Nei giorni scorsi ci ha lasciato Luigi Luca Cavalli Sforza (1922 – 2018), medico, genetista, uomo di scienza italiano che nel corso della sua lunga vita ha lavorato nei più importanti centri di ricerca fra Italia, Inghilterra e Stati Uniti. Egli è stato forse il più grande studioso della “genetica delle popolazioni umane”, una disciplina che mette insieme l’analisi del patrimonio genetico, della paleontologia e i dati etnologici, vale a dire le acquisizioni degli studi delle origini dell’umanità e della sua diffusione fino a occupare tutte le terre emerse del nostro pianeta.
Le sue ricerche hanno dimostrato che Homo sapiens appartiene alla famiglia Hominidae che a sua volta comprende l’orangutan e le scimmie antropomorfe africane (gorilla, scimpanzé); che il DNA umano ha moltissime affinità con quello dei gorilla e degli scimpanzé (98% delle sequenze nucleotidiche), che la specie umana ha avuto una unica origine in Africa, cui seguì nell’arco di poche decine di migliaia di anni una grande diaspora. I risultati del lavoro di Luigi Cavalli Sforza hanno definitivamente smentito le tesi dei razzisti, per i quali, invece, esisterebbero razze umane fra loro geneticamente diverse, sviluppatesi in centri e regioni fra loro diversi, esisterebbe una gerarchia delle razze umane e ogni individuo umano apparterrebbe a una propria razza, diversa dalle altre dal punto di vista genetico e biologico. Tale appartenenza vincolerebbe ciascuno di noi alla sua biologia condizionandone comportamenti e destini. Come noto, le tesi razziste hanno legittimato e legittimano il mantenimento dell’esercizio del potere di gruppi «superiori» su altri «inferiori», tollerano la schiavitù, giustificano il colonialismo e il neocolonialismo e impongono politiche di disuguaglianza, di esclusione, di dominazione sociale, economica e culturale, come accadde 80 anni fa nel Regno d’Italia con l’adozione delle leggi razziste che discriminavano africani ed ebrei.
Fra le sue opere, Geni, popoli e lingue (1996); Razzismo e noismo. Le declinazioni del noi e l’esclusione dell’altro (con Daniela Padoan), 2013.
Fonte: Forum Salute Mentale