Dura presa di posizione di Cgil, Cisl e Uil sulla politica economica del governo. Nessuna idea di Paese e misure soltanto elettorali. Lo sciopero generale? Dipende dalle risposte che l’esecutivo darà alle rivendicazioni delle confederazioni.
La presa di posizione – molto dura – nel corso degli esecutivi unitari a Roma.
“Nella bozza di Def il governo boccia se stesso; insiste nelle inesattezze e certifica gli errori fatti sulle stime della crescita; prevede un calo nell’occupazione e un aumento della disoccupazione”. Così il segretario generale della Cgil Maurizio Landini. “Il Def – prosegue – registra l’impatto quasi nullo delle vecchie e nuove misure programmate come il decreto crescita – un elenco di interventi già sperimentati e privi di risultati – e lo sblocca cantieri che rischia di ridurre le tutele del lavoro e favorire fenomeni corruttivi e malavitosi”. Secondo Landini “il governo continua a prendere in giro gli italiani con misure di propaganda elettorale come la flat tax, che privilegiando i ricchi contrasta con il principio costituzionale di progressività; non prevede una seria lotta all’evasione, mentre sul versante fiscale non dà risposte a lavoratori e pensionati”. “Crediamo che non ci sia più tempo da perdere”, aggiunge il segretario generale della Cgil. “Insieme a Cisl e Uil – sottolinea – abbiamo detto che serve una diversa politica economica prevedendo il rilancio degli investimenti pubblici e privati, soprattutto nelle infrastrutture materiali, sociali e della conoscenza, capaci di far ripartire il Paese e un grande piano di manutenzione e riassetto del territorio”.
Per Anna Maria Furlan, numero uno della Cisl, il Def non è che “un pannicello caldo con scelte sbagliate”: mancano riforme per lo sviluppo, manca una politica industriale, manca una riforma del fisco coraggiosa, mancano misure per il Sud. Negativi anche i giudizi su decreto crescita, sblocca cantieri e sulle ipotesi di salario minimo, mentre anche “sulla previdenza nessuno dei punti che abbiamo posto è stato raccolto dall’esecutivo”.
Negativo anche il giudizio di Carmelo Barbagallo, segretario generale della Uil: “Noi non dichiariamo guerra, ma abbiamo presentato una piattaforma con proposte per uscire della crisi, visto che la crisi c’è. Vogliamo che il governo ci convochi per discutere seriamente sulle nostre richieste: diminuzione delle tasse per i lavoratori dipendenti e dimezzamento della tassazione per i pensionati che pagano il doppio delle tasse dei pensionati europei”. Quanto al Def, “ci sono troppe bozze incomprensibili: vogliamo leggere testi che siano chiari e leggibili”. In particolare, ha osservato, bisogna capire meglio la questione che riguarda le detrazioni: se si eliminano il risultato è che le tasse aumentano. Infine, servono risorse “per i contratti pubblici, per l’adeguamento delle pensioni, per il rilancio dell’economia e del lavoro a favore dei giovani”.
Il calendario della mobilitazione
Gli esecutivi hanno ratificato nel dettaglio il fitto calendario di manifestazioni unitarie e scioperi categoriali in programma nelle prossime settimane. In particolare, il primo appuntamento sarà la manifestazione nazionale del Primo Maggio a Bologna, il cui slogan sarà “La nostra Europa: lavoro, diritti, stato sociale”; il 6 e 7 maggio a Matera è in programma una iniziativa unitaria su lavoro e cultura; il 17 maggio sciopero generale Scuola ed il primo giugno la manifestazione unitaria dei pensionati. L’8 giugno la manifestazione dei lavoratori del pubblico impiego; il 14 giugno sciopero generale dei metalmeccanici ed infine il 22 giugno a Reggio Calabria manifestazione nazionale unitaria per la crescita ed il lavoro nel Sud. Una delegazione dei tre sindacati parteciperà il 26 aprile a Bruxelles anche alla manifestazione indetta dalla Ces per una Europa più giusta verso i lavoratori intitolata “Call to Action for a fairer Europe for workers”.
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