Peppe Brescia presenta il rapporto dell’Osservatorio penitenziario adulti e minori del Collegio del Garante nazionale dei Detenuti sulla situazione del carcere italiano
Lo scorso 27 Novembre è stato divulgato il report analitico dell’Osservatorio penitenziario adulti e minori del Collegio del Garante nazionale dei Detenuti, su statistiche del Dipartimento Amministrazione Penitenziaria e del Dipartimento Giustizia Minorile e di Comunità aggiornate al 25 Novembre 2024. Il documento – che trovate scaricabile anche qui – costituisce l’ulteriore conferma del cronico stato emergenziale vissuto dal sistema penitenziario nazionale, tra ampliamento delle maglie detentive, disomogeneità regionali e inagibilità strutturali.
Il tasso di sovraffollamento, attestato in otto istituti su dieci e in diciotto regioni su venti, non è neanche più definibile una notizia, quanto piuttosto come l’emblema del collasso delle politiche di populismo penale proposte dall’esecutivo: 62.410 detenuti per 46.771 posti disponibili. Uno scarto, quest’ultimo, di 4.478 unità rispetto alla capienza regolamentare, stimata a 51.165 posti. Dal 2013, anno della sentenza Torreggiani, le carceri italiane non sono mai state così popolate.
La riflessione circa l’opportunità di attuare provvedimenti di clemenza, oltre che dalle statistiche sulle presenze, è corroborata dai numeri riguardo la durata delle pene: 10mila reclusi risultano in attesa di giudizio, 16mila detenuti alle prese con un residuo pena entro i due anni. Gli ICAM ospitano sedici madri con diciotto figli al seguito. Persone per le quali il ricorso a soluzioni come la collocazione in case famiglia, oltre che auspicabile, si renderebbe di immediata praticabilità.
Agli oltre 60mila detenuti si aggiungono infine le più di 48mila persone sottoposte a misure alternative alla detenzione, suddivise tra affidamento in prova, detenzione domiciliare e semilibertà.
Se molto di quanto detto rappresenta una triste consuetudine, risulta di contro allarmante constatare i dati inerenti la giustizia minorile, mai sotto pressione come nel corso dell’attuale frangente. Secondo l’ultima rilevazione, effettuata lo scorso 24 Novembre, a fronte di 534 posti disponibili sono 563 i reclusi minorenni: 105% il tasso di sovraffollamento. A Ottobre 2022, momento di insediamento del governo Meloni, le carceri minorili ospitavano 392 persone: in 25 mesi il numero di detenuti minorenni è cresciuto a un ritmo pari quasi al 40%. La situazione non migliora guardando ai numeri dell’istituto di Pontremoli, il solo IPM femminile presente sul territorio nazionale: 32 detenute per 26 posti.
L’aspetto della relazione che tuttavia desta maggior preoccupazione è l’assenza di informazioni dedicate all’approfondimento dei servizi socio-sanitari effettuati all’interno degli istituti penitenziari, fattore dirimente a garanzia della tutela della salute di chi è privato della libertà. Alcuni dati, seppur presentati in maniera discontinua, appaiono comunque indicativi: si apprende, ad esempio, che sono almeno 99 i detenuti a vivere al di sotto della disponibilità di 3 mq, indicata dalla Corte Europea dei Diritti Umani come standard minimo di vivibilità, e che sono oltre 15.500 coloro che abitano uno spazio compreso tra i 3 e i 4 mq.
Su 19 decessi da accertare, in soli tre casi è stato ufficializzato un effettivo accertamento. Non solo: si conta un aumento di circa 500 casi di autolesionismo, in totale prossimi alla soglia degli 11.800, e, in quello che si preannuncia come l’annus horribilis in merito al numero dei suicidi, un incremento di 144 atti tentati. Informazioni che appaiono utili a delineare un contesto generale, ma non a comprenderne a fondo le dinamiche e le specificità. Le cifre estrapolate dalla relazione gettano l’ennesima ombra inquietante sulle condizioni delle strutture e di chi, in quelle strutture, vive e lavora, sollevando le consuete perplessità ed evidenziando la necessità di maggior sollecitudine da parte degli organi preposti a sorvegliare.
Azione di vigilanza che, come avvenuto in altre occasioni, passa attraverso l’intervento della società civile: nei giorni scorsi, infatti, Associazione Luca Coscioni ha comunicato l’intenzione di predisporre una formale richiesta di accesso agli atti delle amministrazioni penitenziarie, al fine di assicurare la corretta e dovuta trasparenza istituzionale.
fonte: https://www.fuoriluogo.it/mappamondo/carcere-i-dati-della-vergogna/