La pietra ingegnerizzata, nota anche come pietra artificiale, è ampiamente utilizzata per superfici di cucine, piani per banconi di bar, pareti e pavimenti di bagni, come alternativa economica a prodotti naturali come marmo e granito. Ma c’è un problema: è un prodotto realizzato con polveri contenenti silice libera cristallina in percentuali fino al 98% legate con una resina polimerica. Può quindi dare origine a esposizioni elevate a silice cristallina libera e respirabile. Dal 1° luglio 2024 l’Australia ne ha vietato l’uso, la vendita e la produzione.
Dal 1° luglio 2024 l’Australia ha vietato l’uso, la vendita e la produzione di qualsiasi pietra ingegnerizzata con più dell’uno percento di silice sotto forma di piani di lavoro, lastre e pannelli, mentre non sono vietate piastrelle e altri prodotti e neppure riparazioni e rimozioni, ma sono regolamentate più severamente [1]. Questa politica di divieto è la prima del suo genere e ricorda i divieti dell’uso degli amianti e dei prodotti in amianto in vigore oggi in almeno 70 paesi nel mondo; in Australia il divieto dell’uso della pietra artificiale è stata preceduta e poi accompagnata da un notevole impegno documentario ed informativo [2].
La pietra ingegnerizzata, nota anche come pietra artificiale, è un prodotto realizzato con polveri contenenti silice libera cristallina in percentuali fino al 98% legate con una resina polimerica.
La pietra artificiale è ampiamente utilizzata per superfici di cucine, piani per banconi di bar, pareti e pavimenti di bagni, come alternativa economica a prodotti naturali come marmo e granito. È un prodotto impermeabile, antigraffio, resistente e più versatile di molte pietre naturali. Il suo uso è cresciuto in modo notevole a partire dal 2010 e si stima che il mercato globale valga oggi circa 25 miliardi di dollari all’anno. A differenza delle pietre naturali che contengono al massimo percentuali di silice libera cristallina sino al 40%, con l’eccezione di alcune quarziti brasiliane poco usate in Italia che arrivano al 90%, la pietra artificiale ne contiene fino al 95% e, quando viene tagliata, può dare origine a esposizioni elevate a silice cristallina libera e respirabile. Inoltre per i prodotti di colore bianco viene usata cristobalite, una forma di silice cristallina che, secondo alcuni studi, può avere più importanti effetti fibrogenici sul polmone.
Il motivo delle misure drastiche adottate in Australia è da ricondurre alla sorprendente evidenza di nuovi casi di silicosi acuta o accelerata anche in persone relativamente giovani che hanno lavorato con prodotti in pietra ingegnerizzata. Molti di questi casi sono stati di gravità tale da richiedere il trapianto polmonare [3]. La silicosi associata alla pietra ingegnerizzata non è limitata all’Australia e casi analoghi sono stati descritti in tutti i paesi industrializzati, tra cui Israele, Spagna, Belgio, Stati Uniti, Italia, Cina e Gran Bretagna [4]. Questa evidenza suggerisce che è in atto un’epidemia globale di una patologia nota da secoli ma che è nuovamente emersa in modo drammatico a causa dell’introduzione di nuovi materiali, che hanno portato a morti premature, spesso in forze lavoro vulnerabili. Sempre riguardo alla silicosi, un evento simile si era già verificato nel primo decennio del 2000 con l’introduzione dell’invecchiamento artificiale con sabbiatura dei tessuti denim per jeans e prima ancora con l’uso di “gessi” contenenti alte percentuali di cristobalite usati in oreficeria per la fusione a cera persa.
La particolare gravità delle silicosi correlate alla pietra artificiale è dovuta innanzitutto alla elevatissima percentuale di silice, ma non è da escludere che anche l’associazione con resine leganti e l’elevata presenza di cristobalite soprattutto nelle pietre bianche abbia responsabilità nella particolare aggressività delle polveri che si producono durante la lavorazione [5]. Pietre naturali, come granito e arenarie, che in passato producevano silicosi ad andamento più lento e cronico, hanno un contenuto di silice cristallina molto più basso e gli interventi di controllo delle esposizioni maggiori negli ultimi decenni hanno impedito l’insorgenza di silicosi acute. Queste silicosi pressoché silenti ad insorgenza tardiva, non destano abitualmente troppo scalpore, anche se in realtà costituiscono un fattore di rischio non trascurabile per il tumore polmonare.
Molti dei casi rilevati sono associati a lavorazioni successive alla produzione, alla fase di montaggio e sagomatura, quando il taglio o la fresatura avviene con strumenti meccanici e in assenza di controllo delle emissioni di polveri e di protezione personale mentre nella produzione, che generalmente avviene in aziende di maggiore dimensione, è possibile e più semplice controllare il rischio, e ciò avviene già in molte linee produttive. Le misurazioni della esposizione a silice libera cristallina e le simulazioni in laboratorio rendono conto della gravità delle esposizioni che si realizzano nella lavorazione anche a umido della pietra artificiale. Le esposizioni di punta, massive, anche se di breve durata, durante il taglio o la modellatura della pietra ingegnerizzata sono particolarmente elevate e sembra che proprio queste possano avere un ruolo decisivo nell’indurre quella particolare fibrosi polmonare [6].
Sebbene il divieto di utilizzare sostanze chimiche o prodotti pericolosi nei luoghi di lavoro per proteggere la salute dei lavoratori sia da considerare la misura più efficace e la prima da prendere sollecitando la sostituzione con prodotti alternativi meno pericolosi, tuttavia questa pratica non è stata troppo seguita. A parte l’esempio dell’amianto, il cui divieto è intervenuto nei paesi che lo hanno adottato, molto tardivamente, a danno ormai consumato, in altri casi, come quello del benzene, della formaldeide, della stessa silice e più in generale per le sostanze valutate come cancerogene per l’uomo, si sono adottati valori limite di esposizione molto cautelativi o divieti parziali per specifiche attività produttive, in genere quelle dove prevalevano attività artigianali e dove è più difficile attuare misure di controllo del rischio e verificane l’efficacia.
La domanda opportuna è se l’esempio australiano di divieto dell’uso della pietra ingegnerizzata debba essere seguito da altri paesi ed anche nella Unione Europea. In un recente editoriale su Exposure, la rivista ufficiale della British Occupational Hygiene Society (BOHS), Brampton ha spiegato perché la BOHS è contraria al divieto della pietra ingegnerizzata nel Regno Unito, nonostante il recente rilievo di casi di silicosi nel settore. Egli argomenta come i rischi presentati dalla pietra ingegnerizzata possano essere adeguatamente controllati applicando i principi di una buona pratica di igiene del lavoro, principi che però, come ricorda lo stesso autore, nel passato in Gran Bretagna, come altrove, e specialmente in Italia, sono stati ampiamente disattesi. Brampton sostiene che, nonostante la sostituzione di un prodotto pericoloso sia il primo e principale obbiettivo da porsi, tuttavia i divieti sono in generale difficili da applicare e facilmente aggirabili, soprattutto quando vanno a colpire interessi economici elevati. Egli osserva inoltre che altrimenti qualsiasi lavorazione a secco di materiali molto diffusi, ad alto contenuto di silice, ad esempio oltre il 70 percento, o semplicemente dove è probabile che vi sia silice, ma in percentuale sconosciuta, dovrebbero essere vietate [7].
È nostro parere che la natura del pericolo presentato dalla pietra artificiale sommata alla difficoltà di garantire che tutti i datori di lavoro e i lavoratori siano consapevoli dei rischi e rispettino le necessarie misure di controllo, giustifichi la politica del divieto. Sappiamo anche che gli artigiani e le piccole aziende non riescono sistematicamente a mettere in atto nemmeno i controlli rudimentali per prevenire l’esposizione dei propri lavoratori e vediamo l’enorme carico di malattie che ciò causa. Inoltre, occorre sempre rammentarlo, seguendo le abituali norme di prevenzione, che l’eliminazione e/o la sostituzione con materiali meno pericolosi è più efficace quando vengono adottate misure generali di tutela, molto più garantiste per qualsiasi sostanza.
Le prime esperienze provenienti dall’Australia suggeriscono che il divieto ha già portato a innovazioni incoraggianti nel settore con lo sviluppo di nuovi prodotti con un contenuto di silice nullo o molto basso, tendenza auspicabile tanto nei paesi più industrializzati che in quelli meno industrializzati. Nell’Unione Europea il divieto potrebbe essere possibile applicando la più recente Direttiva sugli agenti chimici (Direttiva 98/24/CE).
Affidandosi esclusivamente al mercato, occorre considerare che questo non si preoccupa della salute dei lavoratori e che a fronte della possibilità di disporre di una superficie resistente al calore, antigraffio e bella, se non vi sono regole da far applicare il costo in vite umane pesa poco.
Sono in corso ricerche per capire se ci sono proprietà specifiche della pietra ingegnerizzata che creano rischi aggiuntivi e ciò è un fatto positivo. Limitare la domanda e l’offerta di materiali ad alto contenuto di silice dovrebbe fornire lo stimolo economico per incoraggiare la formulazione e l’adozione di prodotti alternativi purchè questi siano effettivamente meno pericolosi di quelli che vanno a sostituire [8].
Fabio Capacci e Franco Carnevale, Medici del Lavoro, Firenze
Bibliografia
- Kromhout H., van Tongeren M., Cherrie J. W, Kromhout H., Should engineered stone products be banned? Occup Environ Med 2024;81(7):329-330.doi:10.1136/oemed-2024-109708.
- https://www.safeworkaustralia.gov.au/media-centre/news/new-model-whs-regulations-will-help-protect-workers-silicosis
- Shou-Chien H., Yun-Ju C., Hao-Yi F., Chih-Wei W., Han-Jui L., Yu-Chung T., Successful lung transplantation for artificial stone-associated accelerated silicosis: a case report, Industrial Health 2024;62:209–214. doi: 10.2486/indhealth.2023-0093.
- Leso V., Fontana L., Romano R., Gervetti , Iavicoli I, Artificial Stone Associated Silicosis: A Systematic Review, Int. J. Environ. Res. Public Health 2019;16:568-585. doi: 10.3390/ijerph16040568.
- Di Benedetto F., Giaccherini A., Romanelli M., Montegrossi G., Belso E., Capella S., Zoleo A., Arcangeli G., Marinaccio A., Gottardo O., Capacci F., A study of radicals in industrial raw cristobalite powders, Physics and Chemistry of Minerals 2021, 48, 9, 1-9. org/10.1007/s00269-020-01127.
- Johnson DL, Phillips ML, Qi C, et al. Experimental evaluation of respirable dust and crystalline silica controls during simulated performance of stone countertop fabrication tasks with powered hand tools. Ann Work Expo Health 2017;61:711–7 doi: 10.1093/annweh/wxx040.
- https://www.britsafe.org/safety-management/2024/engineered-stone-worktops-and-silicosis-a-challenging-problem
- Carey R., Ramkissoon C., Engineered stone is now banned. But how safe are the alternatives? Medical Press (2024, July 1), retrieved 29 October 2024 from https://medicalxprecom/news/2024-07-stone-australiasafe-alternatives.htm
fonte: https://www.saluteinternazionale.info/2024/12/pietra-artificiale-e-silicosi/