Lo sciopero unitario dei Medici, Veterinari e Dirigenti sanitari del 23 novembre ha registrato una partecipazione senza precedenti, una ribalta mediatica eccezionale, un correre di Ministri e Regioni al capezzale della sanità pubblica. Con promesse ed impegni che, però, stentano a tradursi in fatti.
The day after è, infatti, una pagina vuota, ancora da scrivere, e le richieste delle Organizzazioni sindacali della dirigenza medica e sanitaria appaiono perse nei meandri della burocrazia, degli incontri a due o a tre, nelle furbizie e negli opportunismi di vario genere e di varie parti. Di modo che latitano ancora le condizioni necessarie per il rinnovo, dopo 10 anni, del contratto di lavoro, irrinunciabile strumento di governo, anche della spesa, e di innovazione dei modelli organizzativi, delle forme retributive, dei contenuti e delle tipologie di lavoro, capace di frenare la fuga dei medici e dei dirigenti sanitari dagli ospedali e di rendere questo lavoro di nuovo attrattivo per i giovani.
La discussione della Legge di Bilancio, e dei provvedimenti collegati, procede senza che si intravveda il mantenimento degli impegni assunti con i medici, ed i cittadini, fin dal contratto di governo,un testo sacro per tutto ma non per il capitolo salute.