L’epidemiologia come protagonista nell’offrire ai decisori indicazioni utili per l’azione in sanità pubblica. È questo il messaggio principale emerso dal XLIII Convegno AIE 2019 che si è svolto a Catania dal 23 al 25 ottobre.
L’evento, che ha visto la partecipazione di oltre 400 persone da tutta Italia, è stato organizzato dalla Associazione Italiana di Epidemiologia in collaborazione con l’Assessorato Regionale alla Salute, l’Università degli Studi di Catania, l’Azienda Sanitaria Provinciale di Catania, il Policlinico Vittorio Emanuele di Catania e il CEFPAS di Caltanissetta.
L’impronta del convegno ruota intorno al titolo di pirandelliana memoria “L’epidemiologia: una, nessuna e centomila”, pensato per evidenziare l’eterogeneità dell’approccio epidemiologico che può di fatto rivolgersi a molteplici interlocutori ma che, per poterlo fare, deve avere un linguaggio che sia comprensibile e possa orientare le scelte. E questo diventa possibile solo quando si sviluppa un dialogo proficuo tra chi produce le evidenze (come gli epidemiologi) e chi è disponibile a intercettarne il valore e orientarlo sul campo delle decisioni in sanità pubblica.
- Nessuna: senza uno sguardo rivolto alla sanità pubblica, l’epidemiologia rischia di non incidere nella società attuale che si interroga sulle reali priorità di salute dei cittadini
- Centomila: tanti approcci, innumerevoli ambiti di intervento, raccordo tra discipline diverse
- Una: parlare con una voce sola, tenendo presente la storia e le molteplicità degli approcci, ma accettando le sfide del mondo che evolve.
In quest’ottica la tre giorni è stata declinata su quelle che possono essere le potenzialità dell’uso delle evidenze in epidemiologia a supporto delle decisioni, i quattro pilastri alla base della sostenibilità del sistema salute del nostro Paese oggi:
- prospettive dell’epidemiologia per la prevenzione
Si è parlato del contributo dell’epidemiologia al nuovo Piano Nazionale della Prevenzione, dell’efficacia degli interventi di prevenzione e dei determinanti di adesione che ne condizionano di fatto l’efficacia. L’epidemiologia offre, infatti, gli strumenti tecnici per valutare l’impatto dei programmi sanitari. Un esempio viene dalla legge sull’obbligo vaccinale, che ha indotto subito una risposta nell’aumento delle coperture vaccinali, potenziato l’efficacia e confermato la validità dei programmi di vaccinazione. Si è poi ragionato sull’utilizzo di un nuovo modello di valutazione delle priorità di intervento (il Global Burden of Diseases) che si sta diffondendo anche nel nostro Paese grazie a una rete di istituzioni che stanno abbracciando questa metodologia. Dunque un’epidemiologia a supporto della prevenzione. - ricerca e interventi nelle varie fasi della vita
Un’epidemiologia applicata a tutte le età, che fa riferimento a indicatori che sono, e devono essere, sempre più attuali nell’indirizzare gli interventi su target di popolazione mirati o a maggior rischio. Pensiamo ad esempio alla fascia perinatale o a quella adolescenziale (per le quali si è parlato rispettivamente dell’adeguamento del Certificato di assistenza al parto, CeDap alle nuove esigenze informative e di come la conoscenza offerta dal sistema di sorveglianza HBSC sulla salute degli adolescenti possa promuovere interventi di promozione della salute con ricadute sul futuro della sostenibilità del nostro sistema sanitario nell’ottica del contrasto alla diffusione delle malattie croniche e della correzione degli stili di vita non salutari. - l’epidemiologia negli spazi di vita e nelle politiche intersettoriali
Per la comunità scientifica internazionale e per chi si occupa di prevenzione delle malattie e promozione della salute è ormai consolidato che la salute degli individui dipende solo in parte dall’offerta di servizi sanitari. Un ruolo determinante lo hanno, infatti, anche il contesto sociale, economico e politico. Durante il convegno, partendo dall’esperienza di Fridays for Future (l’iniziativa lanciata su scala globale per contestare il vuoto di politiche di contrasto all’emergenza del cambiamento climatico) si è parlato della relazione ambiente e salute e dell’impegno dei decisori su questi temi, con uno sguardo particolare, visto il luogo che ha ospitato l’evento, all’impatto sulla salute del vivere in aree vulcaniche. Si è poi ragionato sulle proposte del Consiglio Superiore di Sanità sulla necessità di individuare degli indicatori e degli standard su cui valutare l’operato dei decisori a livello nazionale e locale. - referto epidemiologico e comunicazione del rischio
La legge 22 marzo 2019, n.29 (“Istituzione e disciplina della Rete nazionale dei registri dei tumori e dei sistemi di sorveglianza e del referto epidemiologico per il controllo sanitario della popolazione”) ha introdotto per la prima volta nel panorama della sanità pubblica italiana il concetto di “referto epidemiologico”, definito come «il dato aggregato o macrodato corrispondente alla valutazione dello stato di salute complessivo di una comunità che si ottiene da un esame epidemiologico delle principali informazioni relative a tutti i malati e a tutti gli eventi sanitari di una popolazione in uno specifico ambito temporale e in un ambito territoriale […], al fine di individuare la diffusione e l’andamento di specifiche patologie e identificare eventuali criticità di origine ambientale, professionale o sociosanitaria». Durante l’ultimo giorno del convegno ci si è interrogati su questo tema e dalla discussione è emerso come di fatto già esistono gli strumenti che possono dare una fotografia sullo stato di salute di una popolazione: si pensi ai profili di salute o ai sistemi di interrogazione rapida che sono in uso per esempio all’Istituto Superiore di Sanità o con OpenSalute Lazio. Quello che emerge, quindi non è la mancanza di infrastrutture o di accesso al dato ma è il ruolo e il compito che l’epidemiologo deve avere come professionista esperto nella valutazione e comunicazione dei dati.
Aule piene e momenti di grande partecipazione. Le tre giornate di Catania sono state anche occasione di dibattito tra operatori ed esperti che si sono confrontati durante le sessioni parallele dedicate ad ambiti tematici di particolare rilevanza dal punto di vista epidemiologico (stili di vita, ambiente e salute, salute materno-infantile, diseguaglianze, epidemiologia valutativa, tumori e farmacoepidemiologia) e che rispecchiano la nuova volontà dell’AIE di calarsi sul territorio, di aprirsi alle società scientifiche e di tenere i contatti con le istituzioni.
fonte: EpiCentro