Negli ultimi anni, e soprattutto negli ultimi mesi, sono sempre più frequenti sulla stampa l’uso di espressioni tipo “La sanità è allo sfascio” con enfasi talvolta interrogativa e spesso invece affermativa.
Caro Signorelli in “Igenisti on line” commentando l’inchiesta di Gloria Riva sull’Espresso del 29 gennaio 2018, intitola: Eccellenza del SSN italiano o sanità allo sfascio? Meglio parlarne dopo le elezioni” e nel testo dell’inchiesta Francesco Taroni afferma “La sanità pubblica, nata quasi distrattamente nel 1978, resta un motivo di orgoglio per il nostro Paese. Perché investiamo nella salute meno di Germania e Francia, ma otteniamo comunque risultati eccellenti.”
Il 12 dicembre 2017 il Quotidiano Sanità a firma della Dott.ssa Mirka Cocconcelli intitolava: “Lo sfascio della sanità è iniziato quando hanno trasformato gli ospedali in “aziende”. Su Investire Oggi quotidiano economico finanziario il 03 Luglio 2017 in una intervista ad un infermiera Patrizia Del Pidio intitola: “Sanità allo sfascio: 5 segreti non detti svelati dai dipendenti”.
Paolo Mariani sul suo blog “iapraliuecchie.it” il 28 febbraio 2015 apriva con “sanita-allo-sfascio”. Sul sito di FEDAIISP il 5 marzo 2018, l’intervista a Nino Cartabellotta era sotto il titolo “Sanità pubblica alla deriva”.
Il 24 novembre 2014 Chiara Brusini su Il fatto Quotidiano intitolava “La sanità pubblica per tutti? Un ricordo. Ma il governo non lo ammette”, e cita il rapporto annuale dell’università Bocconi, che afferma che “ormai la salute è un bene di lusso”. Christian Raimo sul sito Minima&Moralia del 26 luglio 2014 titola “Perché c’è chi si arricchisce con la sanità privata mentre la sanità pubblica è allo sfascio?”. Ed infine il rapporto Osserva Salute conclude affermando che: “è evidente il fallimento del SSN, anche nella sua ultima versione federalista, nel ridurre le differenze di spesa e della performance fra le regioni”. Queste alcune delle tante voci che criticano l’attuale assetto del SSN, alcune con sincera preoccupazione, altre con intenti molto elettoralistici, altre in cui invece è facile sospettare che si auspica lo sfascio del SSN per subentrare con l’offerta di soluzioni privatistiche.
Si dice che non c’è un servizio nazionale ma 21 servizi regionali tutti diversi; si lamenta che costa di più pagare il ticket che acquistare privatamente una prestazione; si pubblicano con enfasi i casi di malasanità e quasi mai quelli di buona sanità; le liste di attesa sono troppo lunghe; il trattamento negli ospedali è spesso carente; il governo non da più le risorse necessarie; gli operatori sono sempre più demotivati, ecc. ecc.
Molto di tutto ciò è vero, ma non sempre chi critica vorrebbe che le cose andassero meglio. La politica di tutti i partiti afferma che i cittadini devono ritornare al centro dell’attenzione delle istituzioni … Che si può e che si deve fare per la sanità? Bastano più risorse? L’impostazione del sistema funziona o deve essere rivista? Quale il ruolo dell’impresa privata? Ma la salute della popolazione sta migliorando o sta peggiorando? E le diseguaglianze crescono o diminuiscono? Quelle orizzontali tra aree del paese e/o quelle verticali tra classi di cittadini?
Il proverbio dice di prestare attenzione a non buttar via il bambino assieme all’acqua sporca: si vuole migliorare il SSN o lo si vuole distruggere? E poi? Abbiamo conquistato con la 833 la sanità per tutti, stiamo attenti a non perderla e discutiamo come fare per tenercela stretta!
E permettetimi di dire che io non credo assolutamente che la soluzione possa essere quella del “#RedditoDiSalute con il quale finanziare una sorta di assicurazione sociale integrativa per tutti gli italiani …”. Sarebbe solo una tassa in più non pagata allo Stato ma ad un assicuratore e non si capisce perché facendo fare dei profitti la salute dovrebbe migliorare.
Fonte: E&P