In inverno in campagna c’è poco da fare, così Paolo ne approfitta per fare manutenzione sulle macchine agricole. In un pomeriggio di dicembre mette in funzione la rotoimballatrice collegandola con il trattore, dopo aver smontato tutti i ripari della macchina. Con la macchina in funzione è più facile ripulire gli ingranaggi dai residui, ma è anche più pericoloso, Paolo lo sa.
Un attimo di distrazione, forse, e il braccio rimane intrappolato negli ingranaggi.Paolo perde l’avambraccio.
Dopo alcuni mesi lo sostituisce con una protesi per poter continuare a lavorare nella sua azienda agricola. Con amici e parenti commentando l’infortunio usa spesso l’espressione “A l’é ‘ndame bin” che significa “mi è andata bene”.
Questa espressione che la comunità di pratica degli operatori SPreSAL ha voluto sottolineare sottende una cultura di rassegnazione ed è la rappresentazione di un mondo dove questi eventi sono normali, dove lavorare in sicurezza è segno di fragilità.
Atteggiamenti e attitudini che la comunità di pratica si chiede come modificare. Un contributo può arrivare anche dalla diffusione di storie come questa.
Questa storia è la cinquantanovesima aggiunta al repertorio delle storie di infortunio, nel quale sono raccolte le storie scritte dagli operatori dei servizi di prevenzione e sicurezza negli ambienti di lavoro che hanno partecipato al progetto “Dall’inchiesta alla storia: costruzione di un repertorio di storie di infortunio sul lavoro”.
Vai al repertorio delle storie di infortunio , leggi direttamente la sintesi della storia o la storia completa ““A l’é ‘ndame bin” (mi è andata bene)