L’alimentazione dei bambini nei primi 1000 giorni di vita in caso di emergenze umanitarie e catastrofi naturali

Si è svolto a Roma, il convegno “L’alimentazione dei bambini nei primi 1000 giorni di vita in caso di emergenze umanitarie e catastrofi naturali: l’Italia è pronta?” organizzato dall’Iss, con Save the children e Unicef. Durante la giornata si è discusso approfonditamente sull’importanza dell’alimentazione nei primi mille giorni di vita dei bambini e sulla necessità di proteggere e promuovere l’allattamento anche in caso di emergenza. Il convegno è stato anche l’occasione per presentare la terza edizione della “Guida operativa per il personale di primo soccorso nelle emergenze e per i direttori di progetto”.

Presentazioni dei relatori

Interventi dalla sessione “Domande”

  • Julianne Williams – Ufficio regionale per l’Europa, Organizzazione mondiale della sanità (Oms) Guarda il video.
    In breve: Sfortunatamente, in altri Paesi europei sono diffuse pubblicità che promuovono l’uso di formula artificiale. L’Oms ha pubblicato “The best start in life” che riporta alcuni dati su questo aspetto.
  • Serena Battilomo – Ministero della Salute Guarda il video.
    In breve: L’allattamento del bambino per almeno sei mesi deve essere esclusivo. Il rientro precoce al lavoro rimane un grande problema. In questi casi è utile contattare il consultorio familiare, i servizi di zona, il pediatra di libera scelta per avere informazioni su come mantenere la produzione di latte e sulla conservazione del latte materno. Il ministero sta investendo sull’importanza, la promozione e il rafforzamento dei consultori familiari. È stato finanziato un progetto con l’Oms per la mappatura dei consultori familiari e delle attività che svolgono. Alcune Regioni hanno investito sui consultori e hanno delle eccellenti buone pratiche. Oggi, il consultorio è la struttura che risponde meglio ai bisogni delle donne e delle famiglie, anche di quelle in difficoltà. Per quanto riguarda il potenziamento del personale, non c’è stato rinnovamento, per cui si sta lavorando con le Regioni su questo aspetto.
  • Guglielmo Salvatori – Ministero della Salute Guarda il video.
    In breve: L’allattamento esclusivo è un concetto su cui tutti siamo d’accordo. Molte osservazioni fatte riguardano la formazione degli operatori sanitari, che ha dei risvolti anche nelle rilevazioni ai controlli dal pediatra. Come Tavolo tecnico sull’allattamento al seno (Tas) ci stiamo adoperando per far entrare la formazione nelle attività di tipo formativo dei medici di medicina generali, pediatri, neonatologi, anestesisti. Ognuna con un modulo leggermente diverso, più o meno approfondito, a seconda delle competenze che avranno i singoli professionisti. Il tasso di allattamento, tra l’altro, è molto basso. Si sta dunque lavorando e, probabilmente, a breve uscirà un documento del Ministero. I momenti del Cedap e delle vaccinazioni sono stati individuati come quelli irrinunciabili da parte delle mamme per il bilancio di salute. Sembrano dunque i momenti migliori per rilevare i tassi di allattamento.
  • Angela Giusti – Istituto superiore di sanità (Iss) Guarda il video.
    In breve: La formazione è una delle attività che fa l’Iss. Nel 2002, è stato promosso un progetto di formazione per le docenti dei corsi di laurea in ostetricia d’Italia per l’introduzione del modulo 40 ore Oms e Unicef di counselling per l’allattamento. Dal 2002, ogni 3 anni, con l’Ordine delle Ostetriche di Roma riprendiamo la formazione per i formatori. L’anno scorso abbiamo aggiornato il corso delle 40 ore che ora si chiama “Salute primaria e allattamento: i primi 1000 giorni”. Questo corso è stato introdotto da 8 anni in tutti i corsi di laurea in ostetricia del Lazio. L’obiettivo per il 2019 è estenderlo a tutti i corsi di laurea in ostetricia d’Italia. Ma 40 ore sono comunque poche, ne servono di più per formare un professionista specializzato in allattamento. Sono ancora poco presenti le scuole di specializzazione in pediatria e le facoltà di medicina.
  • Guglielmo Salvatori – Ministero della Salute Guarda il video
    In breve: C’è da considerare anche l’autonomia degli atenei che possono decidere se inserire o meno i corsi di formazione, che non si possono quindi imporre, anche se vengono promossi. Noi ci crediamo molto. La formazione è imprescindibile, a tutti i livelli. Perché prima o poi tutti gli operatori sanitari si troveranno di fronte alla questione dell’allattamento.
  • Federico Federighi – Presidenza del Consiglio dei Ministri Guarda il video
    In breve: Non incoraggiamo ad avere scorte di risorse che potrebbero essere non impiegate o inappropriate perché questo comporta costi di manutenzione, acquisto, conservazione, smaltimento. Solo i posti medici avanzati devono avere casse di farmaci pronte a partire, conservate nelle farmacie degli ospedali. I servizi locali sanno quel che serve, lo chiedono e noi glielo forniamo. A prescindere da questo, le Regioni possono fare quel che vogliono ma non è incoraggiato avere scorte. La scheda di valutazione per le esigenze immediate è pensata per essere utilizzata nelle prime 12 ore. La Svei, come tutti i sistemi di triage, è grossolana ma non arbitraria. Vengono stabiliti dei criteri oggettivi per la valutazione del caso, se è verde, giallo o rosso. Quindi, si procede in questo modo: prima vengono messi tutti al sicuro, individuiamo le persone che probabilmente hanno una specifica necessità e questa viene raccolta dagli infermieri. A questo punto sappiamo come intervenire.
  • Angela Giusti – Istituto superiore di sanità (Iss) Guarda il video
    In breve: Non ha senso attivarsi per le donazioni di sostituti di latte materno. Per una serie di ragioni: sono scoordinate in quantità e qualità, ostacolano la gestione dell’emergenza e, da un nostro studio in corso di pubblicazione, è emerso che uno degli elementi per il ritorno alla normalità per le mamme è il ritorno alla formula che avevano prima dell’emergenza. Infine, conta anche l’impatto sull’economia locale. Le donazioni interferiscono con gli acquisti fatti localmente. Se ho una donazione in denaro, invece, quei soldi verranno spesi in esercizi commerciali sul territorio. È importante però convincere chi dona del corretto uso che faremo dei soldi e per questo servono anche buone campagne di comunicazione. Quindi ha senso inviare donazioni in denaro e non prodotti alimentari.

Per approfondire consulta:


Fonte: Epicentro

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