La Corte Suprema del Messico ha dichiarato per la quinta volta l’incostituzionalità del divieto di consumo di cannabis a uso ricreativo. La decisione diventa così vincolante per i tribunali mentre il Governo pare già intenzionato ad intervenire guardando alle esperienze di regolamentazione legale americane.
E’ stato un giorno storico per il Messico, la Suprema Corte di Giustizia si è espressa per la quinta volta sul tema del diritto per un cittadino maggiorenne di coltivare e consumare marijuana a scopo ricreativo, e per la quinta volta ha ribadito che gli adulti hanno un “diritto fondamentale allo sviluppo libero della propria personalità” e che “gli effetti causati dalla marijuana non giustificano un assoluto divieto di consumo” (la prima volta era stato nel 2015).
Seconda l’impianto normativo messicano quando la Suprema Corte di Giustizia si esprime per 5 volte sullo stesso tema ribadendo la stessa posizione questo diventa un precedente che deve essere adottato da tutti i tribunali. Di fatto da ieri in Messico i cittadini hanno diritto di chiedere di poter coltivare e consumare marijuana a scopo ricreativo. La corte infatti ha infatti sentenziato l’incostituzionalità del divieto assoluto al consumo ricreativo di marijuana, ordinando alla Agenzia per la Salute Federale (COFEPRIS), di consentire alle persone il consumo a scopo personale della marijuana, aggiungendo: “senza permettere loro di commercializzarla, o usare altri stupefacenti o psicofarmaci”. Insomma una sentenza chiarissima nei principi e che indica la strada per una regolamentazione generale del consumo a scopo personale. La palla passa al nuovo governo che ha già dichiarato l’intenzione di una svolta nelle politiche delle droghe in uno dei paesi più martoriati dalla guerra alla droga. Partire da una regolamentazione anche della vendita della marijuana potrebbe essere il primo passo.
Con la sentenza di mercoledì scorso di fatto si potrebbe attraversare il continente nord americano sulla costa ovest dal Canada al Messico senza mai uscire da una giurisdizione che abbia legalizzato la marijuana (salvo durante i passaggi di confine, ndr), come ha ricordato Steve Rolles della Transform Drug Policy Foundation. Non è un caso che proprio al modello di regolamentazione canadese che sta guardando il nuovo governo messicano. In Italia le speranze riposte da molti nella capacità riformatrice del movimento 5 stelle che aveva alla fine indicato la legalizzazione nel programma elettorale, si sono frantumate sull’altare dell’accordo di governo. La nomina alle politiche antidroga di un ministro che ottusamente si rifà alla “was on drugs” pare aver posto una pietra tombale sul tema. Il mondo va avanti mentre a casa nostra sembra di essere tornati agli anni più bui della repressione: il decreto sicurezza in approvazione pare essere solo un primo, fetido, assaggio.
Fonte: Fuoriluogo