Con una serie di ordini esecutivi, Donald Trump smantella le politiche climatiche di Biden e ritira gli Stati Uniti dall’accordo di Parigi. Le agenzie federali scientifiche (EPA, NIH, CDC, FDA, NASA) vengono ristrutturate con nuove nomine orientate alla deregolamentazione. Vengono congelate le assunzioni federali, mentre la revisione delle collaborazioni internazionali potrebbe ridefinire il ruolo USA nella ricerca globale. Immagine: Donald Trump.
Il 20 gennaio 2025 segna un punto di svolta nelle politiche scientifiche statunitensi con una serie di ordini esecutivi che ridefiniscono drasticamente il ruolo delle agenzie federali scientifiche e di ricerca. Un’analisi dettagliata dei documenti rivela un approccio che modifica sostanzialmente le fondamenta delle politiche climatiche, energetiche e di ricerca biomedica degli Stati Uniti.
Questa lista completa mostra la portata e l’ampiezza degli interventi del primo giorno di presidenza, che toccano praticamente ogni aspetto del governo federale, dalla politica estera alla sicurezza nazionale, dall’energia all’immigrazione, dalla riforma amministrativa alle politiche sociali.
Energia e clima: un cambio di paradigma
L’agenda energetica delineata il 20 gennaio 2025 si articola attraverso una serie di ordini esecutivi che mirano a smantellare le politiche del presidente Biden.
Il fulcro di questa trasformazione è rappresentato dall’ordine Unleashing American Energy, che non solo revoca gli ordini esecutivi chiave della precedente amministrazione sulla protezione ambientale e il contrasto al cambiamento climatico, ma scioglie anche l’Interagency Working Group responsabile della valutazione del costo sociale dei gas serra.
Particolarmente significativi sono l’abbandono dell’Accordo di Parigi (Putting America First in International Environmental Agreements) e l’eliminazione del “costo sociale della CO2” come strumento decisionale, considerato dall’amministrazione Trump un ostacolo arbitrario allo sviluppo economico: le politiche precedenti sono ritenute responsabili di aver creato «una fornitura di energia pericolosamente inadeguata e intermittente, e una rete sempre più inaffidabile» (Unleashing American Energy).
Questa narrativa dell’emergenza viene utilizzata per giustificare interventi di ampia portata. Come evidenziato nell’ordine esecutivo, «l’America è benedetta con un’abbondanza di energia e risorse naturali che hanno storicamente alimentato la prosperità economica della nostra nazione», ma questa abbondanza sarebbe stata ostacolata da «regolamenti onerosi e ideologicamente motivati» che hanno «limitato la generazione di elettricità affidabile ed economica, ridotto la creazione di posti di lavoro e inflitto alti costi energetici ai nostri cittadini» (Unleashing American Energy).
La visione si estende anche alla gestione delle risorse idriche, come evidenziato nel memorandum Putting People Over Fish, che ordina di reindirizzare l’acqua dal delta del Sacramento-San Joaquin verso altre parti della California, privilegiando esplicitamente gli usi umani rispetto alle considerazioni ambientali. Similmente, l’ordine Unleashing Alaska’s Extraordinary Resource Potential mira a sbloccare le risorse dell’Alaska, presentandole come cruciali per «migliorare la sicurezza economica e nazionale della nostra nazione per le generazioni a venire».
Un elemento particolarmente significativo è l’approccio ai progetti di energia eolica offshore. Il relativo ordine esecutivo (Temporary Withdrawal from Offshore Wind Leasing) non solo sospende i nuovi contratti di concessione per l’eolico offshore, ma avvia una revisione a tutto campo delle autorizzazioni esistenti. Le motivazioni ufficiali includono preoccupazioni ambientali e di sicurezza, ma il provvedimento potrebbe avere un effetto paralizzante sull’industria delle rinnovabili. Inoltre, questa misura si inserisce in una più ampia strategia volta a privilegiare i combustibili fossili rispetto all’energia pulita, come dimostrato dalla revoca del calcolo del “costo sociale della CO2” e dalla deregolamentazione dell’industria estrattiva.
Questi ordini delineano un approccio che privilegia esplicitamente lo sviluppo energetico e la crescita economica rispetto alle considerazioni ambientali, rappresentando un netto ribaltamento delle priorità dell’amministrazione precedente. La narrativa dell’emergenza viene utilizzata per giustificare un intervento rapido e decisivo, mirando a rimuovere quello che viene percepito come un eccesso di regolamentazione nel settore energetico.
Rimodulazione delle agenzie scientifiche
La riorganizzazione dell’Environmental Protection Agency (EPA), che avrà come amministratore James Payne, prevede una revisione fondamentale dei criteri di valutazione dell’impatto ambientale, con l’eliminazione del “costo sociale della CO2” dalle analisi e la rimozione di regolamenti considerati onerosi per lo sviluppo energetico. Viene inoltre introdotto uno snellimento significativo dei processi autorizzativi per i progetti energetici.
Per quanto riguarda i National Institutes of Health (NIH), la nomina di Jayanta Bhattacharya, professore di medicina a Stanford e co-autore della “Dichiarazione di Great Barrington” fortemente critica verso le politiche di lockdown durante la pandemia di Covid-19, sembra riflettere la volontà di Trump di rivedere radicalmente le politiche sanitarie federali, in particolare quelle legate alla gestione delle pandemie.
David Weldon, ex membro repubblicano del Congresso della Florida e medico, è stato nominato da Trump come nuovo direttore dei Centers for Disease Control and Prevention (CDC). Noto per le sue posizioni scettiche sui vaccini e per aver sostenuto teorie screditate sul loro legame con l’autismo, la sua nomina ha allarmato la comunità scientifica. Privo di esperienza nella gestione di agenzie sanitarie o in malattie infettive, Weldon potrebbe influenzare significativamente le politiche vaccinali americane, soprattutto in tandem con Robert F. Kennedy Jr., nominato Segretario alla Salute e altrettanto critico sui vaccini.
La Food and Drug Administration (FDA), sotto la guida di Martin Makary, dovrà mettere in atto quanto affermato nell’ordine “Delivering emergency price relief for american families and defeating the cost-of-living crisis“: eliminare le spese amministrative non necessarie e le pratiche di rendita (“rent-seeking”) che aumentano i costi sanitari.
La NASA, con la nomina di Jared Isaacman, miliardario e comandante della missione spaziale civile Inspiration4, potrebbe orientarsi sempre più verso la commercializzazione dello spazio, con una maggiore dipendenza da aziende private. Questo potrebbe avere implicazioni sia positive, come una riduzione dei costi operativi e un’accelerazione dell’innovazione, sia negative, come una minore attenzione alla ricerca pura e alla scienza climatica. Resta da vedere se i programmi di osservazione terrestre, cruciali per il monitoraggio dei cambiamenti climatici, subiranno tagli o ristrutturazioni (su Isaacman leggi l’articolo di Patria Caraveo).
Misure trasversali e impatto sulla ricerca
Gli ordini esecutivi introducono misure che ridefiniscono trasversalmente tutte le agenzie. Sul fronte del personale, viene disposto un congelamento immediato delle assunzioni federali e l’eliminazione dei programmi DEI, accompagnati da nuovi criteri di valutazione delle performance. I finanziamenti subiscono una profonda revisione, con la sospensione dei fondi legati all’Inflation Reduction Act del presidente Biden per progetti di energia verde e una riallocazione delle risorse secondo nuove priorità.
Uno degli aspetti potenzialmente più rilevanti della nuova politica scientifica è la revisione delle collaborazioni internazionali che potrebbe fare seguito all’ordine “America First“. Il ritiro dagli accordi di Parigi potrebbe limitare il coinvolgimento degli Stati Uniti in programmi di ricerca climatica globali, inoltre, potrebbero emergere nuove restrizioni sulle collaborazioni scientifiche con la Cina, specialmente in settori sensibili come intelligenza artificiale, biotecnologie e semiconduttori. Se accompagnate da una riduzione dei finanziamenti ai progetti congiunti, queste misure potrebbero modificare significativamente il ruolo degli Stati Uniti nella ricerca globale.
Sergio Cima
Laureato in filosofia, si occupa di data journalism e comunicazione in ambito medico e scientifico. Editor di Scienza in rete, segue in particolare i new media.