Ecco le raccomandazioni all’ONU dell’Organizzazione Mondiale della Sanità dopo la propria revisione scientifica sulla cannabis. L’OMS propone di togliere la cannabis dalle sostanze più pericolose, rendendo più facile l’uso terapeutico. Confermato anche la proposta di esclusione del CBD dalla regolamentazione delle convenzioni, a patto che le preparazioni contengano meno dello 0,2% di THC.
Le reazioni alla decisione dell’OMS sulla cannabis
Michael Krawitz (Consulente per la politica globale, FAAAT) ha dichiarato “Oggi l’OMS ha fatto passi da gigante nel mettere le cose in chiaro. È tempo per tutti noi di sostenere le raccomandazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità e garantire che la politica non superi la scienza. I sostenitori ringraziano gli esperti dell’OMS per il loro lavoro e la leadership dell’OMS per la difesa coerente dei bisogni medici del nostro mondo“. Per Kenzi Riboulet-Zemouli (Responsabile della ricerca, FAAAT), “Questo è il miglior risultato che l’OMS potesse esprimere. Questo è solo l’inizio per la politica internazionale sulla cannabis“.
Per Maria Stagnitta, Presidente di Forum Droghe, “si tratta di un passo in avanti, finalmente basato sulle evidenze scientifiche e non sull’ideologia. Avevamo auspicato, con il documento presentato a maggio scorso, che venissero finalmente riconosciute da un lato le proprietà terapeutiche della cannabis e dall’altro posto fine all’assurda collocazione all’interno della tabella delle sostanze più pericolose. Ora aspettiamo di capire chi rappresenterà l’Italia all’appuntamento di Vienna 2019, e se intende, come fatto dai precedenti governi, avere un rapporto franco e aperto con le organizzazioni che si occupano di politiche sulle droghe“.
Grazia Zuffa, presidente de la Società della Ragione commenta così: “la decisione della Organizzazione Mondiale della Sanità di riconoscere i preparati medici a base di cannabis come farmaci, togliendoli dalle tabelle delle sostanze proibite internazionalmente, prende finalmente atto della grande estensione dell’uso terapeutico della cannabis, riconosciuto nella legislazione di tanti paesi d’Europa, compreso il nostro. A livello delle politiche internazionali sulla droga, la posizione della OMS rappresenta una svolta di grande importanza, perché inverte la tendenza alla criminalizzazione indiscriminata. La decisione finale sulle tabelle delle Convenzioni Internazionali Onu sulle droghe spetta però alla Commission on Narcotic Drugs, l’istituto di decisione politica, mentre l’organismo scientifico (il Comitato di Esperti della OMS) ha solo il potere di proposta.” Zuffa, che ha seguito da vicino l’evolversi delle politiche internazionali, ricorda poi che “nel passato le pressioni politiche hanno spinto a ignorare il parere scientifico. Così accadde nel 2002, quando la OMS stilò una raccomandazione per rivalutare le proprietà terapeutiche dei cannabinoidi: che neppure giunse all’attenzione della CND, finendo in un cassetto degli uffici del United Nations Office on Drugs and Crime (allora diretto dall’italiano Antonio Costa). Ci auguriamo– conclude Zuffa – che nel futuro le decisioni che riguardano benefici e rischi per la salute siano riconosciute come competenza esclusiva della OMS.”
Per Leonardo Fiorentini, direttore di Fuoriluogo “la decisione dell’OMS dovrà ora trovare seguito all’ONU. Speravamo che già nella sessione di marzo 2019 si potesse arrivare ad una ridefinizione della cannabis nelle tabelle, ma forse non sarà così. Ci auspichiamo ora che il Governo italiano non intralci un processo di riforma che trova le basi nella scienza. Solo l’oscurantismo ideologico può ora impedire che anche il nostro paese affronti il tema della cannabis con rigore scientifico e pragmatismo. A partire dagli usi medici, che sono ancora in Italia un percorso ad ostacoli per troppi pazienti.“
Anche l’Associazione Luca Coscioni è intervenuta rallegrandosi “per la decisione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità che finalmente ha preso in considerazione i benefici terapeutici della cannabis e dei suoi derivati. La decisione da parte dell’OMS rappresenta una vittoria dell’evidenza scientifica sulla politica dello struzzo praticata da tutto il mondo da oltre mezzo secolo. Una revisione radicale delle tabelle internazionali sarebbe un passo nella direzione di politiche di buon senso che tengono di conto il progresso scientifico nonché le buone pratiche di riduzione dei danni (spesso penali) imposti da decenni di proibizionismo. Adesso occorre che quei paesi, come l’Italia, che in parte hanno già rivisto le tabelle, sostengano questa storica raccomandazione per promuovere una più ampia decriminalizzazione, se non vera e propria legalizzazione della cannabis in molti paesi. Ciò beneficerà i cittadini, che potranno finalmente avere libero accesso ad una sostanza necessaria per uso medico, mentre non saranno più penalizzati se decideranno di usarla per fini personali.“