Sguardi e incontri meticci tra operatori e persone in movimento
Le migrazioni che hanno attraversato il nostro paese si sono incrociate con i fenomeni e le realtà sociali, politiche e culturali specifiche di quel momento storico. In questi incroci molteplici, i migranti provenienti da luoghi diversi e con diverse culture incontrano o re-incontrano le droghe in nuovi contesti. E incontrano le leggi, le proibizioni, le carcerazioni, i pregiudizi e i processi di stigmatizzazione che a loro volta si “ibridano” con le loro credenze culturali sulle droghe e le sostanze psicoattive.
Modelli e stili di uso e consumo ibridati
La provenienza territoriale delle persone che migrano può avere una influenza particolare sugli stili di uso e consumo delle sostanze soprattutto in momenti di crisi, ad esempio del progetto migratorio. Persone migrate dai paesi dell’Est possono perdere il controllo dell’uso dell’alcol in una condizione di violento sradicamento e spaesamento. O altri migranti dell’Est possono intensificare l’uso endovena del metadone. O ancora può accadere che persone che provengono dai Paesi nei quali è interdetto dalle regole religiose l’uso di alcol e droghe iniziano invece a usarle in Italia, con tutta una serie di conseguenze sul piano sociale e culturale come ad esempio l’espulsione dalle loro comunità. Per tutti vale l’aggravante dell’interruzione delle relazioni con le famiglie dei Paesi di origine e, nello stesso tempo, la difficoltà ad accedere ai servizi pubblici italiani per le dipendenze e in generale, al welfare locale.
Influenza centrale del setting: le leggi, le culture, i diritti
Queste difficoltà sono ulteriormente complicate da una normativa che pur riconoscendo il diritto alla salute e quindi ad accedere alle prestazioni previste dal SSN sia per gli STP (Straniero Temporaneamente Presente) che per gli ENI (Europeo Non Iscritto), risulta recepita in modo disomogeneo e anche apertamente difforme da parte delle Regioni e dei servizi. Anche il mercato illegale delle droghe ne viene influenzato: spesso il migrante è utilizzato come la pedina da esporre nella riorganizzazione dei mercati, strumentalizzando la sua posizione di precarietà. Si può dire che l’unica istituzione che assicura un trattamento unitario sia l’istituzione penale, il carcere. Infatti le carceri italiane, “grazie” alle leggi italiane, sono per un terzo popolate da tossicodipendenti. Ed inoltre un terzo dei detenuti è composto da migranti spesso condannati per reati legati alla propria condizione di irregolarità.
In Italia da qualche anno vi è una forte stretta politica nei confronti dei migranti, che ha portato a ridurre drasticamente l’accoglienza in entrata e a generare nuove sofferenze per numerose persone già integrate nelle nostre città. In questa situazione, si sviluppano le condizioni per un nuovo razzismo più centrato sull’odio, la discriminazione, lo spregio, e la riproduzione di stigmi sempre più duri e inscritti indelebilmente nei corpi delle persone che migrano.
Queste diverse situazioni evidenziano una questione di base di negazione dei diritti umani dei migranti.
Tutti questi elementi di setting influenzano non solo l’opinione pubblica ma anche i nostri modi, di operatori pubblici e del terzo settore, di guardare un fenomeno complesso e pieno di articolazioni e intrecci sociali, economici e culturali.
I Servizi incontrano i migranti
I Servizi formali italiani, i SerD e le CT e in particolare i Servizi di Riduzione del Danno (RDD), compresi quelli a bassa soglia quali dormitori, centri diurni, mense, incontrano persone di diverse nazionalità, ma frequentemente l’approccio ripropone in modo meccanico il modello di risposte usato per gli italiani per cui, pur garantendo alcune prestazioni di base, spesso trascurano le variabili culturali complesse che sono implicate nell’esperienza del consumo di droghe tra i migranti. In diversi contesti, non vengono garantite nemmeno le prestazioni previste dalla normativa (come l’affidamento dei farmaci, l’invio nelle CT e l’accesso alle misure alternative alla detenzione). In altri casi, invece, vi sono dei tentativi interessanti, in particolare nell’ambito dei servizi di RDD, di affrontare le domande nuove e articolate che i migranti ci rivolgono.
Dialogare con l’etnopsichiatria
Per approfondire le tematiche legate agli incontri tra servizi e migranti e arricchire i nostri orizzonti, risulta utile e ineludibile il confronto con la tradizione di studi e esperienze legati all’etnopsichiatria e all’etnopsicologia che hanno sviluppato una serie di pratiche e conoscenze utili ad ampliare il campo di osservazione per la nostra cultura e competenza professionale. Le pratiche di mediazione culturale, ad esempio, sono importanti in tutte le loro implicazioni che vanno oltre la traduzione letterale verso una vera e propria ricostruzione della dignità della lingua e delle diverse e intricate connessioni culturali rielaborate soggettivamente da ogni migrante.
E’ utile allora promuovere un dialogo con queste discipline per provare a riascoltare quelle domande che i migranti ci rivolgono e spesso non comprendiamo in tutte le loro implicazioni.
Le aree tematiche
Il focus del percorso formativo e del confronto privilegia le più recenti migrazioni in Italia, incluse le realtà che riguardano rifugiati, richiedenti asilo, nuove situazioni di marginalità ed esclusione dovute, anche, alle recenti innovazioni normative.
Queste le aree tematiche:
Lo scenario: la condizione migrante in Italia. Provenienze, flussi e traiettorie; diritti umani e diritti sociali alla luce dei recenti cambiamenti normativi; diritto alla salute e accesso ai servizi; legge 309/90 e migranti, le ricadute penali e penitenziarie.
La relazione. Cosa ci insegnano l’etnopsichiatria e l’etnopsicologia; la mediazione culturale nel campo della salute e delle droghe; modelli e approcci nella relazione e la sfida della multiculturalità
I modelli di consumo. La ricerca sui modelli di consumo delle persone migranti in Italia e in Europa; modelli “dell’esodo”, traiettorie migranti e mutamenti nei modelli di consumo; dati e studi dagli osservatori nazionali, formali e informali
Gli interventi. Esperienze virtuose di accesso al sistema dei servizi; modelli e esperienze di intervento negli ambiti della Riduzione del danno, del Trattamento e dell’inclusione sociale; esperienze del sistema pubblico / privato sociale nell’ambito penitenziario
Nelle prossime settimane saranno lanciate due rilevazioni:
- una per raccogliere esperienze di intervento e buone pratiche mirate a garantire alle persone migranti accesso ai servizi, alla cura, alla salute
- una seconda per raccogliere dati e osservazioni sui modelli di consumo delle persone migranti, con attenzione particolare a rifugiati, richiedenti asilo e persone di recente immigrazione, rilevati grazie alle osservazioni sul campo – variamente strutturate – svolte dai servizi, dagli operatori e da altri attori attivi sul campo.
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