La maggioranza della popolazione mondiale attualmente vive nelle città. Entro il 2050, si prevede che quasi 7 miliardi di persone nel mondo vivranno nelle aree urbane.
Trasformare le infrastrutture urbane al fine di garantire migliori qualità di vita e salute per una popolazione urbana in continua crescita diventa di primaria importanza. La maggiore attenzione dovrebbe indirizzarsi alle strategie per la protezione della salute del pianeta nel difficile contesto dei cambiamenti climatici. In questo quadro gli spazi verdi urbani (cioè coperti dalla vegetazione) e gli spazi blu (cioè le risorse idriche) svolgono e svolgeranno un ruolo determinante per il bene della salute pubblica.
Per spazi urbani verdi e blu (Urban green blu spaces -UGBS) si intendono spazi accessibili al pubblico, come parchi, foreste, vegetazione lungo le strade, cortili scolastici, percorsi verdi chiusi al traffico, spiagge, mari, laghi, fiumi e canali. L’urbanizzazione in aumento, aumenterà la domanda e la necessità di accedere agli spazi urbani verdi e blu.
Avere accesso alle aree urbane verdi e blu può migliorare la salute e mitigare le disuguaglianze contribuire al benessere fisico, psicologico, sociale, economico e ambientale e offrire opportunità di inclusione sociale e cittadinanza attiva. L’evidenza che esiste una relazione tra gli aspetti qualitativi degli spazi verdi e blu (p.es., biodiversità, estetica, sicurezza e servizi) e gli esiti su salute e benessere supporta l’idea che migliore è la qualità dello spazio, migliori sono i risultati.
Tuttavia, i benefici derivanti dagli spazi verdi e blu potrebbero non essere distribuiti in modo equo nello spazio o nella società: alcuni gruppi di popolazione, in particolare chi già è affetto da problemi di salute, non hanno le stesse opportunità di accesso alle aree cittadine verdi e blu. In sintesi nonostante controversie tra gli studiosi, la scarsa qualità e la disuguale distribuzione degli spazi urbani verdi e blu sono state associate all’aumento delle disuguaglianze sanitarie e sociali.
Gli spazi verdi e blu offrono opportunità per la pratica dell’attività fisica e l’interazione sociale,
e possono contribuire alla regolamentazione dell’ecosistema, per mitigare gli effetti dell’urbanizzazione sempre più estesa (p.es., la vegetazione può migliorare la qualità dell’aria rimuovendo gli inquinanti e può ridurre le emissioni di gas serra). Intervenire sugli spazi verdi urbani, per aumentare la copertura arborea, contribuisce a ridurre gli effetti delle isole di calore e la mortalità.
Gli spazi verdi e blu rafforzano l’azione contro la crisi del clima e della biodiversità e offrono soluzioni basate sulla natura, “azioni per proteggere, gestire in modo sostenibile e ripristinare ecosistemi naturali o modificati, che affrontano in modo efficace e adattivo le sfide sociali, fornendo contemporaneamente benefici per il benessere umano e la biodiversità”.
Gran parte della popolazione mondiale non ha accesso sufficiente agli spazi verdi, in particolare le persone che vivono nelle città. Questo accesso limitato è associato a un carico di mortalità che potrebbe essere prevenuto.
Migliorare la salute pubblica, l’equità sanitaria e la giustizia sociale richiede politiche e pratiche che coinvolgano co-progettazione, co-implementazione, co-valutazione e co-adattamento di soluzioni per creare (o ricreare) lo spazio verde e blu, e la necessità di far fronte a importanti lacune nella fase di implementazione e attuazione di tali politiche.
Una progettazione del paesaggio urbano improntata alla creatività può incoraggiare le persone verso comportamenti che promuovono la salute. Tuttavia, per migliorare gli spazi verdi e blu sono necessari approcci integrati che coinvolgano la ricerca, l’advocacy, la politica e la pratica per contribuire alla salute della popolazione, alla qualità ambientale, alla resilienza verso i cambiamenti climatici, al miglioramento della biodiversità e alla riduzione delle disuguaglianze.
Quali sono le sfide da affrontare
La Ricerca Scientifica
I disegni di ricerca
Ad oggi, gran parte delle attuali evidenze sul verde e blu urbani provengono da studi trasversali e, in misura minore, da studi osservazionali longitudinali, con poche prove da studi di tipo sperimentale o quasi sperimentale.
Numerose ricerche e politiche, considerano la semplice vicinanza o la possiblità di accedere agli spazi cittadini verdi e blu come proxy dell’usufruirne. Ma informazioni riferite a distanza, dimensioni e aspetti qualitativi di tali luoghi sono scarse e potrebbero avere invece un impatto benefico per la salute.
Sono perciò stati proposti nuovi indicatori, come la triade 3-30-300 per gli spazi verdi: ogni cittadino dovrebbe essere in grado di vedere almeno 3 alberi dalla propria casa, dovrebbe avere il 30% di copertura arborea nel proprio quartiere e non dovrebbe vivere a più di 300 m di distanza dal parco o dallo spazio verde più vicino. Tuttavia raramente questi indicatori sono stati presi in esame e potrebbero differire in base a contesti con diversi livelli di densità di popolazione e status socioeconomico.
È necessario comprendere come aspetti dei luoghi tipo la biodiversità possano giovare alla salute umana e come la densificazione delle città stia aumentando gli effetti delle isole di calore. Tuttavia le evidenze scientifiche suggeriscono che la semplice possibilità di vedere luoghi verdeggianti, a prescindere dal frequentarli, potrebbe fornire benefici per la salute.
Ciò che conta è valutare con completezza gli interventi relativi ai luoghi urbani verdi e blu, ben coscienti della complessità dei conosciuti co-benefici, fattori confondenti e modificatori di effetto; della difficoltà di stabilire il periodo di tempo in cui misurare il cambiamento e determinare l’attribuzione; della natura multifunzionale e multistrato degli spazi di verde e di blu presenti nel tessuto urbano.
Il ciclo di ricerca-politica-pratica intorno a questi luoghi è spesso non allineato riguardo ai tempi, agli attori e alle priorità. Ne consegue che la base di prove disponibili è insufficiente e non si focalizza su ciò che funziona, per chi funziona o dove si collocano i problemi.
Differenti popolazioni e l’equità
Sostanziali segmenti della popolazione (molti appartenenti a gruppi svantaggiati ed emarginati) hanno, rispetto a chi proviene da ceti sociali abbienti, minore accesso e quindi meno utilizzo delle aree verdi e blu della città, con conseguenze per la loro salute e benessere.
La qualità di questi spazi cittadini è solo in parte radicata nella disparità di accesso. Sebbene le aree svantaggiate non lo siano necessariamente in termini di quantità di spazi verdi rispetto alle aree più benestanti, è la carenza di strutture, servizi di qualità e i problemi di sicurezza che caratterizza gli spazi verdi di queste aree e che spesso ne limita la praticabilità.
Chi è affetto da malattie croniche, da svantaggio socioeconomico e coloro che si sentono esclusi e ai margini hanno molte meno probabilità di usufruire delle aree verdi e blu della loro città, anche se probabilmente ne trarrebbero i maggiori benefici. Poco si sa circa il non utilizzo di questi luoghi, tuttavia le scarse prove scientifiche suggeriscono che la cultura (compresi i valori personali), la poca disponibilità di tempo e la qualità di questi spazi sono maggiori determinanti del non farne uso rispetto alla loro assenza nei dintorni.
Misure e dati
La ricerca viene spesso criticata perché ha tempi lunghi ed è di scarso rilievo per la politica e la pratica.
Come rimediare? Facendo ricorso a dati amministrativi di qualità, co-sviluppando approcci e metodi che coinvolgano i cittadini (insieme agli operatori e ai responsabili politici) e che esplorino fonti di dati in tempo reale e molto ricchi di dati di comunità.
Ad esempio, l’utilizzo di modelli di mobilità in tempo reale basati su Google durante la prima ondata di COVID-19 ha mostrato che le visite a parchi, spiagge e altri luoghi di svago sono diminuite di circa il 25% in Africa, del 50% a livello globale e del 60% in America Latina e nei Caraibi.
Sono carenti i dati sull’ubicazione e la natura degli spazi verdi e blu, la loro qualità e biodiversità, i livelli di utilizzo, le esperienze e le percezioni degli utenti, mancano di coerenza e in genere non sono guidati dalla comunità. Dati, metodi e strumenti spesso hanno strutture di governance differenti, sono di difficile accesso e conservati in contesti accademici a silos, separati gli uni dagli altri.
Comprendere i meccanismi
Sebbene siano dimostrati gli effetti positivi del verde e del blu pubblici sulla salute e sul benessere, non sono ancora completamente compresi i meccanismi che potrebbero differire considerevolmente tra i gruppi di popolazione. Si propone perciò un quadro concettuale che comprenda la salute e i co-benefici delle aree cittadine verdi e blu (figura). L’obiettivo di questa cornice teorica è fornire una base per affrontare le grandi lacune esistenti in letteratura sulla tipologia, i determinanti e l’entità dei contributi delle aree urbane di verde e di blu. Un esempio: è essenziale comprendere i meccanismi attraverso i quali questi spazi naturali sono benefici per la salute – l’attività fisica, l’interazione sociale, l’esposizione alla vista, le caratteristiche ambientali (riduzione dell’inquinamento e mitigazione del calore) – quali meccanismi sono più importanti; e in che modo contribuiscono diversamente tra i gruppi di popolazione.
Tuttavia un limite della ricerca sui meccanismi è la separatezza degli ambiti tematici in cui si svolge, senza scambi e utilizzando approcci e strumenti di misurazione non compatibili.
Gli Spazi blu
Gli spazi blu sono positivamente associati alla salute a livello di popolazione, tra cui l’obesità, la mortalità per tutte le cause, la salute generale e la salute mentale. Tuttavia, molta ricerca li ha trascurati a favore delle aree verdi. La salute pubblica è considerata solo indirettamente nella rigenerazione degli spazi blu urbani e il potenziale per utilizzare la rigenerazione degli spazi blu urbani come intervento sanitario basato sulla comunità deve ancora essere realizzato.
Inoltre per sua natura, gli spazi blu sono distribuiti in modo non equo e se esiste la possibilità di aumentare la quantità di spazi verdi nelle aree urbane, gli spazi blu sono invece in gran parte fissi (anche se l’accesso può essere migliorato, ad esempio, attraverso sentieri e la fornitura di laghetti artificiali), questo rappresenta un’ulteriore sfida.
La Valutazione economica
Sono pochi gli studi che hanno valutato il rapporto qualità prezzo di interventi volti a migliorare gli spazi verdi e blu esistenti nelle città, e gran parte delle valutazioni esistenti non affronta in modo esaustivo gli effetti sulla salute e sulla società.
Alcuni studi hanno dimostrato che questi spazi naturali possono contribuire a migliorare la salute mentale e a ridurre lo stress, in particolare nelle comunità più svantaggiate, il che può implicare notevoli risparmi sull’assistenza sanitaria. Uno studio ha dimostrato che ogni aumento del 10% di esposizione ad un luogo verde o blu si traduce in una diminuzione del numero di sintomi di salute fisica e mentale, che equivale a una riduzione di 5 anni di età. Allo stesso modo, Nel Regno Unito, una parte dei costi annuali causati dall’inquinamento atmosferico potrebbe essere evitata aumentando e migliorando la qualità degli spazi urbani di verde e di blu.
Tuttavia, le prove scientifiche che dimostrano i benefici economici di luoghi naturali cittadini rimangono scarse e poco convincenti per alcuni responsabili politici, in particolare se bilanciate con le richieste legate al mercato nei paesi ad alto reddito o con la densificazione della popolazione nei paesi a basso reddito e medio reddito. Pochi studi hanno tentato di considerare una gamma completa di benefici monetari degli interventi sulle aree urbane verdi e blu. In una revisione è stato raccolto un corpus importante di studi sui benefici dei luoghi verdi e blu, inclusi i valori dei terreni e delle proprietà, il turismo, le attività ricreative e il tempo libero, la salute e il benessere, l’occupazione e la produttività, l’adattamento e la mitigazione dei cambiamenti climatici e la biodiversità, ma è scarsa la solidità delle prove rispetto alla salute e all’economia. È fondamentale disporre di dati economici più ampi e solidi, in quanto potrebbero modificare la priorità di decisioni che altrimenti si baserebbero su una sottostima dei rendimenti del capitale investito.
Il verde e blu nelle città dei paesi a basso e medio reddito: un ambito in evoluzione
Pochi sono gli studi di ricerca dedicati alle aree urbane verdi e blu nei paesi a basso e medio reddito.
Eppure in questi paesi, la rapida urbanizzazione avrà importanti implicazioni per la salute e il benessere di chi vive in città. Un esempio: l’urbanizzazione più rapida si sta verificando nell’Africa subsahariana, con oltre il 50% della popolazione che si prevede vivrà nelle città entro il 2030. Si tratta di un rapido cambiamento che spesso implica povertà e sovraffollamento, con il proliferare di baraccopoli caratterizzate da lavoro precario e irregolare e alti tassi di criminalità. Questo contesto è un’area a cui indirizzare la ricerca futura, perché sono molte le città situate in paesi a basso e medio reddito che stanno affrontando il carico a livello di sistema di malattie trasmissibili e non, oltre ad eventi estremi causati dai cambiamenti climatici.
Ipoteticamente, si ritiene che il verde e blu urbani siano ugualmente benefici per la salute nei paesi a basso reddito come nei paesi ad alto reddito. Tuttavia, il contesto difficile e la ricerca scientifica ancora carente sono ostacoli all’adozione di politiche favorevoli. Inoltre i risultati nei paesi ad alto reddito potrebbero non essere generalizzabili ai paesi a basso reddito, per l’alto rischio e il carico delle malattie trasmissibili, gli elevati livelli di povertà, le poche infrastrutture oltre alle differenze di natura culturale.
Due recensioni su verde e blu urbani nei paesi a basso e medio reddito includevano le seguenti raccomandazioni:
•modifiche degli strumenti di raccolta dei dati per facilitare la ricerca a basso costo nei paesi a basso e medio reddito;
•comprensione delle conseguenze indesiderate e dei potenziali effetti negativi del verde e blu urbani come l’aumento della prevalenza dell’asma e allergia ai pollini, malattie trasmesse da vettori (p.es., riproduzione di zanzare portatrici di dengue) e molestie e fastidi a livello sociale;
•una migliore conoscenza dei fattori di moderazione, quali la criminalità, le disuguaglianze, l’inquinamento ambientale e l’abbandono di rifiuti;
•comprendere la relazione tra spazi verdi e blu e salute, in particolare la salute mentale, per gli insediamenti informali e le baraccopoli. Inoltre gli studi di ricerca dovrebbero includere oltre le grandi città anche la città più piccole.
Sebbene non siano limitati ai paesi a basso e medio reddito, i climi aridi creano sfide speciali per incrementare e sviluppare spazi verdi e blu, che peggioreranno solo con il rapido cambiamento climatico. Sarà necessaria una ricerca creativa e mirata per identificare soluzioni fattibili per questi contesti difficili.
Politica e pratica
Valutazioni delle politiche
La politica sottolinea la necessità di spazi verdi e blu in città. La nuova agenda urbana afferma che “gli spazi verdi possono ridurre la povertà urbana, attraverso azioni di rigenerazione nelle città, la creazione di spazi sicuri e di socializzazione per favorire integrazione e interazione e l’accesso a servizi di qualità”. Tuttavia, alcune politiche possono anche senza volerlo, espandere il divario tra chi è privilegiato e chi è svantaggiato, a causa della gentrificazione (progressivo cambiamento socioculturale di un’area da proletaria a borghese a seguito dell’acquisto di immobili da parte di soggetti abbienti, con conseguente rivalutazione sul mercato) o della distribuzione non equa di spazi verdi di elevata qualità.
È necessario valutare le politiche per sviluppare approcci più efficaci, consultivi, partecipativi ed equi e per sapere quali politiche hanno funzionato.
Co-creazione
Per co-creazione si intende il coinvolgimento di ricercatori, decisori politici e professionisti che lavorano integrando in un circolo virtuoso la comunità. I processi partecipativi possono fornire una maggiore conoscenza delle connessioni di un individuo con lo spazio pubblico e possono aiutare a comprendere l’interazione diretta, attiva e talvolta conflittuale della popolazione con il proprio ambiente.
L’approccio del diritto alla città supporta un nuovo tipo di politica urbana che riconosce a tutti, in particolare a chi vive in condizioni di emarginazione, non solo il diritto di vivere in città ma, in quanto abitante, il diritto di plasmarla, co-progettarla e rendere operativa un’agenda urbana per i diritti umani.
Fattori politici
È importante scoprire e sfruttare le leve politiche utili a sostenere le azioni indirizzate agli spazi di verde e blu delle città, anche attraverso la ricerca di nuovi modalità con cui i decisori politici collaborano con ricercatori, professionisti e cittadini della comunità. Questi approcci devono essere accompagnati da valutazioni globali, comprese valutazioni dell’impatto sulla salute, per rafforzare la base di dati.
Saranno necessari inoltre, un’adeguata formazione e sostegno, per garantire una comunicazione efficace, la collaborazione e la co-creazione tra ricercatori, responsabili politici, professionisti e cittadini. Per promuovere la nuova agenda urbana sono state create reti (GREEN-PA), oltre a un archivio dell’OMS per l’azione locale per la salute, che include risorse e strumenti sul verde e blu urbani e l’Agenda di Ricerca sulla Salute Urbana.
È prioritario adottare politiche pubbliche intersettoriali, tenendo sistematicamente conto delle implicazioni sanitarie, sociali ed economiche delle decisioni, ricercare sinergie e contribuire a evitare effetti dannosi per la salute e la società e conseguenze indesiderate, in particolare nei sottogruppi di popolazione più svantaggiati.
Leadership e definizione delle priorità
Le prove scientifiche sull’efficacia degli spazi urbani verdi e blu non sono sufficientemente prese in considerazione e spesso i processi decisionali non procedono in modo armonico e congiunto. I leader di numerosi settori riconoscono il potenziale del verde e blu pubblici, ma sono incerti su come agire, se dare supporto in prima persona o affidare la responsabilità a una differente unità amministrativa. Ne consegue che il verde e blu urbani sebbene menzionati in documenti politici, di fatto poi vengono spesso sottovalutati dai decisori, che devono far fronte alle pressioni di lobby concorrenti, dall’edilizia abitativa, alle imprese e i trasporti.
Le aree verdi e blu nella città fanno parte del lavoro dei professionisti urbani – ingegneri delle infrastrutture, progettisti e pianificatori urbani, professionisti dei parchi e delle attività ricreative, ecologisti e gestori di comunità. Progettare e promuovere spazi voluti e deliberati o installarne invece di informali deve essere indirizzato a ottenere il massimo di benefici per la salute.
Attribuire risultati specifici agli spazi verdi e blu è difficile, tuttavia sintetizzare e simulare le evidenze nel contesto di un quadro comune, può contribuire ad affrontare questa sfida, con studiosi e ricercatori integrati nella pratica e nelle comunità.
Integrare le aree verdi e blu delle città
Gli spazi urbani di verde e blu vengono considerati dai medici, dai professionisti della sanità pubblica e dagli urbanisti come risorse fisiche a sé, separate, senza riconoscere che la salute e i co-benefici in ambito sociale, ambientale ed economico dipendono dall’integrazione con l’ambiente urbano circostante (si parla di connessione sociale, culturale e fisica).
I sistemi complessi che governano il verde e blu urbani richiedono di pensare in modo sistemico, perché vengano identificate le leve a monte e i fattori chiave utili a progettare e implementare interventi a livello di sistema. Senza trascurare la trasferibilità degli interventi a differenti ambienti culturali e socioeconomici.
Sono auspicabili soluzioni su larga scala ed efficaci in termini di costi e di riduzione delle disuguaglianze, strategie per soddisfare le plurime esigenze dei fornitori, dei professionisti, dei decisori politici e dei partner industriali, che dovrebbero tutti contribuire, insieme ai cittadini, alla progettazione e all’attuazione degli interventi di verde e blu urbani.
E la comunità?
Gli approcci co-guidati dai cittadini, protagonisti con altri attori della pianificazione e creazione di spazi verdi e blu e della loro valutazione completa sono rari. Esistono forme di consultazione della comunità che spesso sono di tipo performativo (possibilità di esprimere le proprie opinioni e idee) e vedono la partecipazione di poche voci attive nella comunità. Le conseguenze potrebbero tradursi in luoghi urbani non appropriati o contestati che rispondono ai bisogni solo di alcuni gruppi della comunità. Pertanto sono necessari approcci autentici e inclusivi alla co-progettazione, alla co-implementazione, alla co-valutazione e alla co-trasferibilità che coinvolgano diversi gruppi di cittadini, comunità, attuatori, esperti di contenuti e responsabili politici.
Tratto dallo studio: Hunter RF, Nieuwenhuijsen M, Fabian C, et al. Advancing urban green and blue space contributions to public health. Lancet Public Health 2023; 8: e735-42.
Foto di Daria Agafonova su Pexels
testo di Paola Capra DORS