Il sistema degli aiuti è criticato da decenni, con buone ragioni, anche da molti che adesso ne temono la disgregazione. I numerosi tentativi fatti per migliorare il sistema, spesso ripetitivi, testimoniano della difficoltà, di riformarlo.Ma c’è una differenza fondamentale fra “riformare un sistema” e “smembrarlo a colpi di motosega”. C’è una differenza fondamentale che dovrebbe essere intuitiva fra spietata e noncurante arroganza e sincera volontà di miglioramento e riforma. Pare che il “guastatore in capo”, il suo aiutante con motosega e i loro collaboratori e sostenitori, negli Stati Uniti e in altri paesi, non siano in grado di percepire questa differenza.
l sistema degli Aiuti Pubblici allo Sviluppo era in crisi già prima del brutale intervento di Trump e dei suoi accoliti. Lungi dal poter compensare i tagli agli aiuti statunitensi, altri importanti donatori hanno già effettuato consistenti tagli ai paesi poveri o hanno annunciato che intendono farlo: l’Olanda ha annunciato tagli per 2,4 miliardi di euro e i fondi rimanenti dovranno “direttamente favorire gli interessi nazionali”; il Belgio ha annunciato tagli pari al 25%, come la Finlandia; la Svezia si è “limitata” a tagli del 5%; il governo inglese, a guida laburista, ha tagliato 700 milioni di sterline; la Francia ha annunciato tagli per un miliardo di euro; la Germania per 4,8 miliardi di euro; la Svizzera per 250 milioni di franchi; la Norvegia per 460 milioni di corone. E l’Italia? Nonostante l’enfasi sul Piano Mattei (di cui non possiamo parlare in questa sede per ragioni di spazio) il budget del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, nel 2025, subirà tagli pari a un miliardo e 200 milioni di euro[1].
Se non i paesi Europei, potranno altre potenze colmare il potenziale vuoto lasciato dagli Stati Uniti? No. Nel campo degli aiuti pubblici allo sviluppo la Russia non è un donatore importante: circa 1,2 miliardi di $ nel 2023[2]. La Cina è più interessata ad investire e a commerciare con paesi poveri che ad erogare aiuti pubblici allo sviluppo. Gli ultimi dati disponibili, risalenti al 2020, parlano di circa 5 miliardi di $ in aiuti allo sviluppo da parte della Cina[3]. Negli ultimi anni gli Emirati Arabi Uniti hanno aumentato il volume dei loro APS ma l’ammontare si aggira attorno ai 3,5 miliardi di $[4].
Una crisi non solo finanziaria
Il sistema degli aiuti è criticato da decenni, con buone ragioni, anche da molti che adesso ne temono la disgregazione. Nel 2009 l’economista zimbabweana Dambisa Moyo pubblicò “Dead Aid” un libro che suscitò un certo scalpore. In esso, sosteneva che gli aiuti, lungi dal promuovere lo sviluppo economico e sociale dei paesi “beneficiari”, creano dipendenza, sollevano i governi locali dalle loro responsabilità, beneficiano ristrette élites piuttosto che la maggior parte della popolazione e promuovono corruzione[5]. Altri libri che suscitarono un certo dibattito furono quelli scritti da Wiliam Easterly, nei quali il “sistema degli aiuti” veniva accusato di avere fatto più male che bene ai paesi “beneficiari” e di essere sempre stato gestito in modo autoritario e paternalistico[6],[7].
Chiunque abbia vissuto e lavorato nel mondo della cooperazione allo sviluppo sa che molte delle accuse mosse contro di esso sono vere in molti casi. Action Aid ha pubblicato rapporti nei quali analizza la qualità degli “aiuti” e distingue fra quelli “reali” e quelli “fantasma”. Quelli “reali” effettivamente ed efficacemente raggiungono i destinatari; quelli “fantasma”, invece, finanziano consulenze non necessarie e troppo pagate, obiettivi irrilevanti per i paesi destinatari, corruzione, inutili e dispendiose duplicazioni, eccessivi costi amministrativi e gestionali, acquisti di prodotti dei paesi donatori anche se il loro prezzo è superiore a quello di prodotti simili sul mercato internazionale, ecc. Nell’ultimo rapporto di questo tipo, pubblicato da Action Aid nel 2005, la percentuale dei fondi utilizzati dai maggiori donatori per “aiuti reali” viene stimata solamente al 39% del totale[8]. Inoltre, è chiaro da sempre che molti aiuti sono erogati non solo e non tanto per altruismo quanto per promuovere interessi strategici, politici ed economici dei paesi donatori. Infine, vale la pena di sottolineare che gli APS non sono l’unico flusso di fondi verso i paesi poveri. Prendendo ad esempio la sola Africa Sub Sahariana, l’ammontare di tali investimenti è stato di 28 miliardi di $ nel 2023[9] a fronte di 20 miliardi di APS8. Più consistenti e più importanti ancora, sono state le rimesse dei migranti verso i paesi Sub Sahariani: 54 miliardi di dollari nel 2023 secondo la Banca Mondiale[10]. Nonostante i costi per inviare denaro verso i paesi subsahariani siano elevati, le rimesse giungono direttamente alle famiglie, senza intermediari e sono utilizzate per priorità decise dalle famiglie stesse: non ci sono “rimesse reali” e “rimesse fantasma” come nel caso degli APS.
Tagli giustificati?
Dunque i tagli brutali e scriteriati che l’Amministrazione americana sta imponendo sono, in ultima analisi, giustificati e positivi? No. Non lo sono.
Nonostante difetti e problemi, per numerosi paesi poveri, per molte ragioni, gli APS costituiscono una parte essenziale delle loro risorse finanziarie. Commentando i tagli agli aiuti americani, Ken Opalo, Professore associato di scienze politiche alla Georgetown University di Washington, ha affermato, giustamente, che i paesi poveri non devono “sprecare questa crisi” per affrancarsi dal sistema degli aiuti. Giusto. Ma, come lui stesso riconosce, questo processo non può essere breve[11]. Molti paesi non hanno la capacità fiscale per sostituire l’assistenza dei donatori ed hanno economie troppo piccole e deboli per avere accesso a prestiti. Per esempio, secondo la Banca Mondiale, nel 2021, gli aiuti hanno costituito il 53,7% del bilancio statale del Malawi, il 144,9% di quello del Burundi, il 224,7% di quello della Repubblica Centrafricana. Senza giungere a questi esempi estremi, per molti paesi poveri questa percentuale supera il 50% e per molti altri oscilla fra il 20% e il 40%[12]. Da questi esempi è facile capire quali effetti avrebbero (avranno?) tagli improvvisi degli aiuti allo sviluppo. D’altra parte, anche Dambisa Moyo, nel suo citato libro “Dead Aid” auspicava non un taglio drastico e netto degli aiuti ma uno “svezzamento” progressivo, ragionato, concordato e pianificato, nel giro 5-10 anni.
Tentativi di riforma del “sistema degli aiuti”
Che il sistema degli aiuti sia piagato da difetti e manchevolezze anche gravi è cosa riconosciuta da tempo. Sono stati effettuati vari tentativi di riformarlo e migliorarlo. Il 2 marzo 2005 si svolse a Parigi una riunione di ministri di paesi donatori e paesi in via di sviluppo (PVS), rappresentanti di istituzioni multilaterali e bilaterali, per discutere di come rendere più efficace il sistema degli aiuti. Ne uscì la “Dichiarazione di Parigi sull’Efficacia degli Aiuti” i cui punti principali erano: leadership dei PVS nella definizione delle priorità; allineamento dei donatori alle priorità e ai sistemi gestionali dei PVS; coordinamento della attività dei donatori per evitare dispendiose duplicazioni; gestione degli aiuti maggiormente orientata ai risultati; responsabilità reciproca dei paesi donatori e dei PVS per il raggiungimento dei risultati cercati attraverso maggiore trasparenza e gestione congiunta delle risorse[13]. Nel settembre del 2008 si svolse ad Accra, capitale del Ghana, una riunione fra rappresentanti di più di 80 paesi in via di sviluppo, dei donatori dell’OCSE, di circa 3000 organizzazioni della società civile di tutto il mondo, di rappresentanti delle economie emergenti, delle Nazioni Unite, di istituzioni multilaterali e di fondi globali per discutere su come migliorare la qualità degli aiuti attraverso un maggiore allineamento con le priorità dei paesi destinatari e una maggiore responsabilità reciproca tra donatori e beneficiari. Ne nacque la cosiddetta “Agenda di Accra”[14]. Il DAC dell’OCSE ha tentato di migliorare la trasparenza e l’efficacia degli aiuti attraverso la revisione delle regole di contabilizzazione e l’introduzione di nuovi indicatori per misurare l’impatto degli aiuti stessi,[15],[16]. Altri tentativi sono stati fatti e altri se ne faranno. L’inglese ODI (Overseas Development Institute), che, dal 1960 si dedica all’analisi delle politiche internazionali per lo sviluppo ha lanciato nel 2024 un progetto dall’eloquente titolo “Donors in a Post-Aid World” che esplora il futuro della cooperazione allo sviluppo e il ruolo dei donatori in un contesto globale in rapida evoluzione[17].
Riformare non è smembrare
Quello degli aiuti è un sistema estremamente complesso nel quale operano numerosissimi attori: governi dei paesi donatori e di quelli riceventi, Istituzioni Finanziarie Internazionali, Banche di Sviluppo, Organizzazioni Internazionali e Regionali, migliaia di Organizzazioni Non Governative laiche e religiose e altri ancora. I numerosi tentativi fatti per migliorare il sistema, spesso ripetitivi, testimoniano della difficoltà, di riformarlo
Ma c’è una differenza fondamentale fra “riformare un sistema” e “smembrarlo a colpi di motosega”. C’è una differenza fondamentale che dovrebbe essere intuitiva fra spietata e noncurante arroganza e sincera volontà di miglioramento e riforma. Pare che il “guastatore in capo”, il suo aiutante con motosega e i loro collaboratori e sostenitori, negli Stati Uniti e in altri paesi, non siano in grado di percepire questa differenza.
Riferimenti
[1] INFO Cooperazione, 24 Febbraio 2025, Non solo Trump, anche in Europa il futuro della Cooperazione è a rischio, Non solo Trump, anche in Europa il futuro della cooperazione è a rischio – Info cooperazione
[2]Konrad Adenauer Stiftung, January 2022, Blending development assistance and interest driven foreign policy, Russia’s development policy: concepts and implementation, https://www.kas.de/documents/252038/16166715/Russias+Development+Policy+-+Concepts+and+Implementation.pdf/99082856-b969-6fec-844e-4cf42ebf068e?
[3] Naohiro K, Miyabayashi Y, China’s foreign aid as a proxy of ODA, preliminary estimatre 2021-2022, Taylor& Francis, March18th 2024,
[4] UAE Government Portal, July 16th 2024, The UAE’s aid to Foreign Countries, https://u.ae/en/information-and-services/charity-and-humanitarian-work/the-uae-aid-to-foreign-countries
[5] Moyo D, 2009, Dead Aid: Why Aid Is Not Working and How There Is a Better Way for Africa. New York: Farrar, Straus and Giroux
[6] Easterly, W. (2014). The tyranny of experts: Economists, dictators, and the forgotten rights of the poor. Basic Books.
[7] Easterly, W. (2007). The white man’s burden: Why the west’s efforts to aid the rest have done so much ill and so little good. Oxford University Press
[8] Action Aid, June 2005, REAL AID, An Agenda for Making Aid Work, https://actionaid.org/sites/default/files/real_aid.pdf
[9] UNCTAD (United Nations Conference on Trade and Development), World Investment Report 2024, https://unctad.org/system/files/official-document/wir2024_en.pdf
[10] World Bank, June 26th 2024, Remittances slowed in 2023, Expected to grow faster in 2024, https://www.worldbank.org/en/news/press-release/2024/06/26/remittances-slowed-in-2023-expected-to-grow-faster-in-2024?utm_source=chatgpt.com
[11] Opalo K, March2nd 2025, African Countries must urgently start the process of ending aid dependency, https://www.africanistperspective.com/p/african-countries-must-start-the
[12] World Bank, Net ODA Received (as % of central government expense), Net ODA received (% of central government expense) | Data
[13] High Level Forum Paris, February 28th March 2nd 2005, PARIS DECLARATION ON AID EFFECTIVENESS, https://www.undp.org/sites/g/files/zskgke326/files/publications/ParisDeclaration.pdf
[14] Third High Level Forum for Aid Effectiveness, September 4-8 Accra, Ghana, ACCRA AGENDA FOR ACTION, https://www.afdb.org/fileadmin/uploads/afdb/Documents/AccraAgendaAaction-4sept2008-FINAL-ENG_16h00.pdf
[15] Center for Global Development, June 2024, Proposals for ODA Reform: A Review of Key Approaches, https://www.cgdev.org/sites/default/files/proposals-oda-reform-review-key-approaches.pdf
[16] Center for Global Development, 2025, The Future of Official Development Assistance: Incremental Improvements or Radical Reform?, https://www.cgdev.org/sites/default/files/future-official-development-assistance-incremental-improvements-or-radical-reform.pdf
[17] ODI Global, Donors in a Post-Aid World, January 2024 update, https://odi.org/en/insights/donors-in-a-post-aid-world-january-2024-update/
fonte: https://www.saluteinternazionale.info/2025/03/colpo-di-grazia-agli-aiuti-allo-sviluppo/