In un panorama di disagio e vuoto istituzionale, l’Ambulatorio popolare Roma Est rappresenta un’áncora di salvezza per gli abitanti del quartiere (1). L’Ambulatorio, poggiando sull’idea che la salute sia influenzata anche dalla precarietà abitativa e lavorativa, collabora con altre realtà del Polo Civico Quarticciolo (palestra popolare, doposcuola, collettivo per il diritto alla casa) per un’azione sociale integrata, prima che sanitaria. Un modello che non solo intercetta i bisogni di salute inespressi, ma sottolinea cosa potrebbe fare il SSN, a partire dalla necessità di un potenziamento dei servizi territoriali.
Dalla borgata per la borgata”: l’atmosfera al Quarticciolo, alla periferia est di Roma, somiglia a quella di un set cinematografico, nel bene e nel male. I tralicci dell’alta tensione che attraversano il Quartiere, il brulichìo di attività illecite alla luce del sole, ma anche l’inquietudine degli abitanti, preoccupati che le promesse di intervento del governo e l’applicazione del decreto Caivano possano peggiorare la situazione, trasformando il territorio in una zona militarizzata (2).
Fra case senza intonaco, il polo civico del Quarticciolo rappresenta un esempio di come una rete di realtà autoorganizzate possa incidere concretamente sulla vita della borgata, trasformando rivendicazioni locali – dal diritto alla residenza e alla casa alla riqualificazione urbana – in un modello riproducibile altrove, e sembra dimostrare come la sicurezza possa nascere dalla giustizia sociale. Se davvero l’obiettivo è mettere al centro la sicurezza, non è possibile continuare a confondere la causa con l’effetto: la sicurezza fisica è una conseguenza di quella sociale, non il contrario. Le persone hanno bisogno di un lavoro, di una casa, di cure mediche. Non di slogan vuoti. È necessario occuparsi della complessità reale.
L’Ambulatorio popolare Roma Est
Nato nel 2020 come risposta all’emergenza pandemica, l’ambulatorio si è progressivamente ampliato, arrivando oggi a offrire uno sportello di ascolto nutrizionale (3) e cure pediatriche, oltre a servizi di ascolto psicologico e di assistenza primaria. Secondo Francesco De Michele, psichiatra e volontario dell’Ambulatorio popolare, “l’obiettivo finale sarebbe non dover più esistere come Ambulatorio Popolare, ma vedere il Servizio Sanitario Nazionale riprendere il suo ruolo di garante universale della salute”.
L’8 febbraio, al civico quattro di via Ostuni – l’arteria principale che passa per Quarticciolo – si è ricominciato a parlare di diritto alla salute nel territorio della ASL Roma 2. Questo è il tema della tavola rotonda organizzata in occasione della prima edizione di “A.P.R.E. festival! La salute che vorrei”, evento che racconta i nuovi sportelli dell’ambulatorio, attivi da gennaio, e promuove l’alfabetizzazione sul diritto alla salute. Entrando nel cancello di metallo che delimita il blocco di edifici, si accede allo spazio che ospita il nuovo ambulatorio, ereditato dalla palestra popolare.
Durante il primo giro della tavola, moderata da Andrea Capocci (giornalista de Il Manifesto), gli ospiti sottolineano le criticità presenti nel territorio della ASL Roma 2, che conta circa un milione e trecentomila utenti ed è l’Azienda Sanitaria Locale più affollata della città. La tavola è un’occasione per presentare i servizi offerti, ma anche per dare voce agli abitanti del quartiere su quelli che mancano.
Uno dei temi più sentiti è quello della convivenza tra i consultori (le cui funzioni, quando non vengono chiusi dalla sera alla mattina, sono spesso ridotte ai minimi termini) e le Case della comunità, che stanno iniziando a vedere la luce, seppure – laddove ne venga decisa l’ubicazione – non senza interrogativi. Difatti al Quarticciolo, con la chiusura del consultorio (4), epilogo a cui sembrerebbe essere destinato dopo il suo ridimensionamento, chiuderebbe l’ultimo presidio del SSN nella borgata.
In difesa dei consultori si schiera il collettivo Donne De Borgata temendo che, con un abbassamento delle difese, le Case della comunità fagocitino queste realtà. La coordinatrice dell’Assemblea delle donne e libere soggettività risponde invocando un cambio di prospettiva – abbandonare l’idea di un diritto alla cura e invocare il diritto alla prevenzione – ed evidenzia l’importanza di creare una rete per mettere insieme i diversi modi di agire in difesa del Quarticciolo, di Pietralata, di Rebibbia. Il Centro Antiviolenza Angela Merlin, gestito da Lucha y Siesta, denuncia la mancanza di spazi di accoglienza e rifugi per i circa 300 percorsi di fuoriuscita dalla violenza – domestica o sessuale – intrapresi negli ultimi due anni, sottolineando i rischi di sviluppare malattie croniche o depressione, oltre alla possibilità concreta di nuove aggressioni.
Finito il primo giro di tavolo, sono diversi gli interrogativi che ancora cercano risposta. È il momento, per chi ha parlato e per chi ha ascoltato, di provare insieme a capire come contrastare il continuo impoverimento dei servizi per la salute. Secondo alcuni si può credere nelle Case della comunità – che possono rappresentare una risposta alle criticità scoperte di alcuni quartieri – senza però cadere nella trappola attesa da molti dei presenti: che tanti presidi vengano chiusi mettendo la parola fine alle attività fondamentali di ascolto, confronto tra pari e aggregazione. Ma come si può permettere che queste nuove strutture diventino parte del panorama sanitario locale senza sottrarre risorse necessarie ai consultori già presenti e attivi sul territorio?
Un’altra esigenza emersa dal confronto è la necessità di colmare il divario tra i reali bisogni sanitari della popolazione e i servizi – spesso insufficienti – offerti dal SSN.
Qualcuno dal pubblico prende la parola, si discute sulla possibilità di instaurare un dialogo con il SSN e le ASL, anche attraverso incontri organizzati dal Municipio per coordinare le attività sul territorio. L’obiettivo è garantire una presenza attiva degli ospedali di zona e istituire tavoli permanenti di partecipazione con le Aziende sanitarie. Ma in che modo istituzioni e realtà locali possono tornare a intrecciarsi e colmare il divario che esiste tra i diversi quartieri? In tanti si guardano sperando che qualcun altro abbia la risposta.
Grazie ai volontari dell’Ambulatorio popolare, a Quarticciolo si parla di salute territoriale. I presenti ascoltano e propongono momenti di condivisione, formazione e umanizzazione, per contrastare l’allontanamento della sanità dalle periferie e l’ombra sempre più lunga della privatizzazione. Sullo sfondo rimane la deriva di controllo e di finta sicurezza sbandierata dal governo, e la promessa di applicare al quartiere il modello Caivano, una promessa sorda alle istanze prodotte in anni di lavoro con la borgata e per la borgata.
Il piano del Quarticciolo
La comunità locale, insieme a diverse realtà del territorio, ha elaborato un piano di rigenerazione urbana partecipativa, frutto di un lungo processo di ascolto e collaborazione. Il piano, nato dai laboratori con i bambini del doposcuola, dalle riunioni del comitato di quartiere, dal contributo di esperti di urbanistica e dalla sinergia con realtà sportive, sociali e sanitarie, è consultabile qui. Una mappatura dal basso per ribadire con decisione, sotto la pioggia che ha accompagnato i partecipanti al corteo del primo marzo, quanto siano essenziali la scuola primaria, la piscina comunale ma, soprattutto, i servizi di cure primarie e di prossimità, come il consultorio di quartiere.
Al Quarticciolo, infatti, la sanità pubblica arriva a singhiozzo: solo tre medici di base per circa 10.000 abitanti, consultorio a rischio chiusura e lunghe liste d’attesa per le visite specialistiche. “Molti residenti, soprattutto anziani, finiscono per rinunciare alle cure a causa delle difficoltà di spostamento e delle barriere burocratiche”, spiega Andrea Carrozzini, specializzando in Medicina di Comunità e Cure Primarie, nonché volontario.
L’Ambulatorio Popolare non si limita a “tappare i buchi” del sistema sanitario, esercitando azioni di vertenza verso il rispetto delle liste di attesa e della cosiddetta “presa in carico”, ma propone un modello alternativo di cura, basato sull’ascolto, la partecipazione e la costruzione di una comunità solidale. Un’esperienza che mostra come un approccio di prossimità è fondamentale per garantire il diritto alla salute a tutti, soprattutto nelle periferie più disagiate. “La salute non è solo assenza di malattia” – afferma Giulia Arrighetti, dottoranda in Antropologia Medica e volontaria – “ma un insieme di condizioni che permettono alle persone di vivere dignitosamente”.
L’esperienza dell’Ambulatorio popolare dimostra che un approccio basato su ascolto e prossimità non è solo una questione di efficienza sanitaria, ma di giustizia sociale. Eppure, nonostante il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) preveda nuove Case della comunità entro il 2026 (una ogni 50.000 abitanti), al Quarticciolo non è stato destinato alcun presidio. Una scelta che perpetua le disuguaglianze di salute, in una città dove l’aspettativa di vita tra centro e periferia può variare anche di tre anni.
Solo una rete integrata tra sanità pubblica e realtà di comunità potrà colmare il divario che separa i quartieri più vulnerabili dal resto della città. La sfida, dunque, è quella di costruire una rete di servizi territoriali che garantisca il diritto alla salute in ogni quartiere, superando le diseguaglianze e promuovendo una cultura della cura condivisa.
Andrea Calignano, redattore Think2it
Norina Di Blasio, Digital content editor, Think2it
Bibliografia
- Norina Di Blasio e Andrea Calignano, Senti chi parla. Imparare dalle periferie, laboratori di salute. Disponibile su: https://sentichiparla.it/salute/imparare-dalle-periferie-laboratori-di-salute/
- Francesco Erbani, Internazionale. A Roma un’alternativa al decreto Caivano esiste. Disponibile su: https://www.internazionale.it/reportage/francesco-erbani/2025/01/27/roma-decreto-caivano-quarticciolo
- Camilla Orlandini, Scienzainrete. Per il diritto alla salute alimentare: l’esempio dello sportello di ascolto del Quarticciolo di Roma. Disponibile su: https://www.scienzainrete.it/articolo/diritto-alla-salute-alimentare-lesempio-dello-sportello-di-ascolto-del-quarticciolo-di-roma
- Giulia Arrighetti, Andrea Carrozzini, Claudia Gatti, Francesco De Michele, Annarita Sallustio, Tommaso Brogi, Annalisa Villa, Lorenzo D’Innocenzo, Michele Carpino, Lorenzo Ariani, Marianna Marini, Alessia Pontoriero, Lucrezia Vagnoni, Ilaria Dei, Eva Prodi. Difendere un consultorio di confine. Un’indagine online sui bisogni di salute delle donne utenti del consultorio del Quarticciolo (Roma). Recenti Prog Med. 2024 Dec;115(12):608-609. Italian. doi: 10.1701/4392.43922. PMID: 39688046.