Di fronte alla deriva autocratica, le consultazioni sono uno strumento per risanare i guasti di democrazia. Le elezioni americane, con la vittoria a valanga di Trump negli Stati decisivi e con il sostegno di immigrati e di ceti sociali poveri, conferma l’agonia della democrazia condizionata dai poteri finanziari e speculativi. Il controllo dei media rappresenta un altro aspetto di subordinazione dei cittadini e delle persone più deboli, usate come “parco buoi”. La metà degli elettori non ha votato – e quindi con il consenso esplicito solo del trenta per cento del popolo – la destra estremista si è assicurata il controllo del Congresso oltre quello della Corte Suprema.
Uno scenario senza contrappesi, da incubo. Sarà indispensabile un’analisi che scavi nel profondo sulla realtà della globalizzazione, sulla speculazione delle Borse, sull’industria delle armi e sulla conquista dello Spazio come parco giochi dei miliardari. L’autentico sicofante Elon Musk ha minacciato i giudici italiani, rei di avere applicato le leggi italiane ed europee; noi che sosteniamo, seguendo il pensiero di Sandro Margara, di non rispettare le leggi ingiuste e razziste chiamiamo alla disobbedienza civile, cominciando col boicottare X-Twitter e le auto Tesla.
Tornando al punto fondamentale e all’Italia: quale legittimità possiede oggi la democrazia rappresentativa? Chi rappresenta chi è un interrogativo che si pone con forza. Non è più tollerabile la truffa di ricorrere a leggi elettorali che consegnano il potere a minoranze neppure consistenti. L’assenza dei partiti e la crisi della politica hanno reso evidente la scomparsa della figura retorica del popolo e i cittadini sono ridotti a consumatori. Il gioco delle ombre e dei fantasmi cancella autonomia e soggettività; per non parlare della responsabilità. La provocazione non si ferma, infatti la proposta di elezione diretta del capo del governo darebbe il colpo finale alla democrazia che dalla finzione si trasformerebbe in autocrazia.
È immaginabile la riappropriazione dell’azione politica da parte dei cittadini? Come esortava a fare Carlo Rosselli, ricordando dieci anni dopo l’assassinio di Giacomo Matteotti che l’indicazione all’antifascismo era il carattere, l’antiretorica, l’azione. Il Parlamento è stato svuotato del potere legislativo ed è ridotto alla mera registrazione dei decreti legge; quindi l’esecutivo somma due funzioni. Altro che la separazione dei poteri! È un vizio che viene da lontano, ma il governo Meloni ha impresso una svolta autoritaria.
Con la pretesa di cambiare la storia d’Italia con la limitazione dei diritti politici e addirittura la condanna a cinque anni di carcere per atti di resistenza passiva. Punire la nonviolenza ha il senso – e speriamo non il risultato – di spingere allo scontro fisico, se non a prove di guerra civile. Ricostruire la partecipazione e la resistenza non è dunque facile. Un’arma a disposizione oggi è rappresentata dallo strumento del referendum.
Sono in campo quesiti decisivi, sulla sicurezza del lavoro, sull’autonomia differenziata delle regioni (anche se picconata dalla Corte costituzionale) e sulla cittadinanza di persone immigrate, che devono attendere più di dieci anni per non essere discriminati e ottenere diritti civili. L’ammissibilità dei referendum spetterà probabilmente alla Corte attuale prima della occupazione meloniana. Il quorum previsto è una norma vessatoria che va cancellata, oppure andrebbe estesa a tutte le elezioni. La democrazia – insomma – va reinventata. Prima che sia troppo tardi.
fonte: L’Espresso