Passato l’entusiasmo dei sindacati che lo hanno firmato e le critiche di quelli che non l’hanno firmato, le rivendicazioni varie di chi dall’esterno della contrattazione ha contribuito al risultato, vorrei esternare alcune considerazioni sulla pre-intesa raggiunta sul contratto nazionale dei dirigenti medici e sanitari.
È indubbio che, date le condizioni economiche, è il miglior contratto possibile per le innovazioni normative e per certezze economiche fornite ad iniziare dai giovani dirigenti che sono tutelati dai frequenti casi di “nonnismo contrattuale” molte volte perpetuate dalle direzioni aziendali nel negare loro un incarico dirigenziale nei primi cinque anni di carriera ed anche perché si ricostruisce tutta l’anzianità di carriera dei dirigenti anche tenendo conto del periodo di precariato.
Anche se mai non riuscirò a capacitarmi perché un professionista che ha addirittura la qualifica dirigenziale per i suoi primi cinque anni da dirigente deve essere ancora in formazione dopo cinque/quattro anni di specializzazione, un’abilitazione professionale e sei/cinque anni di corso di laurea … misteri della legislazione italiana … nel frattempo se il medico, ormai più che trentenne, emigra all’estero “rischia” di divenir primario in prestigiosi ospedali, come a qualcuno è successo.
Una delle novità maggiori, forse quella più discontinua, è la realizzazione di una carriera professionale parallela e permeabile a quella gestionale di pari dignità anche economica: era questa uno delle idee forza della direttiva del Comitato di Settore Regioni – Sanità inviata all’ARAN, sviluppata dall’art.22 del precedente ed ancora vigente Patto per la Salute, mai attuato se non con i rinnovi contrattuali.
Quando partecipavo alle prime stesure in rappresentanza del Sottosegretario De Filippo la prima versione aveva il coraggio di teorizzare l’equiparazione economica del massimo livello del professional con il direttore di struttura complessa … cambiato il governo si cambiò il quel pezzo anche la direttiva; comunque l’equiparazione economica tra gli incarichi di dirigente di UOSD e di UOS con gli incarichi dirigenziali di altissima ed alta professionalità costituisce un’innovazione storica e dicontinua.
La valorizzazione di un bravo professionista non più solamente attraverso il conferimento di un incarico gestionale ma anche con un apprezzamento tramite un incarico dirigenziale genuinamente professionale, di pari valore, ora è possibile se gestito con reale capacità aziendalistica e strategica dalle Direzioni Generali e vista la falcidia degli incarichi gestionali perpetuata dalle continue manovre economiche nel SSN ora la “via professional” all’incarico dirigenziale diviene sempre più appetibile e del resto ben si confà all’evoluzione scientifica, tecnologica e dell’organizzazione del lavoro in sanità.
Questo elemento cioè la creazione di una pregnante carriera professionale per la dirigenza medico e sanitaria insieme all’attivazione degli incarichi di professionista esperto e professionista specialista nel CCNL del personale dei livelli del SSN rende giustizia al concetto inserito nelle direttive del Comitato di Settore per il quale il rinnovo contrattuale poteva essere uno degli strumenti per attuare il Patto per la Salute, tra cui l’unica attuazione reale di quanto previsto nell’articolo 22.
Proprio per le potenzialità riformatrici e progressive che la contrattazione collettiva sia nazionale che integrativa può infondere nell’attuazione delle scelte strategiche del Patto per la Salute e delle conseguenti scelte programmatorie regionali ed aziendali, con il coinvolgimento, la compartecipazione e la condivisione, anche critica ma costruttiva, dei professionisti “produttori di salute” e delle loro rappresentanze sindacali e professionali, dovrebbe convincere la parte pubblica ad essere più coraggiosa nella scrittura e nell’attuazione delle relazioni sindacali, come le stesse direttive del Comitato di Settore indicavano.
Del resto, è ormai opinione diffusa che proprio l’abnegazione che talora ha rasentato e rasenta l’eroismo, del personale del SSN è la risorsa centrale nel funzionamento del SSN e questa ottima sua capacità non può che avere una corrispondenza nella partecipazione attiva ai processi gestionali e programmatori, promuovendo e valorizzando un loro protagonismo positivo e propositivo, nel rispetto reciproco dei ruoli e, ovviamente, del loro diritto di critica, quando sia necessario.
Se poi il Ministero della Salute insieme alle Regioni, partendo dalla convinzione che i rinnovi contrattuali in sanità sono anche funzionali e strumentali alla migliore attuazione delle scelte di pianificazione sanitaria e sociosanitaria, promuovessero un confronto con tutti i sindacati del personale dipendente e convenzionato del SSN per giungere ad un’intesa propedeutica ai rinnovi di contratti e convenzioni al fine di individuare e condividere le modalità per integrare, omogeneizzare ed adeguare l’organizzazione del lavoro sanitario e sociosanitario alle scelte programmatorie determinate dal Patto per la Salute e dai Piani Sanitari o sociosanitari e Regionali e dei conseguenti adempimenti attuativi programmatori, non è che sarebbe poi tanto sbagliato o fantasioso proporlo ed attuarlo … io nelle prime stesure delle direttive del Comitato di Settore ci avevo provato e sembrava esser condiviso ma poi fu un’altra storia … vediamo se qualcuno sarà più fortunato di me.