In che modo l’Unione europea e gli Stati membri prendono di mira e criminalizzano i difensori dei diritti delle persone in movimento in un rapporto del TNI.
La “crisi dei rifugiati” in Europa ha innescato un’ondata di azioni di solidarietà da parte delle organizzazioni della società civile e dei cittadini comuni. I loro sforzi facevano parte di un’ondata di compassione, poiché la gente organizzava convogli nei centri di accoglienza dei rifugiati, accoglieva calorosamente gli arrivi nelle stazioni ferroviarie e si accostavano in autostrada per fornire cibo e acqua a coloro che facevano il viaggio dalla Siria e altrove. Solo pochi anni dopo quegli stessi attivisti vengono trattati come criminali e le missioni umanitarie di ricerca e salvataggio vengono criminalizzate.
L’attuale attacco è nato dall’intensificazione dell’approccio restrittivo dell’UE alla politica di immigrazione dalla fine del 2014 e da come l’UE si è posta nei confronti di Italia e Grecia, stati di prima linea sulle rotte migratorie dell’UE. Oggi in Europa, la solidarietà con migranti e rifugiati può portare ad arresti, problemi legali o molestie. Le azioni della polizia nazionale, dei magistrati, dei poteri politici e dei militanti di estrema destra hanno creato e aggravato l’ostilità alla solidarietà con rifugiati e migranti.
Il rapporto “The shrinking space for solidarity with migrants and refugees” prodotto dal Transnational Institute di Amsterdam (TNI) esamina come si è sviluppata la politica dell’UE e offre uno sguardo sui modi in cui cittadini e movimenti stanno resistendo alle politiche xenofobe e securitarie.