Introduzione
Il photovoice è uno metodo di indagine che, attraverso la fotografia, coinvolge direttamente i soggetti inducendoli a riflettere su specifiche tematiche e sui modi per produrre un cambiamento. Questo è il secondo articolo dedicato a metodi e strumenti utili alla progettazione e pianificazione partecipata.
L’immagine fotografata costituisce la sintesi di concetti che potrebbero essere in alcuni casi, o per alcuni gruppi di soggetti, difficilmente esprimibili attraverso canali di comunicazione tradizionali, quali la parola e la scrittura.
Inoltre l’immagine è in grado di sintetizzare storie, emozioni e idee e utilizza un linguaggio facilmente comprensibile.
Il photovoice è stato adoperato per realizzare valutazione di bisogni, di programmi con metodologie partecipate e per comunicare istanze e proposte ai decisori.
In questo senso la tecnica si presta ad essere utilizzata come metodo educativo, e quindi di empowerment, in quanto è in grado di attivare i soggetti nell’espressione e nella ricerca di soluzioni ai propri problemi (Wang 1998).
Come funziona
Le persone scattano delle foto su un particolare tema e le discutono in gruppo con l’obiettivo di approfondirne la comprensione e proporre azioni di cambiamento. Ai partecipanti viene chiesto di non giudicare tanto la qualità delle foto, quanto di approfondirne i significati. Alcune delle seguenti domande possono aiutare chi ha scattato le foto a ragionare in maniera critica:
- che cosa si vede in questa foto?
- cosa sta accadendo?
- che relazione ha questo fatto con la nostra vita?
- perché si verifica questo problema/situazione?
- cosa si può fare per affrontarlo/a?
L’uso dell’immagine agevola una riflessione attiva tra i partecipanti e li rende coscienti delle risorse e delle potenzialità già in possesso o da sviluppare. La scrittura di commenti, quali didascalie alle immagini, se svolta in maniera condivisa, permette al gruppo di sviluppare delle storie sul tema analizzato. In questo modo si sviluppa una coscienza critica di gruppo che attiva le persone a cercare insieme possibili soluzioni.
Punti di forza
- può essere utilizzato con qualsiasi target e a qualsiasi età
- gli strumenti per fotografare sono oggi alla portata di tutti
- attraverso le foto le persone possono comunicare e condividere in modo semplice
- scattare fotografie può cambiare la percezione che le persone hanno circa il loro ambiente sociale e fisico
- le immagini possono essere comprese indipendentemente dalla lingua, la cultura o da altri fattori
- le foto possono fornire una rappresentazione chiara di ciò che esiste in un particolare momento e sono strumenti di forte impatto emotivo
- la fotografia è un mezzo di espressione che permette alle persone di esporsi facilmente.
Aspetti su cui porre attenzione
- il photovoice richiede uno sforzo adeguato per coinvolgere e motivare i soggetti a produrre le foto e successivamente a lavorare in gruppo
- la tecnica necessita di una programmazione e un tempo adeguati per dare la possibilità alle persone di scattare le fotografie e di riflettere sui contenuti delle attività
- nel momento in cui si utilizzano le foto che ritraggono persone per raccontare l’esperienza in ambito pubblico è necessario rispettare le leggi in materia di privacy (art. 96 e 97 legge 633/41).
Abbiamo posto alcune domande alla professoressa Caterina Arcidiacono, docente di psicologia sociale presso l’Università degli Studi Federico II di Napoli e conduttrice di diversi interventi di ricerca-azione che hanno adottato il photovoice, per chiarire meglio il potenziale di questa tecnica.
1. Tra i metodi utili per coinvolgere la comunità quale valore distintivo offre il photovoice?
Con il photovoice scatti delle foto e le condividi, utilizzando un mezzo espressivo alla portata di tutti e che non richiede particolari competenze linguistiche. L’aspetto centrale di questa tecnica è la socializzazione. Ad esempio, durante il primo giorno di scuola un insegnante può innescare un percorso di socializzazione con un mandato molto semplice: “cosa vedi dalla tua finestra?”. Si tratta di un compito che abbassa la soglia di accesso e ha un impatto enorme.
2. In che modo può far aumentare il livello di empowerment di una comunità?
Nel 2000 abbiamo realizzato una mostra fotografica a partire dagli scatti degli abitanti del quartiere Porta Capuana di Napoli. La mostra promossa dal comitato “Cento per il Centro” partiva da un mandato semplice: “descrivi una cosa bella e una cosa brutta del tuo quartiere”. Le foto sono state categorizzare e commentate attraverso un’analisi che ne commentava i contenuti, ad esempio mettendo in luce i punti di forza e di debolezza di una determinata questione. Il materiale è stato poi raccolto in un video e sono state realizzate delle interviste sui problemi del quartiere. Tutto questo è servito per coinvolgere l’Amministrazione comunale a prendersi cura dei problemi avvertiti dalla gente in un quartiere degradato e a scoprire risorse inaspettate già presenti.
3. Con la diffusione dei nuovi media il photovoice si arricchisce di nuove potenzialità?
Ora con l’uso dei cellulari c’è una condivisione immediata di tutto il processo è questo facilita la socializzazione dei significati racchiusi nelle immagini.
4. Quali potenzialità questa tecnica è in grado di esprimere?
Un’evoluzione del photovoice è il fotodialogo. Si tratta di una tecnica che ha una complessità maggiore. A partire dal materiale prodotto non ci si limita a condividere, bensì a far interagire ciò che vedi per produrre un significato nuovo. L’obiettivo in questo caso è creare una narrativa condivisa fatta di emozioni, di impressioni e di una comprensione più profonda.
Un ulteriore sviluppo è costituito dalle diverse tecniche di restituzione del lavoro svolto. Quella che abbiamo utilizzato a Porta Capuano è definita citizen exibition. In questo caso il lavoro fotografico viene esposto attraverso dei pannelli e dei video con i quali far partire delle domande, ad esempio “cosa possiamo fare?”. Si creano quindi dei tavoli di discussione e la sintesi dei lavori viene nuovamente presentata agli abitanti. Si tratta di un potente strumento di advocacy per sensibilizzare i cittadini e influenzare le istituzioni pubbliche.
La metodologia del photovoice è stata particolarmente utilizzata nei programmi sociali e di salute che miravano a coinvolgere gruppi sociali differenti, quali minoranze etniche, giovani delle periferie, gruppi svantaggiati. Per quanto riguarda i temi di salute questa tecnica è stata impiegata per individuare possibili strategie per la gestione di malattie croniche, cancro, AIDS (Laverack, 2018).
Approfondimenti
Arcidiacono C. Psicologia di comunità per le città. Rigenerazione urbana a Porta Capuana. Liguori, 2017
Wang CC, Yi WK, Tao ZW, Carovano K. Photovoice as a participatory health promotion strategy. Health Promot Int (1998) 13 (1): 75-86
Laverack G. Salute Pubblica. Potere, empowerment e pratica professionale. Il Pensiero Scientifico Editore, 2018
Mastrilli P, Nicosia R, Santinello M. Photovoice. Dallo scatto fotografico all’azione sociale. FrancoAngeli, 2013
Wang CC, Yi WK, Tao ZW, Carovano K. Photovoice as a participatory health promotion strategy. Health Promot Int (1998) 13 (1): 75-86.
fonte: DORS