Nonostante le ripetute richieste di abrogazione da parte di CGIL, CISL, UIL e di Cittadinanzattiva, nonostante le promesse del Ministro Grillo e nonostante milioni persone siano costrette a rinunciare alle cure per motivi economici (vedi sotto riquadro Istat e Cittadinanzattiva), il superticket rimane in vigore. La legge di bilancio in discussione non ne prevede infatti l’abolizione.
Per il momento è stata raggiunta solo l’Intesa Stato Regioni sul riparto dei 60 milioni per alleggerire il carico su alcuni (pochissimi) soggetti più vulnerabili, prevista dalla precedente legge di bilancio: vedi la notizia e la Tabella del Riparto
ISTAT: La quota di persone che ha rinunciato a una visita specialistica negli ultimi 12 mesi perché troppo costosa è infatti cresciuta tra il 2008 e il 2015 dal 4,0 al 6,5 per cento della popolazione e il fenomeno è più accentuato nel Mezzogiorno, sia come livello di partenza sia come incremento (dal 6,6 al 10,1 per cento). L’aumento delle rinunce per ragioni economiche ha prodotto, come prevedibile, un impatto maggiore sui segmenti di popolazione più poveri: la quota delle rinunce passa dall’8,7 per cento al 14,2 per le persone del primo quinto di reddito, e dallo 0,9 all’1,1 per i più ricchi (Fonte Rapporto Istat 2017 pagina 104).
CITTADINANZATTIVA: Il peso economico dei ticket resta la prima voce in questo ambito. Crescono quelle relative al costo dei farmaci e delle prestazioni in intramoenia (rispettivamente del +4,4% e del +1,6%). L’accesso alle visite e agli esami e il costo dei farmaci restano dunque per molti cittadini ancora un problema di natura economica, soprattutto per chi non ha facilitazioni quali esenzioni per reddito (come nel caso degli inoccupati) o per patologia (perché non riconosciuta formalmente o durante il percorso di accertamento della diagnosi). (Fonte: Cittadinanzattiva PIT Salute 2018)
Vedi anche :
Emilia Romagna abolito il superticket