La campagna “Io accolgo” nasce, su iniziativa di un ampio fronte di organizzazioni della società civile, enti e sindacati, per dare una risposta forte e unitaria alle politiche sempre più restrittive adottate dal Governo e dal Parlamento italiani nei confronti dei richiedenti asilo e dei migranti (la “chiusura dei porti”, il “decreto Sicurezza” ecc.), che violano i principi affermati dalla nostra Costituzione e dalle Convenzioni internazionali e producono conseguenze negative sull’intera società italiana.
Grazie agli accordi con il Governo di Tripoli, infatti, la maggior parte delle persone che cercano di fuggire dalla Libia vengono intercettate in mare e riportate nei centri di detenzione libici. In tali centri, uomini, donne e bambini vengono detenuti in condizioni disumane e sottoposti a torture, stupri e violenze sistematiche.Come riconosciuto dall’Unione Europea, dall’ONU e dalla stessa magistratura italiana, la Libia non può in alcun modo esser considerato un “porto sicuro”, in generale e a maggior . in seguito all’esplosione del conflitto.
D’altro canto, la percentuale di persone che muoiono nel tentativo di attraversare il Mediterraneo è drammaticamente aumentata, a causa del mancato intervento delle autorità italiane ed europee e degli impedimenti posti alle navi delle organizzazioni umanitarie che gestiscono operazioni di salvataggio in mare. Le poche persone soccorse e portate verso l’Italia si trovano poi di fronte alla politica dei “porti chiusi”: trattenuti per giorni senza poter sbarcare, oggetto di un ricatto del Governo italiano nei confronti degli altri Stati europei, dopo che lo stesso Governo si è opposto alla riforma del Regolamento Dublino che avrebbe consentito un’equa distribuzione dei richiedenti asilo a livello europeo.
In seguito all’approvazione del cosiddetto “decreto Sicurezza” è inoltre drasticamente peggiorata la situazione dei richiedenti asilo accolti in Italia. Il decreto ha infatti abolito la “protezione umanitaria”, con la conseguenza che decine di migliaia di richiedenti che vivono sul nostro territorio, tra cui anche cittadini stranieri che lavorano regolarmente e persone in condizioni di vulnerabilità, si troveranno senza un permesso di soggiorno, condannate all’emarginazione ed allo sfruttamento.In applicazione del decreto Sicurezza, inoltre, la maggior parte dei Comuni rifiutano la residenza ai richiedenti asilo, con conseguenze estremamente negative sui loro percorsi di inclusione.
Il decreto è poi intervenuto pesantemente sul sistema di accoglienza. Molti titolari di protezione umanitaria, anche in condizioni di grave vulnerabilità, sono stati costretti a lasciare i centri d’accoglienza e abbandonati per strada. I richiedenti asilo, inoltre, non possono più essere inseriti nel sistema di accoglienza già denominato SPRAR, finalizzato a promuoverne l’inclusione e l’autonomia, ma vengono collocati in strutture di grandi dimensioni e prive di servizi fondamentalicome i corsi di italiano, l’orientamento lavorativo e la mediazione interculturale. Queste modifiche stanno avendo un impatto fortemente negativo sui territori, sia perché ostacolano l’inclusione sociale dei richiedenti asilo, sia perché stanno comportando la perdita del lavoro per migliaia di operatori dell’accoglienza. Sempre più frequenti, infine, sono le discriminazioni e i discorsi (istituzionali e non) che mirano a fomentare l’odio contro lo “straniero”, provocando un aumento delle violenze razziste e xenofobe.