Negli ultimi anni è emersa una quantità consistente di prove sull’importanza dei primissimi anni di vita – compreso il periodo di gestazione. Questa fase svolge un ruolo fondamentale nell’instaurare le basi della salute, crescita e sviluppo neurologico del bambino, influenzando l’intera vita (Ministero della Salute), e nei quali numerosi fattori (genetici, ambientali e sociali) giocano un ruolo chiave.
L’Educazione e Cura della Prima Infanzia (ECEC) è una parte relativamente moderna dei sistemi educativi, ma negli ultimi 30 anni, e nei paesi dell’OCSE, è il settore dell’istruzione che si è espanso maggiormente. È vista come una strategia di investimento sociale che svolge diverse funzioni: preparazione alla scuola formale, benessere dei bambini, integrazione sociale, occupabilità, mitigazione delle disuguaglianze sociali, aumento della partecipazione delle donne al lavoro, oltre a portare benefici economici più ampi (Consiglio dell’UE, 2019; Peleman, 2020). Si tratta di un’istituzione che nella maggior parte dei paesi europei ha iniziato a prendere forma all’inizio del ventesimo secolo e, per i primi 50 anni, ha avuto un’esistenza piuttosto casuale, basata su forme di offerta private, religiose o caritatevoli, ed era spesso di scarsa rilevanza per gli stati.
In Italia, gli asili nido sono stati istituiti nel 1971 come “servizi sociali di interesse pubblico” (Legge n. 1044/1971) e i servizi integrativi per la prima infanzia, introdotti alla fine degli anni ‘90 e caratterizzati da una maggiore flessibilità organizzativa, nascono come servizi assistenziali, con la finalità principale di supportare i genitori, le donne in particolare, nella cura dei bambini, consentendo la partecipazione delle madri al mondo del lavoro. Nel tempo, pur rimanendo fondamentale la funzione di conciliazione degli impegni lavorativi e di cura all’interno della famiglia, viene sempre più riconosciuto che asili nido e servizi integrativi hanno una importante funzione pedagogica e una valenza positiva sullo sviluppo cognitivo, emotivo e relazionale del bambino, con benefici che si manifestano nell’arco dell’intera vita scolastica e lavorativa. La consapevolezza della funzione di stimolo alla socializzazione e all’apprendimento dei servizi per la prima infanzia caratterizzati da elevati standard di qualità, inizialmente limitata alla comunità scientifica e pedagogica nazionale e internazionale, si sta trasferendo in misura crescente alle famiglie.
La prima infanzia è un’importante fase della vita che pone le basi per la salute e il benessere in età avanzata.
Negli ultimi anni è infatti emersa una quantità consistente di prove sull’importanza dei primissimi anni di vita – compreso il periodo di gestazione (Moore, 2017). Questa fase svolge un ruolo fondamentale nell’instaurare le basi della salute, crescita e sviluppo neurologico del bambino, influenzando l’intera vita (Ministero della Salute), e nei quali numerosi fattori (genetici, ambientali e sociali) giocano un ruolo chiave. Molte sfide nella società adulta hanno radici nei primi anni di vita, comprese grandi problematiche di salute pubblica come obesità, malattie cardiache e problemi di salute mentale. D’altro canto, gli interventi di prevenzione e promozione della salute realizzabili in questo periodo della vita hanno numerosi risultati positivi – per il bambino e il futuro adulto, i genitori, la comunità e le future generazioni. Infatti, le caratteristiche dei luoghi di vita influenzano fortemente la salute dei bambini, non solo a breve termine, ma anche a medio e lungo termine. In tale prospettiva, la possibilità di frequentare istituti per la prima infanzia di elevata qualità, con personale adeguatamente formato e con determinate caratteristiche architettoniche risulta determinante. Numerose ricerche hanno dimostrato la presenza di un’associazione positiva tra diffusione di istituzioni per la prima infanzia e salute e benessere dei bambini. Inoltre, studi più recenti hanno indagato aspetti più specifici, quali le condizioni strutturali di un’istituzione (per esempio, la durata dell’assistenza all’infanzia, le interazioni tra insegnante e bambino, le attrezzature per le attività all’aperto, la disponibilità di pasti sani, la collocazione fisica dell’istituzione per la prima infanzia) e le caratteristiche compositive (ad esempio, il livello di formazione degli operatori), evidenziandone un ruolo come determinante di salute (Hilger-Kolb, 2020).
Bambini e disuguaglianze di salute.
È ben noto che le disuguaglianze di salute esistono già tra i bambini piccoli. Nei suoi report, Michael Marmot identifica due differenti aspetti strategici su cui intervenire per ridurre le disuguaglianze in salute e che interessano in modo esplicito i bambini e le strutture educative per la prima infanzia (Marmot, 2010; Marmot, 2020).
- Dare ad ogni bambino l’opportunità di avere il miglior inizio di vita
Secondo Marmot, questo è possibile riducendo le disuguaglianze nello sviluppo precoce della salute fisica ed emotiva e delle competenze cognitive, linguistiche e sociali, garantendo servizi di alta qualità per la maternità, programmi per la genitorialità, assistenza all’infanzia e istruzione per la prima infanzia tale da soddisfare le esigenze in tutti i gradienti sociali, e costruendo la resilienza e il benessere dei bambini piccoli attraverso il gradiente sociale. Pertanto, i servizi educativi pubblici possono svolgere un ruolo cruciale nel contribuire ad appianare lo svantaggio esistente per i bambini di classi sociali svantaggiate. Per far ciò, Marmot identifica quattro interventi prioritari:
- aumentare la spesa pubblica dedicata ai primi anni di vita, assicurandosi che l’allocazione dei fondi sia proporzionalmente più alta per le zone più svantaggiate;
- ridurre i livelli di povertà infantile, ovvero la condizione di indigenza materiale che interessa bambini e ragazzi fino a 17 anni;
- migliorare la disponibilità e la qualità dei servizi per la prima infanzia;
- aumentare il salario e i requisiti di qualifica per il personale dedicato all’assistenza all’infanzia.
- Consentire a tutti i bambini, i giovani e gli adulti di massimizzare le proprie capacità e di avere il controllo sulla propria vita
Marmot identifica tre obiettivi prioritari. Il primo consiste nel ridurre il gradiente sociale nelle abilità e nella qualifica raggiunta, ovvero contrastare il fatto che bambini che nascono in famiglie più povere tendono a raggiungere titoli di studio inferiori e qualifiche professionali più basse rispetto a quelli che nascono in famiglie più ricche. Il secondo riguarda l’assicurarsi che le scuole, le famiglie e le comunità lavorino in partnership per ridurre le disuguaglianze nella salute e nella capacità di resilienza dei bambini e dei giovani. Il terzo invece indica la necessità di migliorare l’accesso e l’utilizzo di momenti e occasioni di formazione durante tutto il corso della vita (lifelong learning), indipendentemente dalla classe sociale di appartenenza.
Questi tre obiettivi sono raggiungibili:
- ponendo il principio dell’equità al centro delle decisioni nazionali riguardo alla politica educativa e al finanziamento;
- aumentando il livello di rendimento scolastico;
- investendo in servizi preventivi per ridurre le esclusioni e sostenere le scuole nel contrastare l’abbandono scolastico.
Risulta quindi evidente come l’asilo nido possa rappresenti un contesto di vita fondamentale per la salute delle future generazioni e per l’abbattimento delle diseguaglianze. Appare pertanto evidente che le politiche finalizzate ad aumentare l’accesso dei bambini ad asili nido di qualità (ad esempio, aumento dei posti disponibili, diminuzione della retta), non solo hanno un ruolo sociale e di supporto alle famiglie, ma costituiscono anche politiche per la salute della popolazione in senso prospettico. In quest’ottica, tali politiche devono essere inquadrate anche come interventi che contribuiscono a garantire il diritto alla salute.
Riflessioni finali
In conclusione, la fascia di età compresa tra 0 e 3 anni è cruciale per lo sviluppo dei bambini: non solo per quanto riguarda l’acquisizione delle abilità cognitive e sociali, e quindi anche di alfabetizzazione e “gestione” dei numeri, ma anche per il mantenimento e la promozione della salute. Di conseguenza, le strutture per la prima infanzia costituiscono un luogo particolarmente importante per i bambini piccoli: in tali strutture i bambini fanno amicizia, mangiano insieme, sono fisicamente attivi al chiuso e all’aperto e sono in contatto con coetanei di diversa estrazione sociale. Esse rappresentano, quindi, il più importante agente di socializzazione, accanto alle famiglie, e la loro rilevanza per la salute e il benessere dei bambini piccoli (European Commission, 2014).
Per coloro che volessero approfondire le tematiche presenti in questo post, si rimanda alla lettura del manuale “La salute dei bambini al nido” di recente pubblicazione (Lorini, 2024), il quale, oltre ad offrire importanti spunti di riflessione su salute e diseguaglianze sociali, vuole essere un supporto alla formazione degli operatori degli asili nido, nella prospettiva di valorizzare questi luoghi come contesti chiave per la crescita.
Chiara Lorini e Patrizio Zanobini, Dipartimento di Scienze della Salute, Università di Firenze
Bibliografia
- Council of the European Union, 2019. Council Recommendation of 22 May 2019 on High-Quality
- Early Childhood Education and Care Systems (OJC189, 5.6.2019, 4-14).
- European Commission. Proposal for Key Principles of a Quality Framework for Early Childhood Education and Care; Report of the Working Group on Early Childhood Education and Care under the auspices of the European Commission Directorate; European Commission: Bruxelles, Belgium, 2014.
- Hilger-Kolb J, et al. Associations between contextual and compositional characteristics of early childcare facilities with health, health behaviours and well-being among young children aged 0 to 6 years: protocol for a scoping review. BMJ open 10.9 (2020): e037038.
- Lorini C, Zanobini P, Santini MG. La salute dei bambini al nido. Manuale di igiene per operatori. Carocci Ed, 2024.
- Marmot, M., Allen, J., Goldblatt, P., Boyce, T., McNeish, D., Grady, M., & Geddes, I. Dawes (2010). The Marmot review: Fair society, healthy lives. London: UCL.
- Marmot M, Allen J, Boyce T, Goldblatt P, Morrison J (2020) Health equity in England: The Marmot Review 10 years on. London: Institute of Health Equity
- Ministero della Salute. Azioni e strategie nei primi mille giorni di vita. https://www.salute.gov.it/portale/saluteBambinoAdolescente/dettaglioContenutiSaluteBambinoAdolescente.jsp?id=5692&area=saluteBambino&menu=azioni/1000
- Moore, T.G., Arefadib, N., Deery, A., & West, S. (2017). The First Thousand Days: An Evidence Paper. Parkville, Victoria; Centre for Community Child Health, Murdoch Children’s Research Institute. https://www.rch.org.au/uploadedFiles/Main/Content/ccchdev/CCCH-The-First-Thousand-Days-An-Evidence-Paper-September-2017.pdf
- Peleman, B., Vandenbroeck, M., & Van Avermaet, P. (2020). Early learning opportunities for children at risk of social exclusion. Opening the black box of preschool practice. European Early Childhood Education Research Journal, 28(1), 21-42.
fonte: https://www.saluteinternazionale.info/2025/03/la-salute-dei-bambini-al-nido/