STUDIO NAZIONALE FERTILITÀ: risultati delle indagini su giovani e adulti

Offrire una fotografia delle conoscenze, della attitudini e dei comportamenti in ambito sessuale e riproduttivo di diverse fasce di popolazione e tra i professionisti sanitari al fine di orientare e sostenere la programmazione di interventi a sostegno della fertilità in Italia. Questo l’obiettivo principale del progetto “Studio nazionale fertilità”, coordinato dall’Istituto superiore di sanità (Iss) e terminato a fine 2018. Lo Studio – i cui risultati sono stati presentati il 19 febbraio 2019 in un convegno organizzato dal ministero della Salute – ha realizzato indagini rivolte sia alla popolazione potenzialmente fertile (adolescenti, studenti universitari e adulti in età fertile), sia ai professionisti sanitari (pediatri di libera scelta, medici di medicina generale, ginecologi, andrologi, endocrinologi, urologi, ostetriche). Sotto il coordinamento dell’Iss, il progetto ha coinvolto come unità operative anche “Sapienza” Università di Roma, l’Ospedale evangelico internazionale di Genova e l’Università degli Studi di Bologna e ha giovato del grande supporto offerto dalle Regioni (sia a livello sanitario che scolastico).

La popolazione potenzialmente fertile

Due delle cinque indagini dello Studio nazionale fertilità (quella sulla adolescenti e quella sulla popolazione adulta) sono state sviluppate direttamente dall’Iss insieme alle Regioni e hanno permesso di evidenziare alcuni aspetti interessanti che possono risultare un utile supporto per i decisori.

L’indagine sugli adolescenti ha coinvolto più di 16 mila studenti di 16-17 anni e 482 scuole distribuite su tutto il territorio nazionale. Il campione così costituito risulta quindi rappresentativo a livello nazionale (e in alcuni casi anche regionale) sia per la metodologia utilizzata per il campionamento e sia per l’elevata percentuale di ragazzi che hanno partecipato all’indagine (tasso di rispondenza pari all’80%). Ciò consente di estendere i risultati all’intera popolazione di 16-17 anni.

Anche nel caso della survey sugli adulti (18-49 anni di età), realizzata all’interno del sistema di sorveglianza Passi grazie al grande lavoro dei professionisti impegnati nella conduzione di questa sorveglianza, il campione è rappresentativo della popolazione nazionale e regionale, ha portato al coinvolgimento di oltre 20 mila persone (tasso di risposta pari all’86%).

Dai dati emerge che gli adolescenti italiani hanno delle conoscenze generali sulla fertilità e riproduzione, anche se vi sono spazi di miglioramento sulla conoscenza di alcuni fattori di rischio (primo fra tutti l’avanzare dell’età) e sulle infezioni trasmesse per via sessuale. Sebbene più dell’80% dei giovani si rivolge a internet per avere informazioni, più della metà ha partecipato a incontri su queste tematiche, specialmente grazie al lavoro fatto dalle scuole.

E alla scuola i ragazzi riconoscono un ruolo formativo fondamentale anche su questi temi, 2 su 3 già a partire dalla scuola primaria o secondaria. Che la salute, in tutti i suoi aspetti, diventi materia di insegnamento trasversale nelle nostre scuole è essenziale, come ha sottolineato anche il Ministro della Salute ed è quanto già si verifica in altri Paesi. La famiglia, come nel passato, rimane un luogo in cui difficilmente si affrontano argomenti quali «sviluppo sessuale e fisiologia della riproduzione», «infezioni/malattie sessualmente trasmissibili» e «metodi contraccettivi». Il 30% dei ragazzi ha avuto rapporti sessuali completi, con un uso frequente di contraccettivi (il 10% dei giovani intervistati non usa alcun metodo contraccettivo). Tutte queste informazioni sono in linea con quanto ritrovato nell’indagine sugli studenti universitari.

Anche i dati sul desiderio riproduttivo concordano con quanto trovato in varie indagini e dall’Istat: molti ragazzi (80%) pensano di avere figli in un futuro e nel 70% dei casi ritiene che l’età giusta per averli sia entro i 30 anni. Tuttavia questa percentuale diminuisce leggermente tra gli studenti universitari e notevolmente tra gli adulti. Infatti fra le persone senza figli, quasi 1 su 3 dichiara con certezza di non volerne o di non avere alcuna intenzione di averli o di non averci ancora pensato.

La motivazione più frequentemente riportata per non volere figli, o per rinviare in futuro la decisione di averne, riguarda aspetti legati a fattori economici o lavorativi, come il costo per accudire un figlio, la paura di perdere il lavoro, la carenza di servizi alle famiglie, o la mancanza di un aiuto adeguato alle famiglie con bambini.

È importante che tutti gli organi politici, come ha sottolineato anche il Ministro della salute, garantiscano a tutte le persone la possibilità e il sostegno necessario per realizzare pienamente il loro potenziale in materia di salute (e benessere) sessuale e riproduttiva e che possano sorvegliare affinché i diritti umani siano rispettati, garantiti e soddisfatti come sancito a settembre 2016 durante la 66ema Sessione del Comitato Regionale Europeo dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) quando i Paesi della Regione europea Oms hanno approvato una Risoluzione con cui si sono impegnati ad attuare il “Piano d’azione per la salute sessuale e riproduttiva”, che prevede tre traguardi strettamente connessi l’uno all’altro:

  1. rendere le persone in grado di prendere decisioni consapevoli in merito alla loro salute sessuale e riproduttiva e assicurare che i loro diritti umani vengano rispettati, protetti e soddisfatti
  2. assicurare che tutte le persone possano godere del più alto livello di salute sessuale e riproduttiva e di benessere
  3. garantire l’accesso universale alla salute sessuale e riproduttiva ed eliminare le diseguaglianze.

Risorse utili

 

Fonte: EPICENTRO ISS

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