Ambiente: Aereo o Treno? di Andrea Ubiali

Andare a Palermo, da Bologna, per un congresso medico. Dubbio di un partecipante preoccupato  dell’impatto ambientale delle attività accademiche: Aereo o Treno? “Ora che il viaggio si è concluso cerco di trarne alcune riflessioni. La scelta del treno si è dimostrata vantaggiosa sia dal punto di vista economico che ambientale. Il principale svantaggio rimane il tempo impiegato per il viaggio, ma questo può essere parzialmente “recuperato” grazie alla libertà di svolgere altre attività. La qualità dell’esperienza del viaggio in treno resta oggetto di dibattito. La mia esperienza dimostra semplicemente che esistono alternative praticabili”.


iusto qualche settimana prima, avevo ricevuto la newsletter periodica della rivista Nature. Di solito, durante la routine mattutina, scorro l’indice delle notizie e cerco quelle che mi sembrano più interessanti. Ne avevo trovata una che trattava il tema del sovrautilizzo dei voli aerei nella comunità scientifico-accademica (1). Il breve trafiletto che potevo leggere dallo schermo del mio computer denunciava una sorta di incoerenza diffusa all’interno del mondo accademico: le convinzioni dichiarate non corrispondevano alle azioni concretamente intraprese.

In pratica, tutti si dichiaravano a parole contrari ai voli aerei,  riconoscendo il loro impatto negativo sul pianeta, ma nei fatti nessuno rinunciava a volare quando si trattava di partecipare a congressi internazionali e altre attività di ricerca o insegnamento nei vari paesi del mondo.

Poche settimane dopo, mi ritrovai io stesso a consultare il sito di una nota compagnia aerea per organizzare un viaggio che mi avrebbe portato a partecipare a un congresso di rilevanza nazionale in Sicilia. Si trattava di coprire la tratta Bologna-Palermo, e devo ammettere che la prima (forse unica) opzione che mi venne in mente in automatico fu quella di volare. Convinto di non avere altra scelta, ero quasi pronto ad acquistare il biglietto quando, all’improvviso, uno strano  cortocircuito mentale mi ricordò l’articolo di Nature e la sua denuncia. Mi fermai e decisi di riconsiderare la questione.

L’articolo citava uno studio condotto da ricercatori britannici (2) che coinvolgeva oltre mille persone impiegate presso la University College London, tra dottorandi, ricercatori e docenti. Dalle interviste effettuate su questo campione emergevano i seguenti dati:

  • Oltre l’80% degli intervistati riteneva i voli aerei estremamente dannosi per il pianeta (il 39% dichiarava di sentirsi in colpa quando vola);
  • Oltre l’80% si dichiarava favorevole ai viaggi in treno (il 40% riteneva che l’uso del treno dovesse diventare obbligatorio per viaggi realizzabili in giornata);
  • L’80% riteneva che gli incontri di persona fossero fondamentali per la carriera accademica (il 40% considerava gli incontri on-line non una valida alternativa);
  • Circa un terzo degli intervistati si dichiarava favorevole a ridurre la frequenza degli eventi.

Lo studio indagava anche la partecipazione a congressi, seminari ed eventi nell’ultimo anno e il mezzo di trasporto utilizzato per raggiungerli. L’indagine rivelava l’esistenza di una discrepanza diffusa tra atteggiamenti e comportamenti, ovvero il cosiddetto value-action gap. Gli autori spiegavano l’esistenza di questo gap attraverso la teoria del comportamento pianificato (3), secondo cui l’atteggiamento nei confronti di un determinato comportamento è solo uno degli elementi che influenzano la probabilità che esso venga messo in atto. L’articolo proseguiva, chiarendo come molte dinamiche interne al mondo accademico contribuiscano alla normalizzazione dei voli aerei, considerati strumenti indispensabili per costruire reti professionali, condividere e disseminare conoscenze e, in generale, per avanzare nella propria carriera accademica. Queste dinamiche spiegano il paradosso per cui la consapevolezza dell’impatto ambientale dell’aviazione cresce, ma la domanda di voli da parte della comunità accademica e, purtroppo, anche da quella medico-scientifica(4), invece che decrescere continua ad aumentare.

Infine, l’articolo esplorava alcune possibili soluzioni per ridurre l’impatto ambientale delle attività accademiche. Secondo gli autori, sarebbe fondamentale l’intervento delle istituzioni accademiche, le quali dovrebbero adottare norme e politiche volte a disincentivare i viaggi aerei e a promuovere alternative più sostenibili. Tra le soluzioni proposte: organizzare eventi in modalità online o ibrida, ridurre la frequenza degli incontri, realizzare eventi presso sedi multiple, scegliere località facilmente accessibili con mezzi pubblici a basso impatto ambientale. A queste si affiancano le iniziative dal basso, come le pratiche accademiche di slow-travel o no-fly (5), che purtroppo non sempre ottengono il supporto necessario (6).  Va poi aggiunto che sono state avanzate anche soluzioni di portata  più ampia, per esempio l’adozione di una tassa europea sui frequent flyers, che potrebbe ridurre le emissioni di COdel 21%  raccogliere fino a 64 miliardi di euro all’anno (7).

Leggere questi articoli mi ha aiutato a riconsiderare la mia posizione. Mentre riflettevo, cercando di affidarmi ai pensieri lenti più che a quelli veloci (8), fuori dalla mia finestra pioveva insistentemente. Erano i giorni in cui, nella mia regione, si stava verificando il quarto fenomeno alluvionale in circa un anno e mezzo (9), e io mi sarei recato in una regione attanagliata da una siccità drammatica (10,11). Sentivo di voler fare di più, o, per citare l’attore e regista bolognese Nicola Borghesi nel suo spettacolo Il Capitale (12), sentivo di volermi “radicalizzare”. Ed è così che è iniziata la pianificazione alternativa del mio viaggio.

Per prima cosa, contattai un’amica che vive in Sicilia, per chiederle consiglio sui trasporti locali. La risposta sembrava piuttosto demotivante:

 “No, non è fattibile. Qui al sud non puoi avere l’alternativa sostenibile. Non sai neanche se passa l’autobus.

Nonostante ciò, iniziai la mia ricerca e scoprii che esiste effettivamente un collegamento ferroviario Bologna-Palermo, diretto o con  possibilità di cambi. Decisi di testarlo, mettendo a confronto le due modalità di trasporto, viaggiando in treno all’andata e in aereo al ritorno, con l’intento di documentare gli aspetti salienti delle due esperienze. Ecco come sono andate le cose.

Il treno è risultato essere più economico dell’aereo. Il costo complessivo del mio viaggio di andata è stato di 93.80€, quello di ritorno in aereo di 179,47€. Secondo i calcoli di Ecopassenger (13) ho prodotto 60 kg di CO2 viaggiando con il treno e 136 Kg con l’aereo. Il tempo di viaggio (door-to-door) è stato di 19 ore all’andata (partenza nel tardo pomeriggio, al termine del turno lavorativo, e arrivo il mattino seguente) e di 4 ore e mezza al ritorno (partenza in tarda mattinata e arrivo nel pomeriggio). L’esperienza di viaggio è stata molto diversa sui due mezzi di trasporto. Nel primo caso, si è trattato di un viaggio improntato alla lentezza. La notevole quantità di tempo impiegato, che inizialmente consideravo il principale svantaggio, si è rivelata essere anche una potenziale risorsa. Pur essendo confinato al mio vagone cuccetta, ho potuto dedicarmi a diverse attività (leggere, dormire, socializzare con i compagni di viaggio, osservare il paesaggio, scrivere questo articolo). La mia sensazione finale non è stata di aver sprecato tempo, ma  piuttosto di averlo consapevolmente investito. Il ritorno, al contrario, è stato improntato alla fretta e all’efficienza, con notevole risparmio di ore di viaggio, anche se paradossalmente mi è sembrato di vivere quelle ore con maggiore fatica e nervosismo per via dei ripetuti controlli di sicurezza e delle lunghe attese spesso in situazioni di sovraffollamento e scomodità.

Ora che il viaggio si è concluso cerco di trarne alcune riflessioni. La scelta del treno si è dimostrata vantaggiosa sia dal punto di vista economico che ambientale. Il principale svantaggio rimane il tempo impiegato per il viaggio, ma questo può essere parzialmente “recuperato” grazie alla libertà di svolgere altre attività. La qualità dell’esperienza del viaggio in treno resta oggetto di dibattito. Alcune opinioni interessanti che ho trovato sono, ad esempio, quella recentemente pubblicata da Alice Rohrwacher su Internazionale (14), decisamente a favore del treno, e quella più problematica e a tratti grottesca di Alain Elkann (15). In realtà, l’andamento dell’attuale crisi ecologica mi spinge a pensare che l’adozione di scelte di mobilità alternative sia una necessità, più che un vezzo o una mera opzione da considerare. La mia esperienza dimostra semplicemente che esistono alternative praticabili.

Il mio esperimento rientra nell’ambito delle iniziative individuali dal basso, dal valore poco più che simbolico. Personalmente, non ritengo che la soluzione al problema possa passare solo attraverso azioni di questo tipo (che a volte, come scrive Kohei Saito nel suo Il Capitale nell’Antropocene (16), rischiano addirittura di avere un effetto controproducente). Le azioni individuali, sebbene non sufficienti, rimangono tuttavia necessarie, e il loro valore può aumentare nella misura in cui fungano da esempio per l’azione collettiva e per il raggiungimento dei cosiddetti social tipping points (17).

La mia convinzione sull’importanza di condividere questa esperienza è rafforzata da un breve e rudimentale sondaggio che ho effettuato durante il viaggio in treno. Utilizzando una chat condivisa con altri partecipanti al congresso, ho chiesto loro quale mezzo di trasporto avessero utilizzato per raggiungere la sede del congresso. Su 94 rispondenti al sondaggio, 81 (86,2%) hanno dichiarato di essersi recati al congresso in aereo, 2 (2,1%) in treno, 7 (7,4%) in auto, 4 (4,3%) con altri mezzi. Questo dato conferma quanto avevo già appreso dalla letteratura riguardo allo scarso utilizzo di mezzi alternativi all’aereo, nonostante in Europa stiano aumentando da tempo le tratte percorse dai treni notturni (18).

Incoraggiando gli altri a esplorare modi di viaggiare alternativi per ridurre la propria impronta ambientale, voglio anche invitare a mantenere una visione ampia. Le possibilità di azione sono influenzate dal modo in cui scegliamo di inquadrare il problema, ovvero dal frame che decidiamo di adottare (19). Un possibile frame è quello del consumatore, in cui la scelta di un mezzo di trasporto si riduce alla mera decisione economica, come quella di acquistare un biglietto aereo o ferroviario. Tuttavia, questo non è l’unico modo di vedere la questione.

Un altro frame possibile è quello del professionista, che ha la possibilità di scegliere come esercitare il proprio lavoro in modo più responsabile, riducendo l’impatto ambientale delle sue azioni (20). Possiamo anche considerarci membri di comunità e società scientifiche, delle quali possiamo influenzare norme e prassi. Infine, possiamo vederci come cittadini che utilizzano gli strumenti della democrazia e della partecipazione politica per influire su decisioni collettive e spingere per un cambiamento più ampio, o semplicemente come esseri umani che scelgono come impiegare il proprio tempo.

Andrea Ubiali, Medico di sanità pubblica, Bologna

Bibliografia

1  Soliman A. Academics say flying to meetings harms the climate – but they carry on. 2024 Sep 13. doi: 10.1038/d41586-024-02965-7. Epub ahead of print. PMID: 39271925.

2 De Vos, J., Hopkins, D., Hickman, R. & Schwanen, T. Glob. Environ. Change. 88, 102908 (2024). – Tackling the academic air travel dependency. An analysis of the (in) consistency between academics’ travel behaviour and their attitudes

3 The theory of planned behavior Organ. Behav. Hum. Decis. Process., 50 (2)(1991), pp. 179-211.

4 Bousema T, Selvaraj P, Djimde AA, et al. Reducing the carbon footprint of academic conferences: the example of the American Society of TropicalMedicine and Hygiene. Am J Trop Med Hyg 2020;103:1758–1761. https://doi.org/10.4269/ajtmh.20-1013

5 Flying less. Reducing Academia’s Carbon Footprints https://sites.tufts.edu/flyingless/

6 Lo scienziato che non è voluto tornare in aereo dalla sua missione in Papua Nuova Guinea. Il Post. https://www.ilpost.it/2023/12/18/grimalda-scientist-rebellion/

7 Tax on Europe’s frequent flyers could raise €64bn a year – study. The Guardian. https://www.theguardian.com/world/2024/oct/17/tax-on-europes-frequent-flyers-could-raise-64bn-a-year-study?CMP=Share_AndroidApp_Other

8 Kahneman. Pensieri lenti e veloci, traduzione di Laura SerraMondadori, 2012, ISBN 978-88-04-73612-7.

9 La quarta alluvione in un anno e mezzo in Emilia-Romagna. Il post.
https://www.ilpost.it/2024/10/21/quarta-alluvione-emilia-romagna/?homepagePosition=4

10 Lo stato di severità idrica a scala nazionale https://www.isprambiente.gov.it/pre_meteo/idro/SeverIdrica.html

11 La Sicilia rischia di diventare un deserto: non c’è più acqua https://www.avvenire.it/attualita/pagine/in-sicilia-cresce-l-allarme-siccita

12  Annalisa Camilli. Il capitale di Marx e gli operai della Gkn. Internazionale. https://www.internazionale.it/notizie/annalisa-camilli/2024/02/02/capitale-karl-marx-gkn-operai

13  Eco Passenger. https://www.ecopassenger.org/bin/query.exe/en?L=vs_uic

14  Alice Rohrwacher. Treni senza confini. Internazionale. https://intern.az/1KJq

15   Alain Elkann. Sul treno per Foggia con i giovani “lanzichenecchi”. La Repubblica. https://www.repubblica.it/cultura/2023/07/23/news/racconto_alain_elkann_sul_treno_per_foggia_con_i_giovani_lanzichenecchi-408733095/

16  Kohei Saito. Il capitale nell’Antropocene. Einaudi, 2024.

17  Ricarda Winkelmann, Jonathan F. Donges, E. Keith Smith, Manjana Milkoreit, Christina Eder, Jobst Heitzig, Alexia Katsanidou, Marc Wiedermann, Nico Wunderling, Timothy M. Lenton, Social tipping processes towards climate action: A conceptual framework, Ecological Economics, Volume 192, 2022, 107242, ISSN 0921-8009, https://doi.org/10.1016/j.ecolecon.2021.107242.

18  In Europa stanno tornando i treni notturni. Il Post. https://www.ilpost.it/2023/03/27/europa-treni-notturni/

19  Berentson Shaw J. How healthcare professionals can change the systems damaging our climate. 2024 Oct 8;387:q2162. doi: 10.1136/bmj.q2162. PMID: 39379132.

20  Pearson D, Walpole S, Barna S. Challenges to professionalism: Social accountability and global environmental change. Med Teach. 2015;37(9):825-30. doi: 10.3109/0142159X.2015.1044955. Epub 2015 Jun 1. PMID: 26030377.

fonte: https://www.saluteinternazionale.info/2025/01/aereo-o-treno/

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