“Quota 100 non è assolutamente la fine della legge Fornero. È un sistema che serve a modificarla in modo temporaneo, lasciandone invariato l’impianto. Ci sembra più un’operazione di facciata che di sostanza”. ... “Innanzitutto quota 100 non è quota 100, perché ha il vincolo dei 38 anni di contributi”. “Chi non li ha deve comunque aspettare la pensione di vecchiaia. E questo ha conseguenze sociali gravi, perché esclude dal provvedimento i lavoratori più deboli, che hanno meno contributi, e i giovani, che sono sempre più precari. Chi ha 38 anni di contributi oggi? Chi lavora nelle grandi aziende e i dipendenti del pubblico impiego. Non ce l’hanno invece intere categorie: gli edili, i dipendenti delle piccole aziende, chi lavora in agricoltura. E i ragazzi che cominciano oggi a lavorare”.
Ma per i giovani c’è anche un altro problema. “Rischiano di andare in pensione oltre i 70 anni, e questo perché la riforma annunciata dal governo blocca l’aggiornamento dei contributi di anzianità lavorativa alla speranza di vita. Ma non li blocca per quanto riguarda l’età necessaria ad andare in pensione, la cosiddetta pensione di vecchiaia. Questo vuol dire che chi oggi ha 40 anni andrà in pensione a 70″. In conclusione, sono “moltissimi i ragazzi in questa condizione, come moltissimi rischiano di andare comunque in pensione a 70 anche se hanno i versamenti all’Inps. Chi ha contributi di bassa entità, che producono una pensione inferiore a 1,5 volte l’assegno minimo (circa 700 euro) deve comunque andare in pensione a 70 anni”.
Fonte: Rassegna
Vedi anche: Pensioni. Quota 100 ? Ma quale riforma, la Fornero resta in vigore. di Roberto Ghiselli