Cristiano Cantore e Alessandro Catalano analizzano l’impatto della politica monetaria sulla disuguaglianza, un tema divenuto centrale con il ritorno dell’inflazione in Europa e negli Stati Uniti. I due autori, passando in rassegna la rilevante letteratura empirica e teorica, esaminano i principali canali attraverso cui la politica monetaria incide sulla disuguaglianza e la complessità e ambivalenza dei vari effetti, di cui comunque la banche centrali dovrebbero tenere conto nelle loro decisioni.
Negli ultimi anni l’economia globale è stata caratterizzata da un ritorno dell’inflazione a livelli elevati, che hanno costretto le banche centrali, sia in Europa che negli Stati Uniti, a adottare politiche monetarie restrittive. Queste misure, pur necessarie per stabilizzare i prezzi, hanno suscitato un dibattito acceso sulle loro implicazioni distributive. Le politiche monetarie non solo influenzano la stabilità macroeconomica, ma hanno anche effetti sulla distribuzione dei redditi e della ricchezza, sollevando interrogativi su quale ruolo tali effetti debbano giocare nelle decisioni delle autorità monetarie. In questo contesto, il presente articolo esamina i principali canali attraverso i quali la politica monetaria può impattare sulla disuguaglianza economica, con un focus sulle evidenze empiriche e teoriche più recenti.
Già tra il 2015 ed il 2016 due figure di spicco, come Ben Bernanke e Mario Draghi, avevano ragionato sulle possibili implicazioni delle decisioni di politica monetaria per la distribuzione dei redditi e della ricchezza e sull’opportunità di tenere conto di tali implicazioni nell’attività decisoria delle Banche Centrali. Parallelamente, un forte corpus di letteratura economica ha mostrato evidenze teoriche ed empiriche di vari canali di trasmissione attraverso i quali le decisioni di politica monetaria influenzano vari aspetti della disuguaglianza economica. Tuttavia, il risultato complessivo risulta ambivalente.
Diversi studi empirici (cfr. Coibion, et al., 2017; Lenza et al., 2024) suggeriscono la dominanza di due principali canali di trasmissione: l’eterogeneità nelle fonti di reddito delle famiglie (Income Composition Channel) e l’eterogeneità nelle retribuzioni e nelle dinamiche del mercato del lavoro (Earnigns Heterogeneity Channel).
Il primo canale sottolinea che la varietà nella composizione delle fonti di reddito delle famiglie e la loro diversa reazione alle variazioni dei tassi di interesse sono causa di effetti eterogenei lungo la distribuzione dei redditi. Generalmente, un’elevata quota delle entrate delle famiglie ad alto reddito proviene da fonti aziendali (come profitti e dividendi) e operazioni sui mercati finanziari, oltre che da redditi da lavoro; dall’altro lato, le famiglie a basso reddito tendono a ricevere spesso sussidi e trasferimenti pubblici. Le fonti aziendali e finanziarie sono fortemente connesse alle decisioni delle autorità monetarie, mentre ciò non vale per i sussidi. Dunque, una politica monetaria restrittiva comporta un danneggiamento maggiore per le famiglie ad alto reddito piuttosto che per quelle a basso reddito, contribuendo a ridurre le disuguaglianze; al contrario, politiche monetarie espansive tenderebbero ad aumentare la disuguaglianza favorendo una crescita più decisa del reddito delle famiglie benestanti.
Studi empirici sul secondo canale, che si riferisce agli effetti eterogenei sul mercato del lavoro, sottolineano che grandezze come le ore lavorate, i salari, e più in generale la dinamica dell’occupazione e disoccupazione, reagiscono in modo differente lungo la distribuzione dei redditi. Si evidenzia come le retribuzioni e la dinamica occupazionale siano più volatili per i percettori di redditi più bassi (cfr. Amberg, et al., 2022; Broer, et al, 2021; Mumtaz, et al., 2017); difatti, durante le restrizioni monetarie, accompagnate da fasi recessive, costoro vengono danneggiati maggiormente, amplificando le dinamiche di disuguaglianza. In Italia questo canale di trasmissione sembra aver contribuito ad attenuare la (notevolmente crescente) disuguaglianza nei redditi da lavoro; si rileva infatti, tra il 1999 ed il 2018, un’associazione significativa fra politiche monetarie espansive e riduzione della disuguaglianza salariale, dovuta principalmente alla crescita delle retribuzioni nella coda bassa della distribuzione (cfr. Beqiraj, et al., 2024).
Come è possibile notare, i due principali meccanismi implicano una relazione differente tra le decisioni monetarie e le dinamiche della disuguaglianza, sottolineando un’elevata complessità nella individuazione di una precisa relazione, dato che sia le famiglie nelle classi di reddito più alte sia quelle nelle classi più basse tendono a reagire in modo più pronunciato rispetto alle classi medie (cfr Amberg, et al., 2022).
In aggiunta, accanto ai due precedenti canali, la letteratura teorica ed empirica ne suggerisce ulteriori, che indirettamente comportano effetti distributivi del reddito e della ricchezza di segno opposto, seppure con un’incidenza minore (cfr. Coibion, et al., 2017); sono canali spesso legati alle dinamiche dell’inflazione e del rapporto indiretto tra famiglie creditrici e debitrici, basati sull’assunzione che le famiglie ad alto reddito siano più inclini ad essere risparmiatrici e quelle a basso reddito ad assumere posizioni debitorie.
Le variazioni dei tassi di interesse comportano difatti una diretta redistribuzione fra creditori e debitori (Savings Redistribution Channel), con i primi che, a seguito di un aumento dei tassi, vedono i loro rendimenti crescere, ed i secondi che sono costretti a pagare interessi più elevati sui loro debiti, così aumentando la disuguaglianza.
L’eterogeneità nella composizione dei portafogli delle famiglie lungo la distribuzione dei redditi (Portfolio Composition Channel) tende ad influenzare le dinamiche distributive successive alle decisioni di politica monetaria. Aumenti dei tassi di interesse tenderebbero a favorire chi detiene prettamente moneta nei propri portafogli (generalmente le famiglie meno abbienti) e danneggiare chi detiene in prevalenza asset meno liquidi (famiglie benestanti), riducendo dunque la disuguaglianza.
Altri studi suggeriscono che anche il grado di connessione con i mercati finanziari può causare effetti distributivi delle politiche monetarie (Financial Segmentation Channel). Difatti, gli agenti economici che operano con maggiore frequenza sui mercati finanziari (generalmente le famiglie benestanti) tenderebbero ad essere influenzati prima, e in modo più deciso, rispetto a chi opera con minore frequenza. In questo caso, l’aumento dei tassi di interesse comporterebbe un danneggiamento più per loro che per gli altri agenti, diminuendo la disuguaglianza.
Si è anche evidenziato che le conseguenze sulle dinamiche dell’inflazione successive alle decisioni di politica monetaria hanno effetti redistributivi (Inflation Channel). Generalmente, dopo una restrizione monetaria l’inflazione tende a diminuire, comportando un vantaggio per i creditori nominali ed uno svantaggio per i debitori nominali, con un conseguente aumento della disuguaglianza di ricchezza.
Infine, uno studio recente (cfr Auclert, A., 2019) sottolinea effetti redistributivi legati a differenti esposizioni ai tassi di interesse reali (Interest Rate Exposure Channel), dove per esposizione si intende la differenza tra attività e passività finanziarie in un dato momento. Difatti, un incremento dei tassi di interesse comporta un trasferimento di ricchezza da agenti esposti negativamente, generalmente famiglie ad alto reddito che possiedono investimenti a lungo termine e che detengono una propensione marginale al consumo più bassa, verso gli agenti esposti positivamente, generalmente le famiglie a basso reddito che presentano un’alta propensione marginale al consumo ed investimenti a breve termine.
In conclusione, l’analisi dei molteplici canali di trasmissione della politica monetaria sulla disuguaglianza economica evidenzia una relazione complessa e ambivalente. I diversi meccanismi operano in direzioni opposte, a seconda delle caratteristiche delle famiglie e della natura delle politiche adottate, rendendo difficile stabilire una relazione univoca tra politica monetaria e distribuzione dei redditi. Tuttavia, comprendere tali dinamiche è cruciale per orientare le decisioni di politica economica verso obiettivi che bilancino stabilità macroeconomica ed equità sociale.
fonte: https://eticaeconomia.it/disuguaglianza-e-politica-monetaria/