Riduzione del rischio di decadimento cognitivo e di demenza. di Nicola Vanacore

Le linee guida “Risk reduction of cognitive decline and dementia” pubblicate dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) il 14 maggio 2019 sostengono l’attività fisica e uno stile di vita sano come strategie importanti per prevenire la demenza e il rischio di decadimento cognitivo nella popolazione generale.

Il documento  sottolinea, infatti, come una modifica degli stili di vita (come l’abitudine al fumo, il consumo eccessivo di alcol, una alimentazione non equilibrata) o il controllo di alcune malattie (quali l’ipertensione, diabete, obesità, depressione, ipercolesterolemia) e fattori non strettamente sanitari (come l’isolamento sociale e gli stimoli cognitivi) possano essere implicati nell’insorgenza della demenza e, in generale, del decadimento cognitivo. Dunque, dal punto di vista di una reale ed efficace risposta di sanità pubblica, per una patologia come la demenza (che rimane una condizione senza cura) non solo sono fondamentali la diagnosi precoce, il trattamento e il supporto ma anche le strategie di riduzione del rischio, come appunto il perseguimento di uno stile di vita salutare.

L’Oms stima che nel mondo i casi di demenza sono attualmente circa 50 milioni (ma è previsto che si triplichino nei prossimi 30 anni) mentre nella sola Regione europea questa malattia affligge circa 10 milioni di persone. In Italia, secondo i dati stimati  dell’Istituto superiore di sanità (Iss) vi sono circa 1 milione di persone affette da demenza e circa 900 mila affette da una condizione a rischio definita come Mild Cognitive Impairment (Mci, deficit cognitivo isolato).

Le Linee guida Oms mirano ad essere una base di conoscenze per gli operatori sanitari che devono consigliare i pazienti e la popolazione generale su cosa possono fare per aiutare a prevenire il declino cognitivo e la demenza e possono risultare uno strumento utile ai governi, ai responsabili politici e alle autorità di pianificazione per guidarli nello sviluppo di politiche e nella progettazione di programmi che incoraggino stili di vita sani. La promozione di stili di vita salutari e un maggior controllo delle patologie che possono produrre un danno al sistema nervoso centrale possono infatti avere un effetto reale in termini di prevenzione in quanto circa il 30% dei casi di demenza e di Mci possono essere evitabili [1]. In quest’ottica l’auspicio è che nel nuovo Piano nazionale di prevenzione (Pnp) in corso di redazione venga inserito anche il tema della demenza e del decadimento cognitivo.

Il collegamento tra fattori di rischio e insorgenza della demenza in generale, e dell’Alzheimer in particolare, è stato uno degli argomenti trattati durante l’open day “Iss e malattia di Alzheimer: prevenzione oltre la diagnosi” che si è tenuto il 4 giugno 2019 all’Istituto superiore di sanità. La Giornata ha visto il coinvolgimento di 11 Centri e Dipartimenti dell’Iss che hanno allestito 12 stand incentrati su 5 percorsi tematici dedicati a: fattori di rischio e prevenzione, terapie farmacologiche e non, biotecnologie, servizi per il cittadino, giochi e scienza. Gli stand, gestiti da ricercatori dell’Iss, medici, psicologi, terapisti, associazioni di volontari (con il coinvolgimento dei giovani dell’Alternanza scuola-lavoro) hanno mostrato l’impegno dell’Istituto su questo importante tema di sanità pubblica. L’Iss, infatti, è in prima linea nelle attività di ricerca e nella trasferibilità immediata dei risultati alla pratica clinica corrente del sistema socio-sanitario nazionale.

Riferimenti

  1. Norton S, Matthews FE , Barnes DE et al. Potential for primary prevention of Alzheimer’s disease: an analysis of population-based dataLancet Neurol 2014; 13: 788–94.

fonte: EpiCentro

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