«Alle moltissime persone che già ci contattano in queste ore dovremo innanzitutto spiegare che l’annunciato aumento delle pensioni di invalidità non trova alcuna concretezza nella misura approvata dal Governo»: e il testo del Decreto Legge sul reddito di cittadinanza approvato ieri dal Consiglio dei Ministri, e sul quale (vedi commento nei giorni scorsi) la stessa FISH aveva chiesto con decisione una serie di emendamenti volti a migliorarne i contenuti, che tuttavia non sono stati accolti nemmeno in minima parte.
«Ma non è tutto …: per come è articolato il testo, i nuclei in cui sono presenti persone con disabilità, titolari di pensione di invalidità civile, verranno inequivocabilmente trattati meno favorevolmente delle famiglie in cui non sia presente una persona non autosufficiente o con disabilità. E questo a identica situazione di povertà assoluta».
«Il gioco è molto semplice: vengono considerate alla stregua di un reddito le stesse pensioni di invalidità, criterio che avevamo chiesto fosse espunto dal Decreto. Inoltre, nessun coefficiente aggiuntivo considera la presenza di una persona con disabilità nel nucleo. L’apparente contrasto sul “nodo disabili” fra le due forze di maggioranza non ha dunque prodotto alcuna modificazione sostanziale alla bozza del Decreto».
Di fronte quindi al vicepresidente del Consiglio e ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali Luigi Di Maio, che ha parlato di un reddito di cittadinanza riguardante anche circa 250.000 nuclei in cui sia presente una persona con disabilità, … «si gioca con i numeri! In Italia, infatti, e ce lo dice ISTAT, esistono 1.700.000 nuclei in condizione di povertà assoluta. Questi rappresentano, per dichiarazione dello stesso Governo, la platea dei beneficiari del reddito e della pensione di cittadinanza. All’interno di quei nuclei poveri assoluti vi sono anche persone con quella disabilità che è una delle prime cause di impoverimento. Quando il Governo, in tutte le sue componenti, è stato messo alle strette dalle serrate critiche della nostra Federazione, il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali ha effettuato un sommario controllo sulla banca dati dell’ISEE stesso, “scoprendo” che vi è un numero consistente di famiglie sotto la soglia di 9.360 euro di reddito con una persona con disabilità al loro interno. Appurato tardivamente ciò, invece di elaborare risposte congruenti, ha usato il dato a fini propagandistici, lasciando inalterati, come detto, quei criteri che trattano meno favorevolmente proprio quei nuclei. I risultati sono quindi evidenti: nessun propagandato aumento delle pensioni di invalidità e l’importo del reddito di cittadinanza sarà, in tutti i casi, più basso quando in famiglia c’è una persona con disabilità, un titolare di pensione sociale, un giovane che percepisce una borsa lavoro».
«Di fronte a queste evidenze … non ci resta che chiamare a raccolta le nostre Associazioni e tutte le organizzazioni dell’impegno civile e chiedere con forza al Parlamento di censurare e modificare quel testo, visto che il Governo ha ignorato ogni nostra ragionevole richiesta di emendamento!».
Fonte: SUPERANDO