Descrivere e monitorare le disuguaglianze socioeconomiche nella salute è la premessa per la programmazione di politiche per l’equità. In Italia, alcune città hanno integrato informazioni individuali provenienti dalle anagrafi comunali con i dati del Censimento e con quelli di fonti informative sanitarie, per impostare studi longitudinali metropolitani (SLM).
Alla presente monografia hanno partecipato, con il coordinamento dell’Istituto nazionale per la promozione della salute delle popolazioni migranti e il contrasto delle malattie della povertà (INMP), sei città della rete-SLM: Torino, Venezia, Reggio Emilia, Modena, Bologna, Roma.
Si sono rilevate importanti differenze socioeconomiche per livello di istruzione in tutti i centri considerati.
Le persone che vivono sole o in nuclei familiari monogenitoriali e quelle che vivono in un’abitazione disagiata hanno maggiore probabilità di decesso. I tassi di mortalità per tutte le cause sono inferiori per gli immigrati rispetto agli italiani (maschi: MRR 0,83; IC95% 0,78-0,90 – femmine: MRR 0,70; IC95% 0,64-0,77), eccetto che per gli uomini e le donne provenienti dall’Africa subsahariana, per i quali si registrano eccessi di mortalità rispetto agli italiani (maschi: MRR 1,33; IC95% 1,12- 1,59 – femmine: MRR 1,69; IC95% 1,31-2,17). Il rischio di mortalità neonatale e post-neonatale negli immigrati è circa 1,5 volte il rischio degli italiani (neonatale: OR 1,71; IC95% 1,22-2,39 – post-neonatale: OR 1,63; IC95% 1,03-2,57). Si osserva una differenza tra italiani e immigrati anche per la mortalità nei bambini di 1-4 anni, ma di minore entità (OR 1,24; IC95% 0,73-2,11). Gli eccessi riguardano in particolare gli immigrati provenienti dall’Africa settentrionale e subsahariana
e gli immigrati con più di 5 anni di permanenza in Italia. Gli stranieri vengono ricoverati meno degli italiani, tranne che per malattie infettive, del sangue e tra le donne, per cause legate a gravidanza e parto. Gli adulti provenienti da Paesi a sviluppo avanzato presentano tassi di ospedalizzazione evitabile uguali o inferiori rispetto a quelli degli italiani. Al contrario, gli adulti provenienti da Paesi a forte pressione migratoria,
in tutte le coorti eccetto quella di Roma (RR 0,81; IC95% 0,78-0,85), hanno tassi di ospedalizzazione evitabile più elevati rispetto agli italiani, con RR che variano da 1,08 (IC95% 0,96-1,22) nella coorte di Venezia a 1,64 (IC95% 1,47-1,83) nella coorte di Modena.
La salute materno-infantile è la dimensione più critica per la popolazione immigrata. I dati presentati in questo volume costituiscono un patrimonio prezioso per l’importanza che la tematica dell’equità nella salute sta assumendo nell’agenda politica, anche in seguito agli effetti prodotti dalla recessione e dalla crisi sociale che hanno fortemente colpito il Paese.