La Calabria è in questo momento la regione in maggiore difficoltà dal punto di vista della tutela della salute e del benessere delle persone e dei diritti loro garantiti. E paradossalmente anche quella in cui è possibile avere il maggior cambiamento in termini di servizi offerti. Il tema è come riuscire a farlo.
In questi ultimi 20 anni si è provato la strada degli “innesti” dall’esterno, portando in Calabria professionisti di altre realtà, ma si è visto come questo non abbia portato i risultati sperati. E anche i diversi commissariamenti possono essere riletti in questa ottica. La sintesi del fallimento è che mancano le cose in altre regioni sono considerate consolidate nella gestione quotidiana dei servizi ed è da lì che si deve ripartire.
Il vero cambiamento lo si avrà con due condizioni.
La prima è che la politica calabrese capisca che un sistema di welfare che funziona è la migliore garanzia per essere confermati alla guida della regione. Dal punto di vista politico quello che va fatto è spingere il sistema ad avere i migliori professionisti, lasciando perdere la vecchia logica della nomina per vicinanza di colore politico. Il chirurgo che entra in sala operatoria deve essere bravo in quello che fa, al di là delle sue idee politiche.
La seconda è che il cambiamento deve avvenire dal basso, dagli operatori, da chi ogni giorno vede i pazienti e da chi costruisce le condizioni per fare sì che questi operatori siano messi nelle condizioni di lavorare al meglio.
Dovendo dare delle priorità la prima è avere delle reti assistenziali che funzionano bene: la prima è quella dell’emergenza-urgenza. Forse la strada è quella di avere un unico coordinamento regionale su questo tema, con una-due centrali operative. Con una grande chiarezza sugli attori che partecipano al sistema, anche in termini di loro qualità. Questa si lega ad esempio alla rete delle chirurgie, accentrando i casi più complessi. E così per le altre discipline.
Un altro tema è quello del territorio. Bisogna creare una forte rete territoriale, costruendo anche un solido rapporto fra il sociale e il sanitario, con la collaborazione strettissima dei professionisti sanitari e del sociale. In altre regioni si sono sviluppate le case della salute, come case della comunità, in cui costruire salute anche attraverso gli interventi di promozione della salute che coinvolgono tutti gli stakeholder istituzionali (compresa la scuola).
Uno dei punti deboli sono gli acquisti fatti dalla pubblica amministrazione. Va costruito un sistema regionale in cui le competenze per costruire capitolati solidi da un lato e gestione dei contratti dall’altro vengono valorizzate. Non è detto che vi debba essere per forza una unica centrale di acquisto, ma il sistema va sicuramente coordinato.
L’altro elemento importante su cui crescere è quello di avere una gestione del personale chiara, snella e capace anche di non affrontare solo questo aspetto dal punto di vista amministrativo, ma anche in termini di sviluppo del potenziale umano.
Un altro elemento su cui investire è la gestione dei rapporti con il privato accreditato. Con un forte sviluppo del tema dell’accreditamento, anche in termini di qualità dei servizi erogati.
Un altro elemento importante è lo sviluppo di un sistema regionale di controlli interni, capace di evidenziare le criticità e di trasformale in opportunità di cambiamento. Questo anche per rafforzare le realtà istituzionale che devono svolgere i controlli previsti dalle norme (es. sanità pubblica, veterinaria).
In ultimo lanciare un programma di scambi professionali in cui gli operatori di ogni ambito possono passare del tempo in altre realtà nazionali e internazionali in cui approfondire le diverse tematiche e poi riprendere le diverse esperienze. Questo creerebbe un valore enorme anche in termini di rapporti umani e di competenze per il futuro.
Tutto questo aiuterebbe la crescita del sistema verso una maggiore trasparenza, integrità e fiducia da parte di cittadini e operatori.
Una Calabria diversa è possibile.
fonte: Massimo Brunetti blog