intervista a Isabella Pratesi, Direttore del programma di conservazione del WWF, da Ecosistema, trasmissione di Earth Day Italia in onda su Radio Vaticana Italia
Che itinerario di viaggio sta seguendo?
È un viaggio pensato da tanti anni per visitare le straordinarie foreste pluviali temperate che ancora esistono in Australia. Ho fatto un percorso che va dalla punta più meridionale e orientale dell’Australia, intorno a Melbourne, per poi volare ad Hobart in Tasmania e praticamente attraversare tutta la Tasmania in queste straordinarie foreste che ancora, per quanto siano molto minacciate, esistono in quest’isola.
Lei non si trova direttamente sul fronte di fuoco, ma respira il fumo proveniente dagli incendi che stanno devastando il Nuovo Galles del Sud. Che idea si è fatta della situazione?
La situazione degli incendi è drammatica. Sul continente hanno già preso fuoco quasi 7 milioni di ettari con tutte le conseguenze che possiamo immaginare, hanno purtroppo perso la vita più di 25 persone e migliaia di abitazioni sono state distrutte.
Noi qui in Tasmania sentiamo l’odore degli incendi, vediamo il fumo ed è molto triste perché si capisce che quello che sta succedendo sulla terraferma è veramente un’apocalisse che riguarda non soltanto lo stato del Nuovo Galles del Sud, ma anche tanti altri stati confinanti.
Credo che sia il peggiore anno da tantissimo tempo riguardo questa drammatica situazione degli incendi. È vero che l’Australia è abituata ai roghi, ma la situazione oggi è assolutamente diversa: le temperature sono fuori da qualunque media stagionale, gli habitat sono asciutti da anni di siccità e tutto questo ha creato le condizioni per dei roghi devastanti.
Come sta vivendo questo momento la popolazione locale?
La popolazione locale è seriamente preoccupata, in particolare perché quella degli australiani è una comunità molto legata al proprio territorio e alla propria natura quindi veramente vivono con sofferenza questa devastazione. Poi fondamentalmente questi incendi avranno un impatto, anche economico, molto significativo per tutta la nazione: non c’è telegiornale che non dedichi almeno due terzi del proprio tempo all’emergenza incendi dando bollettini, aggiornamenti e soprattutto raccomandazioni a tutti su dove spostarsi e dove evitare di avvicinarsi.
Dermot O’Gorman del WWF Australia ha parlato di “apocalisse”, stimando in un miliardo gli animali che direttamente o indirettamente sarebbero stati uccisi dalle fiamme. Per alcuni questa stima è allarmistica. Come viene fuori?
La stima non è assolutamente allarmistica, anzi credo che sia una sottovalutazione perché è molto difficile dare un’effettiva stima della quantità enorme di animali che vivono nelle foreste australiane. Attraversandole vediamo che ci sono uccelli, anfibi, marsupiali, mammiferi, sono veramente territori e ambienti ricchissimi di vita quindi un miliardo di animali uccisi dalle fiamme è sicuramente una sottostima.
Sono stime che vengono fatte valutando quanto un ettaro di un certo habitat può ospitare in termini di fauna e moltiplicando gli ettari che sono andati a fuoco.
L’opinione pubblica è stata scossa dalle immagini di koala e canguri uccisi o ustionati dalle fiamme. Quali altre popolazioni animali meno “note” sono particolarmente a rischio?
Se vogliamo nominare qualche altro animale particolarmente minacciato dagli incendi non abbiamo che l’imbarazzo della scelta, pensiamo agli ikidna che sono così lenti negli spostamenti, pensiamo anche ai canguri di foresta, ai wallaby, anche agli ornitorinchi che vivono negli ambienti di acqua all’interno delle foreste che sono chiaramente minacciati dalle fiamme e dal fumo. Poi ci sono tantissimi anfibi, rettili, animali che purtroppo non riescono a fuggire ha un fronte di fiamme così devastante e così grande.
In questo contesto fa molto discutere la decisione presa dalle autorità della comunità aborigena Anangu Pitjantjatjara Yankunytjatjara di autorizzare, nelle aree da loro gestite, l’abbattimento di 10.000 esemplari di dromedari perchè responsabili di bere troppa acqua…
Il dramma dei dromedari, che qui chiamano cammelli, è un dramma che noi ambientalisti sentiamo moltissimo. Sono animali che furono introdotti nel 1800 dai colonizzatori e che poi si sono inselvatichiti e si sono riprodotti perché i dromedari riescono a vivere anche in ambienti abbastanza siccitosi, diciamo desertici. Purtroppo la crisi dell’acqua, la siccità che da anni sta affliggendo l’Australia, ha colpito anche questi animali che cercano disperatamente acqua e la cercano lì dove gli umani tengono l’acqua a disposizione per il bestiame creando quindi dei problemi agli allevatori.
Come al solito, la semplice soluzione trovata dall’uomo è quella di abbattere questi poveri dromedari. È stato previsto l’abbattimento di 10.000 dromedari, tra l’altro un abbattimento che viene fatto da cacciatori da elicotteri e io immagino il dramma di questi animali inseguiti dagli elicotteri per essere abbattuti.
Non ci si può veramente pensare, è una cosa di una tristezza inaudita anche perché colpevoli di questa siccità siamo noi perché la siccità e la desertificazione che avanza è la conseguenza del cambiamento climatico, del global warming.
L’Australia è fra i maggiori inquinatori mondiali e il suo governo non si è dimostrato particolarmente sensibile al problema del cambiamento climatico. Quello che sta succedendo può cambiare lo scenario da questo punto di vista?
Io spero veramente che quello che sta succedendo oggi in Australia sia da monito per tutti, non soltanto per gli australiani, ma certo in primis gli australiani devono capire che i primi a pagare le conseguenze del cambiamento climatico saranno loro, perché sono un paese molto esposto a quelle che sono le grandi devastazioni climatiche, e quindi devono assumere finalmente una leadership nelle politiche che vadano nella direzione di ridurre il nostro impatto sul clima.
Ad oggi purtroppo sappiamo che l’Australia fiancheggia gli Stati Uniti in una politica disastrosa, continuano fra l’altro a basare la propria energia sull’utilizzo del carbone che è il combustibile fossile più dannoso per il clima. Speriamo che questa stagione di incendi posta almeno servire a fargli vedere un’altra direzione. Noi parlando con la gente vediamo che la sensibilità sta crescendo molto e che c’è veramente un desiderio di qualcosa di completamente nuovo e diverso.
fonte: EarthDay.it