Case lavoro, un esempio di archeologia criminale. di Franco Corleone

Franco Corleone presenta il volume Un ossimoro da cancellare sulle misure di sicurezza e case lavoro per la rubrica di Fuoriluogo su il manifesto


Il 27 febbraio, nella calda cornice del Teatro Rossetti di Vasto, è stato presentato il volume “Un ossimoro da cancellare: Misure di sicurezza e case lavoro”, curato da Giulia Melani con i contributi di Franco Corleone, Katia Poneti e Grazia Zuffa. La scelta di Vasto non è casuale, perché la ricerca su una istituzione totale quasi sconosciuta, partì proprio da quello che era il contenitore più grande per i detenuti che, per la proclamata pericolosità sociale, dopo avere scontato la pena detentiva per i reati commessi, sono sottoposti a una misura di sicurezza che può durate all’infinito. La scelta è legata anche alla presenza assai significativa dell’arcivescovo della diocesi di Chieti-Vasto. Bruno Forte, teologo di grande profondità che già nel 2018 scrisse sul Sole 24 Ore un appello perché si mettesse fine a una realtà istituita dal fascismo sulla base della concezione positivista e lombrosiana del delinquente abituale, professionale e per tendenza. Il Codice penale addirittura definisce queste persone come soggetti di indole malvagia. Così, vengono riclassificati come internati.

Bruno Forte ha ammonito che, anche se si tratta di una questione circoscritta nei numeri –non più di trecento persone in Italia, nulla rispetto ai 63.000 ristretti nelle carceri sovraffollate – rappresenta una realtà che dovrebbe far vergognare una democrazia fondata sui principi della Costituzione.

Il libro presenta l’analisi giuridica accompagnata da una ricerca approfondita sul campo. Attraverso sopralluoghi, interviste e l’esame di fascicoli individuali, viene presentato un quadro drammatico delle condizioni all’interno delle nove case di lavoro esistenti in Italia. Il lavoro, finanziato dalla Chiesa Valdese, costituisce un tassello nel progetto di riforma promosso dalla Società della Ragione, che da anni si batte per la cancellazione di queste misure anacronistiche e presentato alla Camera dei deputati (proposta di legge n. 158) da Riccardo Magi. Giulia Melani e Katia Poneti hanno messo in luce il paradosso delle cosiddette case lavoro che sono in realtà carceri e non offrono lavoro funzionale al reinserimento sociale. Ci si è concentrati in particolare sulla analisi qualitativa condotta da Grazia Zuffa a Barcellona Pozzo di Gotto nel dare voce alle vittime e agli operatori, che vivono una realtà incomprensibile nella prassi e nelle finalità. La domanda che tormenta gli internati è il “quando” finirà il supplizio, una incertezza legata alle proroghe della misura di sicurezza che fa dire a molti: “Questo è un ergastolo bianco, noi lo sappiamo”.

Questa “pena aggiuntiva”, rappresenta una condizione che fa alzare un grido di protesta: “Internati si chiamavano gli ebrei nei campi, non sarà un caso” e ancora “Preferiamo tre anni di carcere che uno di casa lavoro”. La realtà spesso è che gli anni in casa lavoro superano quelli scontati in galera.

Sono intervenuti quattro internati della casa lavoro di Vasto che hanno chiesto che la proposta non rimanga nel limbo delle intenzioni ma trovi una conclusione positiva. Tutti hanno espresso la speranza che la proposta di legge venga approvata, sottolineando il carattere di sostegno sociale in modo che l’uscita dall’istituzione sociale non significhi un abbandono degli ultimi tra gli ultimi.

La conclusione dell’arcivescovo Bruno Forte è stata drastica: “Chiudete le case lavoro, strutture barbare”.  È stato ricordato che senza la passione di Grazia Zuffa non si sarebbe fatta la ricerca e non si sarebbe stampato il libro. L’impegno non è solo quello della restituzione della ricerca in tutte le case lavoro ma di imporre una discussione pubblica e in Parlamento.

Anche di questo parleremo nella assemblea aperta della Società della Ragione che si terrà a Firenze, a San Salvi, sabato 8 marzo, a un mese dalla scomparsa improvvisa di un punto di riferimento per tante e tanti.

fonte: https://www.fuoriluogo.it/rubriche/la-rubrica-di-fuoriluogo-sul-manifesto/case-lavoro-un-esempio-di-archeologia-criminale/

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