Il Consiglio regionale ha approvato il nuovo Piano Socio Sanitario Regionale.
Il documento è viziato da un importante limite di fondo, ossia il suo essere approvato a fine legislatura. Pesante è la conseguente assenza di due temi che sarebbe stato fondamentale affrontare: il riassetto della governance complessiva del Servizio Sanitario Regionale e l’ effettiva coincidenza tra i Distretti sanitari e gli Ambiti Sociali territoriali, per superare le persistenti criticità in termini di integrazione socio-sanitaria.
Va rilevato come, rispetto al testo licenziato dalla Giunta ormai più di un anno fa, la discussione in IV Commissione ha portato alcune modifiche positive: tra le altre, la previsione di un crono programma che dettaglia i tempi di attuazione del piano, il capitolo sulla partecipazione, il tema degli ospedali delle zone disagiate e dei futuri presidi unici. Meritano di essere adeguatamente approfonditi i riflessi che gli emendamenti approvati in Consiglio producono sull’impianto complessivo del documento.
Preme comunque evidenziare che tra gli aspetti positivi introdotti nella discussione in Commissione, va rilevata anche la previsione di “un’accurata analisi dei costi e benefici, da sottoporre al vaglio cella Commissione assembleare competente, sulla costruzione/ammodernamento/manutenzione delle strutture sanitarie regionali prima di avviare l’iter di nuove costruzioni”: un aspetto particolarmente significativo soprattutto in relazione alla costruzione dei nuovi ospedali unici.
Lascia però alquanto perplessi e preoccupati la scelta che la Giunta ha operato con la recente DGR 100/2020 di assegnare all’Azienda Ospedaliera Marche Nord la prosecuzione del procedimento per la concessione di progettazione, costruzione e gestione del nuovo polo ospedaliero di Pesaro (project financing).
C’è da chiedersi se con tale delibera, emanata solo due giorni prima dell’approvazione del nuovo Piano sanitario, e quindi in vigenza del precedente Piano, si voglia raggirare proprio la valutazione da parte della commissione consiliare.
Nel merito delle criticità che permangono nel PSSR, spicca la mancata descrizione di un percorso di riqualificazione complessiva della rete ospedaliera, con nodi importanti ancora aperti, come la riqualificazione dei piccoli ospedali o il futuro assetto delle reti cliniche.
In tema della prevenzione continua a essere affrontato senza indicare la strategia per superare il sottofinanziamento di questo livello essenziale e per risolvere gli squilibri attualmente esistenti nell’assetto dei servizi, a partire da quello relativo alla salute e sicurezza nei luoghi di lavoro.
Non si riscontrano poi elementi concreti di prospettiva rispetto alla riorganizzazione delle cure primarie, a partire dal rapporto tra gli ambulatori avanzati di continuità assistenziale e il progetto di sviluppo delle Case della Salute.
Nel Piano, continuano a mancare strategie e obiettivi coerenti rispetto alla necessità di rinnovare le cure territoriali, con particolare attenzione al futuro delle cure intermedie, della residenzialità socio sanitaria e dell’assistenza domiciliare.
Per quanto riguarda poi la presenza erogatori privati convenzionati strutturati, rispetto ai quali è forte la percezione di una loro capacità di orientamento su alcune scelte di politica sanitaria, va evidenziata un’eccessiva timidezza nel rapporto con i soggetti privati stessi, mentre sarebbe necessario definire criteri che regolano la funzione di committenza che dovrebbe essere esercitata del soggetto pubblico.
Critico anche il tema della mobilità sanitaria, che nel Piano viene affrontata solo in termini generici senza indicare strategie efficaci per ridurre la mobilità passiva.
Va evidenziato poi che il tema della medicina di genere andava declinato come volto ad affrontare le differenze e non solo a superare le disuguaglianze. Manca poi completamente il tema della necessità di garantire la piena applicazione della Legge 194/78.
Sono limiti evidentemente importanti, che ci portano a confermare un giudizio critico sul PSSR.
CGIL, CISL UIL Marche 11 febbraio 2020
fonte: CGIL Marche
UIL Marche