L’analisi sullo stato dell’economia del Paese ci racconta che la nostra “spesa corrente” è al palo. Detto così vuol dire poco. Ma in concreto significa che diminuisce la spesa per i servizi pubblici necessari, andando ad incidere sulla fruibilità di alcuni diritti dei cittadini.
In questi giorni la discussione politica è concentrata sull’economia, con un forte scontro all’interno della maggioranza di governo, più che con l’opposizione. La “manovra” adesso appare come la coperta di Linus, troppo corta per garantire in modo equilibrato l’attuazione di tutti gli impegni presi dal M5S e dalla Lega in campagna elettorale: riduzione delle tasse, aumento delle pensioni minime, reddito di cittadinanza, maggiore occupazione. Sui primi tre punti, se non saranno realizzati, la perdita di consensi è assicurata. Quindi i due alleati faranno di tutto per portare a casa almeno una parte delle promesse fatte. Eppure qualcosa di molto importante per i cittadini resta fuori dalla “partita di giro” governativa. È la Sanità.
Il presidente del Consiglio, Conte, ha affermato che nella manovra “ci sarà anche la Sanità”. Parole abbastanza scontate. E non è nulla di eclatante il fatto che la ministra Grillo abbia chiesto di rivedere i ticket, per limitare le spese che pesano sulle tasche dei cittadini. Come è normale la richiesta di risorse per fronteggiare i contratti di lavoro, fermi da troppi anni. Ma per affrontare i problemi strutturali del Servizio sanitario nazionale, serve ben altro che qualche pannicello caldo. E il governo è il primo a saperlo, perché M5S e Lega quando erano all’opposizione erano assaltati nel denunciare le carenze del sistema pubblico. Oltretutto sentir dire, anche da Conte, che la nostra Sanità è tra le migliori al mondo, non fa differenza con la propaganda del governo precedente, in particolare dell’ex ministra Lorenzin che esaltava le “magnifiche e progressive” sorti del Ssn.
Da anni il servizio pubblico viene sempre più impoverito, da anni milioni e milioni di persone non riescono ad accedere alle strutture, da anni un esercito di italiani, economicamente più protetti, spende miliardi di euro (adesso siamo tra i 35 e i 40) per curarsi, da anni cala progressivamente la spesa sanitaria (il Fondo nazionale è al 6,7 cento del Pil, tra i più bassi in Europa). Ebbene, mentre si discute di Bilancio, di manovra, nessuno fa cenno ad una situazione seria, preoccupante, “radicata”.
Ma se la spesa per la salute resterà inchiodata le forze di governo tradiranno se stesse, e deluderanno una parte delle elettrici e degli elettori, soprattutto quelli meno agiati. Se non si investe è inutile annunciare battaglie contro le liste di attesa o per eliminare l’intra moenia. Perché per abbattere i tempi scandalosi che devono aspettare gli italiani per ottenere un esame, per avere una diagnosi mirata, per fare i controlli necessari preventivi, servono più infermieri e più medici specialisti. Da questa “banale” decisione non si può sfuggire. Però servono più investimenti.
L’aspetto curioso è che di questa situazione non si discute neanche dal punto di vista sanitario. Mentre, come già accaduto lo scorso anno, viene concentrata l’attenzione mediatica sui vaccini, drammatizzando e pompando oltre misura fenomeni marginali, come quello dei no-vaxx. Forse l’attenzione ha significato per chi si aspettava decisioni radicali – come il superamento dell’obbligo – e che di conseguenza può sentirsi deluso per il suo mantenimento da parte della Grillo (però sono convinto che sia solo questione di tempo). Sta di fatto che i vaccini tornano ad essere “un’arma di distrazione di massa” (oggettivamente, mentre in passato volutamente), senza affrontare invece i problemi più gravi e profondi della salute pubblica. Perché? Perché non si è in grado di risolverli. Perché richiederebbero un sistema sanitario rivoltato come un calzino. Perché servirebbe una mentalità diversa da parte di tutti gli operatori sanitari. Questo forse sarebbe il vero “cambiamento” (parola strabusata e poco applicata).
In attesa di vedere concretizzata la promessa messianica, possiamo accontentarci anche di molto meno. Purché il governo attuale sia in grado di lanciare qualche segnale importante e impegnativo “qui e ora”, e non si comporti come i precedenti, lasciando che le malattie del Ssn seguano il loro corso naturale.
Fonte: R.it