Se c’è un punto sul quale, negli ultimi anni, si sono ritrovati tutti d’accordo è quello del sotto finanziamento della Sanità pubblica. Le opposizioni politiche ai precedenti governi (Letta, Renzi e Gentiloni), ne hanno fatto un cavallo di battaglia, trovando sponde interessate – perché direttamente colpite dalla penuria di euro – tra le forze sindacali, le parti sociali. Perché non c’é alcun dubbio che il Fondo del Servizio sanitario nazionale – oggi a poco più di 113 miliardi di euro (esattamente 113.396 milioni: dovevano essere 114.000 ma a giugno 2017 fu deciso un taglio) – nonostante la crescita della domanda di assistenza e il costante invecchiamento della popolazione, sia rimasto al palo.
Questa situazione ha contribuito ad aggravare l’aspetto qualitativo e quantitativo del Ssn, mettendo in crisi i suoi princìpi base, come ad esempio l’universalismo delle prestazioni. Si sono accentuate le differenze territoriali, sono aumentati i problemi di accesso alle cure, si è allargata la spesa privata da parte dei cittadini più abbienti. A distanza di 40 anni dalla sua nascita, il Ssn appare in forte crisi. In particolare in alcune zone del Paese. E soprattutto per una evidente ragione: i soldi sono sempre insufficienti.
Di questo aspetto cruciale deve farsi carico l’attuale governo. E in primo luogo la ministra della Salute, Giulia Grillo. Che domani (mercoledì) alle 14, in Parlamento, esporrà le linee guida programmatiche del suo dicastero. Nei giorni passati, subito dopo aver ricevuto l’incarico, la ministra ha iniziato ad esporre i punti sui quali si concentrerà la sua prossima attività: rimettere mano ai vertici delle strutture sanitarie, come l’Aifa, migliorare i servizi di prevenzione, avere un dialogo aperto con le categorie professionali, contrastare fortemente le liste di attesa (le più odiate dagli italiani che non possono pagare privatamente una visita o un controllo diagnostico), ristudiare la contestata intramoenia (l’attività privata svolta dai medici all’interno degli ospedali), smontare la legge Lorenzin sui vaccini (per proporne un’altra che preveda l’obbligo “alternato” ed elimini l’esclusione dagli asili nido). L’elenco potrebbe continuare. Domani la Grillo lo renderà più chiaro ed esplicito. Ma stando alle premesse, viene da pensare che lei, essendo peraltro medico, porrà le basi per un forte rilancio del servizio pubblico.
Tuttavia c’è un aspetto ineludibile. Ed è appunto quello economico. Perché senza un sostanziale aumento del Fondo, la ministra non solo non riuscirà a rendere concrete le proprie idee, ma andrà in contraddizione con le battaglie di opposizione fatte dal M5S, che ha sempre aspramente criticato i tagli al Ssn.
Giulia Grillo dovrà dunque battere cassa. Facendo molto rumore. Ma dovrà anche spiegare da dove verranno i soldi necessari (e già sappiamo che il governo Conte non sa come trovare il denaro per realizzare il programma indicato nel contratto M5S-Lega). D’altronde in questi anni abbiamo sentito fin troppo spesso parlare di lotta agli sprechi, senza però vedere raggiunti obiettivi significativi nella totalità del Paese. Sicuramente alcune Regioni virtuose hanno saputo razionalizzare le spese, senza ridurre drasticamente il numero e la qualità dei servizi ai cittadini. Però il problema è nazionale, non locale. E la ministra ha il compito, e il dovere, di spiegare come vuole affrontarlo.
Fonte: repubblicaBLOG