale e la casa famiglia, ci ha cambiato, stravolto, rivoltato la nostra vita in meglio, donandoci sì preoccupazioni, difficoltà, paure, ma soprattutto gioia, felicità e amore.

L’Autore, Paolo Catapano è papà di Maurizio Catapano, atleta Special Olympics, il movimento internazionale dello sport praticato da persone con disabilità intellettiva e/o relazionale. Ringraziamo Special Olympics Italia per la gentile concessione di questo testo, da noi ripreso con minimi riadattamenti al diverso contenitore.

fonte: SUPERANDO

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