Gli anni Settanta hanno rappresentato una straordinaria fase di trasformazione della società italiana. L’osservazione congiunta del film “Berlinguer – La grande ambizione” di Andrea Segre e del libro “Salute per tutti” della storica Chiara Giorgi aiuta a comprendere le fondamentali influenze della politica nazionale e delle energie che sprigionava la società italiana sulle riforme che innovarono radicalmente il nostro sistema sanitario.
Sono usciti quasi simultaneamente, lo scorso mese di ottobre, l’uno nelle sale cinematografiche, l’altro nelle librerie. L’uno è il film “Berlinguer – La grande ambizione” di Andrea Segre, interpretato magnificamente da Elio Giordano, la cui narrazione copre il periodo che va dall’attentato subito da Berlinguer a Sofia nel 1973 al rapimento e alla morte di Aldo Moro nel 1978. L’altro, il libro “Salute per tutti” della storica Chiara Giorgi, sottotitolo: “Storia della sanità in Italia dal dopoguerra a oggi”. Ho visto, con la stessa emozione, due volte il film e letto attentamente il bel libro di Chiara Giorgi, che dedica un capitolo, il secondo, agli anni 70: quello l’ho letto e sottolineato più volte.
Il motivo di tanta attenzione e emozione lo spiega chi scrive questo post, avendo egli attraversato quegli anni settanta da medico poco più che trentenne (all’anagrafe gennaio 1942) e insieme da militante politico. La visione del film e la lettura del secondo capitolo del libro è stata una straordinaria, imprevista occasione per riflettere su quegli anni così importanti e decisivi per la società – e anche per la sanità – del nostro paese. L’osservazione congiunta del film e del libro aiuta a comprendere le fondamentali influenze della politica nazionale e delle energie che sprigionava la società italiana sulle riforme che innovarono radicalmente il nostro sistema sanitario.
Il Film
Il film inizia con le drammatiche immagini del bombardamento del Palazzo presidenziale della Moneda a Santiago del Cile. È l’11 settembre 1973, il giorno del colpo di stato militare, sostenuto dal governo USA, conclusosi con il rovesciamento del governo di sinistra democraticamente eletto presieduto da Salvador Allende, rimasto ucciso nel corso del bombardamento. Al colpo di Stato seguì la feroce dittatura militare del Gen. Pinochet che durò quasi 20 anni.
Il 28 settembre, il 5 e il 12 ottobre 1973 Berlinguer scrisse per la rivista Rinascita tre famosi articoli (Imperialismo e coesistenza alla luce dei fatti cileni, Via democratica e violenza reazionaria e Alleanze sociali e schieramenti politici) che abbozzavano la proposta del “compromesso storico” come soluzione preventiva dinanzi a possibili derive istituzionali di tipo sudamericano.
Nell’ultimo dei tre articoli si legge:
«Sarebbe del tutto illusorio pensare che, anche se i partiti e le forze di sinistra riuscissero a raggiungere il 51 per cento dei voti e della rappresentanza parlamentare […], questo fatto garantirebbe la sopravvivenza e l’opera di un governo che fosse l’espressione di tale 51 per cento. Ecco perché noi parliamo non di una “alternativa di sinistra” ma di una “alternativa democratica“, e cioè della prospettiva politica di una collaborazione e di una intesa delle forze popolari d’ispirazione comunista e socialista con le forze popolari di ispirazione cattolica, oltre che con formazioni di altro orientamento democratico. […] La gravità dei problemi del paese, le minacce sempre incombenti di avventure reazionarie e la necessità di aprire finalmente alla nazione una sicura via di sviluppo economico, di rinnovamento sociale e di progresso democratico rendono sempre più urgente e maturo che si giunga a quello che può essere definito il nuovo grande “compromesso storico” tra le forze che raccolgono e rappresentano la grande maggioranza del popolo italiano”.
E di colpo di stato in Cile Berlinguer si trova a discutere a Sofia, ai primi di ottobre, con il capo di Stato bulgaro Todor Zivkov, che si mostra particolarmente critico nei confronti delle posizioni del Segretario italiano. Sulla via del ritorno, nella strada che portava all’aeroporto di Sofia, l’auto che trasportava Berlinguer venne travolta da un camion provocandone il ferimento non grave, andò molto peggio ad altri viaggiatori, come l’interprete che rimase ucciso. L’ipotesi di un banale incidente stradale fu subito scartata.
La strategia di Berlinguer di coinvolgere la Democrazia Cristiana in un progetto di “alternativa democratica” fu messa subito alla prova dalla decisione della stessa DC di promuovere un referendum abrogativo della legge istitutiva del divorzio (approvata nel 1970). Si creò una profonda spaccatura nel Paese con DC e MSI a favore del SI e il resto dei partiti a favore del NO.
Il referendum si tenne il 12 e 13 maggio 1974 e il risultato sarà inequivocabile, con un’affluenza record al voto dell’87,7%: 19.138.300 elettori votano contro l’abrogazione della legge. Il NO vince con il 59,26% dei consensi: il divorzio è salvo. La parola più usata per definire quel giorno è “spartiacque”. “L’Italia è un paese moderno” titola il quotidiano La Stampa. L’analisi del voto dimostra che larghe fasce dell’elettorato cattolico ha votato a favore del NO. Tutto il centro-nord dell’Italia (tranne Veneto e Trentino-Alto Adige) ha votato a favore del NO con punte del 70% e oltre in Liguria, Piemonte, Emilia-Romagna e Toscana. Anche in Sardegna e Sicilia prevalse il NO.
Il risultato del referendum provocò un terremoto in casa democristiana. Ci fu una crisi di governo e il 23 dicembre 1974 Aldo Moro (il politico DC più sensibile al dialogo col PCI) tornò alla presidenza di un governo Dc-Pri con vicepresidente La Malfa. Nel discorso programmatico Moro si pronunciò per un «confronto dai limpidi contorni» con il Pci e il confronto, anche grazie a La Malfa, fu particolarmente aperto sui problemi economici. Amintore Fanfani si dimise da segretario DC e fu sostituito da Benigno Zaccagnini, molto vicino alle idee di Moro. Sotto la spinta dei movimenti femministi nel 1975, vengono approvate – con una larghissima maggioranza parlamentare – due leggi fondamentali per l’allargamento dei diritti delle donne.
19 Maggio 1975 il Parlamento italiano approva la legge 151 per la riforma del nuovo Diritto di famiglia. Si tratta di una riforma decisiva nello sviluppo giuridico e sociale del paese che riconosce alla donna una condizione di completa parità con l’uomo all’interno della famiglia, e garantisce la tutela giuridica dei cosiddetti «figli illegittimi», nati cioè al di fuori del matrimonio.
Il 25 luglio dello stesso anno il Parlamento italiano approva la legge 405 per l’istituzione dei Consultori familiari che ha come scopi: a) l’assistenza psicologica e sociale per la preparazione alla maternità ed alla paternità responsabile e per i problemi della coppia e della famiglia, anche in ordine alla problematica minorile; b) la somministrazione dei mezzi necessari per conseguire le finalità liberamente scelte dalla coppia e dal singolo in ordine alla procreazione responsabile nel rispetto delle convinzioni etiche e dell’integrità fisica degli utenti; c) la tutela della salute della donna e del prodotto del concepimento; d) la divulgazione delle informazioni idonee a promuovere ovvero a prevenire la gravidanza consigliando i metodi ed i farmaci adatti a ciascun caso.
Il 1975 è l’anno delle elezioni amministrative (comunali, provinciali e regionali). Si tengono il 15 e 16 maggio e registrano un vero (in parte inaspettato) trionfo per il PCI, che avanza ovunque (+6,3% mentre la DC arretra del 3,3%). Undici milioni di elettori (uno su tre) hanno votato comunista. Il PCI è il primo partito nelle principali città: Torino, Milano, Venezia, Bologna, Firenze, Perugia, Napoli (a Roma e Genova non si è votato alle comunali). È una vittoria per il partito che con un milione e quattrocentomila iscritti è presente capillarmente con le sue sezioni in ogni angolo del paese e conduce le sue battaglie politiche con una larga partecipazione popolare, dimostrando di poter dare una rappresentanza alle varie istanze di rinnovamento e di giustizia sociale che percorrevano con forza la società italiana. Ma è anche una vittoria personale di Enrico Berlinguer, un leader amato per la determinazione con cui porta avanti la sua strategia e anche per i suoi tratti miti, riservati, perfino umili (una vera rarità in politica). Di seguito due video-documenti sulle elezioni del 1975: uno dell’Archivio Istituto Luce, l’altro dell’Archivio del movimento operaio e democratico.
Il 26 febbraio 1976, intervenendo a Mosca al XXV congresso del Partito comunista sovietico, Berlinguer dichiarò: “Noi ci battiamo per una società socialista che sia il momento più alto dello sviluppo di tutte le conquiste democratiche e garantisca il rispetto di tutte le libertà individuali e collettive, delle libertà religiose e della libertà della cultura, dell’arte e delle scienze. Pensiamo che in Italia si possa e si debba (…) costruire la società socialista col contributo di forze politiche, di organizzazioni, di partiti diversi, e che la classe operaia possa e debba affermare la sua funzione storica in un sistema pluralistico e democratico”. Dalla platea del congresso sovietico si levò un alto brusio di indignazione. Nel corso di quella visita a Mosca, i comunisti italiani informarono i compagni sovietici che d’ora in poi avrebbero fatto a meno del loro sostegno economico: un ulteriore chiaro, definitivo segnale di rottura dei rapporti tra PCI e comunisti sovietici.
Il 20 e 21 giugno 1976 si tengono le elezioni politiche: la DC continua ad essere il primo partito con il 38,7% dei votanti (sostanzialmente stabile rispetto alle precedenti elezioni) mentre il PCI registra un’ulteriore potente crescita: 12 milioni e 615 mila voti, pari al 34,4% (+7,2% rispetto alle precedenti elezioni). Scrive al riguardo Luciano Barca (membro della direzione del PCI e persona di collegamento tra PCI e DC): “Il giudizio di Berlinguer e di Moro tornò a coincidere nel giugno del ’76 sul risultato elettorale: qualcosa era cambiato profondamente e bisognava tenerne conto. E per tenerne conto Berlinguer e la direzione del Pci posero apertamente il problema dell’ingresso del Pci nel governo. Andreotti dà testimonianza a tale proposito di un colloquio con Moro del 7 luglio ’76: «Moro mi ha parlato oggi con una apertura che dopo i tempi della Fuci non avevamo mai più avuto tra noi… È indispensabile – ritiene Moro – coinvolgere in qualche maniera i comunisti… e questo momento deve essere gestito da uno come me che non susciti interpretazioni equivoche all’interno e all’esterno». Ma la Dc, tutta la Dc, resiste ad ogni ipotesi di maggioranza parlamentare con i comunisti”[1].
La soluzione escogitata per consentire l’appoggio del PCI a un governo monocolore DC di Andreotti fu quella della “non sfiducia”. Una formula indigesta per il PCI, ma alla fine accettata in vista di ulteriori progressi (l’accordo prevedeva la nomina di Pietro Ingrao, della sinistra del PCI, a presidente della Camera dei deputati). Una formula che tuttavia per alcuni aspetti si rivelò particolarmente produttiva per i programmi che riguardavano la sanità: infatti nel 1978 – Ministra della salute Tina Anselmi – furono approvate tre fondamentali leggi: la n. 194 sull’Interruzione volontaria di gravidanza, la n. 180 sulla chiusura dei manicomi (legge Basaglia) e – la più importante – la n. 833 sull’Istituzione del Servizio sanitario nazionale.
Tuttavia il clima politico di quegli anni si andò facendo sempre più difficile anche per il montare della violenza: il 7 febbraio 1977 Luciano Lama, segretario generale della CGIL è aggredito all’Università di Roma, il 12 maggio ci sarà a Roma una delle più violente manifestazioni di ”autonomi”, mentre si susseguivano gli attacchi terroristici da parte di vari gruppi, il più noto dei quali era quello delle Brigate Rosse. Le stesse che si resero protagoniste (per conto di chi?...) – nel marzo/maggio 1978 – del rapimento e dell’uccisione di Aldo Moro.
Le forze che avversavano il comune disegno di Berlinguer e di Moro, quello di pervenire a un governo di unità democratica, alla fine l’ebbero vinta
[1] Luciano Barca, Gli incontri segreti con Moro. Da “Enrico Berlinguer”, Edizioni l’Unità, 1985, pp. 95-107.
fonte: https://www.saluteinternazionale.info/2025/02/quei-memorabili-anni-settanta-1a-parte/
fonte copertina articolo: https://www.cinemalacompagnia.it/evento/prima-della-fine-gli-ultimi-giorni-di-enrico-berlinguer/