Ancora zucchero ? No grazie. I rapporti tra Multinazionali e Governo. di Enrico Materia

Il governo italiano è da anni a difesa degli interessi delle multinazionali dello zucchero. La posizione italiana, esplicitamente contraria a interventi di regolazione fiscale nei confronti dei fattori di rischio nutrizionali delle malattie croniche e trincerata dietro un’asserita insufficienza di prove scientifiche a sostegno di questi interventi, è stata sostenuta solo dagli Stati Uniti, dove la lobby dell’industria dolciaria influenza pesantemente le politiche pubbliche su alimenti e bevande che contribuiscono alle epidemie di diabete e obesità. Anche recentemente – nel corso del Comitato esecutivo dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (29 gennaio 2019) – l’Italia si è espressa in questa direzione, in perfetta continuità con i governi precedenti. Una lettera aperta alla Ministra Grillo: “Dov’è finito il vento del cambiamento?”


Lettera aperta al Ministro della Salute,

Gentile Ministra Grillo,

Nel corso dell’ultimo Comitato esecutivo dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (29 gennaio 2019) è stato discusso il Rapporto del Direttore Generale per i seguiti della riunione di Alto livello delle Nazioni Unite sulle malattie croniche non trasmissibili [1,2]. L’Italia ha chiesto di rimuovere dal documento il riassunto delle evidenze scientifiche che riguardano l’efficacia della tassazione delle bevande zuccherate per ridurre il consumo di zucchero. La richiesta è stata estesa anche al documento tecnico WHO-SHAKE che prevede tra l’altro anche indicazioni sull’etichettatura e la commercializzazione degli alimenti ad alto contenuto di sale [3].

La posizione italiana, esplicitamente contraria a interventi di regolazione fiscale nei confronti dei fattori di rischio nutrizionali delle malattie croniche (zucchero, sale e grassi saturi) e trincerata dietro un’asserita insufficienza di prove scientifiche a sostegno di questi interventi, è stata sostenuta solo dagli Stati Uniti dove la lobby dell’industria dolciaria influenza pesantemente le politiche pubbliche su alimenti e bevande che contribuiscono alle epidemie di diabete e obesità [4,5]. Si tratta di una linea che l’Italia difende da tempo, anche se sempre più isolata. Italia e Stati Uniti avevano già preso posizione contro le Linea guida dell’OMS che raccomandano un livello massimo del 10% di zuccheri liberi sul totale dell’introito energetico giornaliero da ridurre auspicabilmente al 5% (anche in questo caso invocando l’insufficienza di evidenze scientifiche)[6,7]. Entrambi i Paesi avevano contestato la lista aggiornata degli interventi per la prevenzione e controllo delle malattie croniche (c.d. “best buys”, interventi a elevato rapporto costo-efficacia), adottata dall’Assemblea Mondiale della Sanità, proprio a causa della presenza di raccomandazioni relative agli interventi di tassazione delle bevande insalubri e di etichettatura dei cibi a elevato contenuto di sale[8].

Il punto di vista dell’Italia rimanda al ruolo dell’informazione e dell’educazione sanitaria e quindi alla libertà di scelta riguardo il consumo di prodotti dannosi per la salute. Come se la pandemia globale di diabete e obesità dipendesse dalla responsabilità degli individui derivante da motivazioni sbagliate e non dai determinanti commerciali e dal contesto obesogeno. L’altro argomento utilizzato dall’Italia per giustificare la difesa a oltranza dei prodotti ricchi di zucchero o di sale è il rifiuto di “non criminalizzare” singoli nutrienti a fronte della varietà della dieta mediterranea, peraltro non caratterizzata dalla presenza di zuccheri liberi o da un eccesso di sapidità.

Eppure, secondo quanto riportato nel documento dell’OMS contestato da Italia e Stati Uniti, le evidenze a favore della tassazione delle bevande zuccherate sono robuste. La domanda di bevande zuccherate è sensibile al loro prezzo. In 59 Paesi, a diverse latitudini e livello di reddito, sono stati implementati interventi di tassazione delle bevande zuccherate (43 paesi) o stanno per esserlo (16 paesi). Nove studi scientifici pubblicati negli ultimi tre anni descrivono l’impatto della tassazione delle bevande zuccherate realizzata in Messico e in Cile e negli Stati Uniti (Berkeley e Philadelphia): la vendita e il consumo delle bevande zuccherate diminuisce fino al 20% mentre aumenta quello delle bevande non tassate, soprattutto acqua in bottiglia, con effetti più sensibili sulle famiglie di basso livello socioeconomico. In Gran Bretagna, l’annuncio della tassazione progressiva delle bevande in base alla quantità di zucchero ha indotto l’industria a riformularne la composizione con diminuzione del contenuto[2].

La raccomandazione dell’OMS di agire sulla tassazione delle bevande zuccherate, compresi i succhi di frutta e quelle a base di tè o latte dolcificati, rappresenta dunque una strategia di provata efficacia per ridurre il consumo di zucchero e di conseguenza contrastare l’epidemia di diabete di tipo II e di obesità.  Oltre a diminuire il carico di malattie croniche, gli introiti fiscali possono essere impiegati per estendere la copertura sanitaria universale e ridurre le spese out-of-pocket delle famiglie più povere. Nelle Filippine, ad esempio, la nuova tassazione delle bevande zuccherate introdotta all’inizio del 2018 con aumento di circa il 13% del costo si stima possa ridurre la mortalità per diabete, ictus e infarto miocardico di circa 20.000 decessi nei prossimi 20 anni, garantire un risparmio di costi sanitari di almeno 600 milioni di USD e assicurare ricavi per 800 milioni di USD l’anno, ed evitare almeno 13.000 casi di spese catastrofiche per le famiglie[9].

Gentile Ministro,

mentre i giornali festeggiano la “giornata internazionale della Nutella”, il nostro auspicio è che il Suo impegno per la tutela della salute possa promuovere politiche efficaci a livello nazionale e internazionale per la prevenzione e il controllo delle malattie croniche. Il vento del cambiamento dovrebbe piegare gli interessi delle lobby che hanno avuto buon gioco con i precedenti governi nell’ostacolare gli interventi fiscali atti a ridurre il consumo di alimenti e bevande insalubri e hanno condizionato, screditandola, la posizione dell’Italia per la salute globale.

Enrico Materia, medico di sanità pubblica.

Bibliografia

  1. Executive Board, 144th session. WHO, 24 January–1 February 2019
  2. World Health Organization. Executive Board. Follow-up to the high-level meetings of the United Nations General Assembly on health-related issues. Prevention and control of noncommuncable diseases. Report of the Director General. EB 144/20. 23 November 2018.
  3. World Health Organization. The salt habit. The SHAKE Technical Package for Salt Reduction. 2016.
  4. Materia E. Chi ha paura delle malattie croniche? Saluteinternazionale.info, 10.09.2018
  5. Cattaneo A. L’epidemia di obesità può aspettare. Saluteinternazionale.info, 21.01.2019
  6. De Bach M. Zucchero, Italia contro Oms Lorenzin: «Sbagliato dimezzarlo». Corriere.it 19.09.2014
  7. Financial Times. US sugar industry attacks ‘misleading’ WHO guidelines.
  8. World Health Organization. Time to Deliver. Report of the WHO Independent High-Level Commission on Noncommunicable Diseases. Geneva: WHO, 2018.
  9. Saxena A, Koon AD, et al. Modelling the impact of a tax on sweetened beverages in the Philippines: an extended cost–effectiveness analysis. Bull World Health Organ 2019; 97:97–107.

FONTE: saluteinternazionale.info

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