Abbiamo visto nei giorni scorsi un servizio del TGR Bolzano su un’iniziativa di raccolta firme per installare un’altalena «per disabili» in ogni parco giochi di Bolzano, come quella che già è stata posizionata in un parco della stessa città, iniziativa promossa dal consigliere comunale Kevin Masocco.
Siamo rispettivamente le responsabili del sito Parchi per Tutti e la presidente di un’Associazione di genitori di figli con disabilità di tutt’Italia, con all’attivo un progetto a Verona per un parcogiochi 4all [“per tutti”, N.d.R.] e la partecipazione alla realizzazione di un altro parco giochi inclusivo in Emilia Romagna. Vorremmo commentare la notizia per cui si vorrebbe dotare ogni parco di Bolzano (ma quanti sono?) con una altalena per i «disabili».
Innanzitutto l’inclusione parte dalla comunicazione corretta: è corretto e rispettoso, infatti, dire «altalene per bambini con disabilità», anche in ossequio alla Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità che ha fissato, una volta per sempre, le corrette modalità espressive.
Poi, l’altalena predisposta per le sedie a rotelle – di cui si vede una foto nei cartelloni esposti dal Gruppo Giovani Lega Bolzano – non è una struttura a norma, anzi, non è proprio certificata, come si evince da un articolo del giornale «Trentino» dello scorso anno, riguardante un’altalena analoga, posizionata in un parco di Arco (Trento), poi rimossa in seguito a un incidente.
In molti dei parchi italiani nei quali è stata installata questo tipo di altalena – più di quattrocento – nel giro di breve tempo si sono verificati atti di vandalismo e talvolta denunce all’Amministrazione da parte di genitori, a seguito di incidenti che hanno coinvolto bambini colpiti dall’enorme struttura di metallo e che hanno riportato fratture di tibia o perone o peggio. Come conseguenza, solitamente il gioco viene rimosso e buonanotte all’inclusione!
E poi un’altalena solo per sedia a rotelle non è un gioco inclusivo. Soffermiamoci infatti sul significo dell’aggettivo inclusivo, che cosa vuol dire? Vuol dire che permette a tutti di fruire di un qualcosa nello stesso momento e nello stesso luogo e quindi è implicito il concetto di condivisione sociale/aggregativa, che è il contrario appunto della ghettizzazione e della discriminazione.
Un’altalena che fa dondolare in solitudine un bambino o una bambina, già isolato dall’essere su una sedia a rotelle, non include nessun altro coetaneo, invece al parco i bambini si raggruppano spontaneamente per giocare insieme.
Parchi per Tutti ha messo a disposizione online un’immensa mole di materiale, consultabile da chiunque, per realizzare un parco inclusivo ad hoc. Suggeriamo quindi di ricorrere a qualcuno che progetta parchi inclusivi, perché posizionare un’altalena su un prato non vuol dire includere nel momento ludico/aggregativo dello spazio parco gioco un bambino con disabilità. Esprime la buona volontà, forse, ma non è sufficiente.
Serve un ingresso accessibile, il camminamento per permettere alle sedie a rotelle/passeggini di raggiungere agevolmente i giochi, servono tutta una serie di accorgimenti, anche a costo zero, che davvero facilitano e includono.
Rimaniamo pertanto a disposizione per qualsiasi domanda o dubbio, soprattutto se si tratta di aiutare/migliorare la situazione dell’inclusività nei luoghi pubblici, nella fattispecie i parchi gioco, data la carenza di momenti di svago per i bambini con disabilità.
Claudia Protti e Raffaella Bedetti sono le ideatrici e responsabili del sito Parchi per Tutti. Alessandra Corradi è presidente dell’Associazione Genitori Tosti in Tutti i Posti.
FONTE: superando