Il Ministro Speranza ha detto: “C’è la volontà di portare la diagnostica di primo livello negli studi dei Mmg e il puntare sulla farmacia dei servizi vanno in questa direzione”.
Credo che il Ministro abbia centrato uno dei maggiori problemi che oggi ha il SSN e cioè la difficoltà dei MMG di effettuare nei loro studi delle accurate diagnosi seppure non complesse. Se l’individuazione del problema e la volontà di risolverlo sono sicuramente un punto importante a favore del Ministro, forse però la soluzione che prospetta necessita di maggiore riflessione.
Quindi domandiamoci perché il MMG, da solo o in gruppo, ha/hanno difficoltà oggi a fare diagnosi nel suo/loro studio. Sembrerebbe che dalle poche parole del Ministro il problema sia la disponibilità di tecnologia, ed in particolare di laboratoristica e di strumenti di immagine; ma allora la soluzione appropriata sarebbe quella di fornirglieli?
C’è innanzitutto da chiedersi se economicamente questa sia una soluzione efficiente e sostenibile. Quale strumentazione dovrebbe essere affidata al MMG? Con quali costi di fornitura e di gestione e manutenzione? E per quali volumi di utilizzo? Un conto è ovviamente che il MMG abbia uno sfigmomanometro o invece abbia un ecografo o addirittura una Tac! Apparecchiature, oltretutto, che hanno una veloce obsolescenza che porterebbe a doverle sostituire prima che abbiano ammortizzato l’acquisto.
Ma il problema economico non è quello più rilevante; c’è infatti da chiedersi se un MMG possa avere la competenza necessaria per utilizzare delle apparecchiature complesse solitamente affidate a degli specialisti del settore. Una lettura non competente di un tracciato di elettrocardiografo o di una immagine ecografica può portare a degli errori diagnostici più gravi di quelli che si sarebbero fatti in assenza di queste apparecchiature. Ancora più complesso sarebbe poi l’affidare al MMG strumentazioni laboratoristiche che vadano oltre quelle molto semplici che quasi possono essere un “fai da te”.
La questione principale comunque rimane quella relativa alla possibilità che un singolo medico, isolato da un contesto più ampio, possa essere in grado di mantenersi aggiornato nella capacità di eseguire una procedura diagnostica di media od elevata complessità. La necessità della multidisciplinarietà e del continuo aggiornamento comportano che solo in un ambito collettivo un medico può effettivamente mantenersi capace di svolgere una attività diagnostica. Non a caso oggi quasi tutta la diagnostica medio elevata si svolge in ambiente ospedaliero, ambiente che un tempo si caratterizzava per la disponibilità di strutture di degenza mentre oggi è sempre più prevalente quella della presenza di alta specializzazione.
Il modello ospedaliero potrebbe però riprodursi anche in ambito territoriale senza aver necessità di strutture di degenza costituendo dei centri diagnostici che potrebbero assorbire anche buona parte della casistica non del tutto urgente oggi in carico ai pronto soccorso che così potrebbero tornare ad essere realmente dei servizi di reale emergenza.
Questi centri diagnostici potrebbero avere un bacino di utenza sui trentamila abitanti con un organico di una dozzina di medici tra cui molti degli attuali MMG potrebbero confluire in questi centri ed essere affiancati da una figura di operatore sanitario non necessariamente medico ma in grado di essere il contatto tra l’utenza ed i servizi sanitari e di indirizzare o controllare i pazienti possibilmente anche con modalità pro-attive.
Potrebbe esserci la necessità di prevedere altre soluzioni organizzative per località isolate e distanti da un servizio di centro diagnostico come quello qui ipotizzato. Ma oggi la possibilità di mobilità è molto elevata e spaventa meno di un tempo il dover percorrere più strada per avere un consulto medico, strada che oggi il paziente deve comunque spesso già fare per raggiungere in località differenti i presidi specialistici necessari per concludere l’iter diagnostico.
In conclusione appunto ci si deve chiedere se la soluzione oggi sia quella di portare in modo pervasivo la tecnologia diagnostica presso i MMG o invece integrare questi in centri dove possano svolgere compiutamente ed in modo aggiornato l’attività diagnostica.
fonte: E&P