Confondere malasanità e mortalità evitabile fa male alla salute. di Natalia Buzzi

Capita frequentemente di veder identificare la malasanità con la mortalità evitabile, spesso relegando il primo fenomeno alle sole eclatanti quanto fugaci occasioni giornalistiche e, di contro, sottostimando gravemente il secondo a discapito della salute collettiva e individuale.

La disorganizzazione delle strutture, l’inadeguatezza delle risorse strumentali, gli errori degli operatori, e così via, sono certamente configurabili come “malasanità”, ma la “mortalità evitabile” misura anche altri numerosi eventi spesso ascrivibili a scelte del tutto personali.

Sono evitabili le morti correlate al fumo, all’alcol, alle cattive abitudini alimentari, a rischi cioè che autonomamente scegliamo di correre, nonostante le iniziative di educazione sanitaria che da anni e a vari livelli vengono realizzate nel nostro Paese.

Sono evitabili le morti dovute alla mancata adesione a programmi di screening e di medicina preventiva in genere quando decidiamo, di nuovo autonomamente, di non accogliere gli inviti a seguire percorsi di profilassi, diagnostici, terapeutici o riabilitativi, laddove offerti e disponibili.

E certamente sono evitabili anche, ma non solo appunto, le morti legate alle carenze, alle mancanze, agli errori del nostro Servizio Sanitario e dunque alla malasanità.

Ma misurare la mortalità evitabile solo attraverso la malasanità significa vanificare ogni iniziativa in tema di promozione della salute e nascondere sotto il tappeto l’enorme impatto che le scelte di vita hanno sul nostro benessere, scelte che inevitabilmente producono nel medio-lungo periodo rilevanti ricadute sui servizi socio-sanitari.

Contenere la diffusione di malattie evitabili permetterebbe di liberare risorse umane, strumentali ed economiche da destinare da un lato alle patologie che purtroppo non sono (ancora) efficacemente contrastabili con interventi di sanità pubblica, dall’altro utili per lavorare sui disservizi e combattere quindi la malasanità.

Uno dei tanti casi in cui la corretta informazione fa bene alla salute.

 

 

Natalia Buzzi – Progetto MEV(i) Mortalità Evitabile (con intelligenza)

www.mortalitaevitabile.it

 

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