G7 Salute. Vuoto a perdere. di Vittorio Agnoletto

Dal 9 all’11 ottobre si è svolta ad Ancona la riunione dei G7 sulla salute.  Più che di un fallimento si può parlare di una scadente rappresentazione teatrale realizzata per dovere e finalizzata ad oscurare la verità con una (tentata e non riuscita) ricostruzione di comodo.   Con quale credibilità possono parlare di benessere universale per esseri umani, animali e ambiente i sette rappresentanti dei Paesi simbolo di un modello fondato sui combustibili fossili e di un’economia trainata dalla produzione militare? 


One Health, c’è chi rema contro

Al centro del programma ufficiale c’era l’obiettivo della “One Health”, parole ormai abusate che in tale contesto perdono ogni connessione con il significato loro attribuito dall’OMS. Con quale credibilità possono parlare di benessere universale per esseri umani, animali e ambiente i sette rappresentanti dei Paesi simbolo di un modello fondato sui combustibili fossili e di un’economia trainata dalla produzione militare? L’ importanza della prevenzione, secondo il ministro Schillaci, doveva essere il secondo punto in discussione. Qui si arriva alla farsa: la spesa per la prevenzione nel nostro Paese non arriva al 5% sul totale della spesa sanitaria pubblica ed è stata ulteriormente tagliata nell’ultimo anno. Non rischiamo una figura migliore se pensiamo ad un altro dei punti in discussione “Rafforzamento dell’architettura globale in sanità” e piano pandemico mondiale; il nostro Paese è arrivato a quest’incontro senza nemmeno avere un piano pandemico nazionale, non l’aveva durante la pandemia e quello successivamente scritto è stato bloccato e rispedito al mittente  per i contrasti interni alla maggioranza. Ancora più imbarazzante è che ad ospitare l’incontro sia il Paese nel quale la spesa sanitaria pubblica per il 2023 si attesta al 6,2% del PIL, un valore ben al di sotto della media OCSE del 6,9%.

Spesa sanitaria: siamo all’ultimo posto tra i Paesi del G7

In Italia, nel 2023, la spesa sanitaria pubblica pro-capite è stata di 3.574 $, collocandoci all’ultimo posto tra i Paesi del G7, mentre quella media dei Paesi OCSE si è attestata sui 4.174 $ e quella delle nazioni europee presenti nell’OCSE raggiunge i 4.470 $ circa 900 euro sopra quella italiana. In Europa siamo al sedicesimo posto, sempre come spesa pro-capite, superati di circa 400 $ anche dalla Repubblica Ceca. Il sottofinanziamento del nostro Servizio Sanitario è talmente evidente che è spesso stato denunciato sia dalle regioni, anche indipendentemente dal loro colore politico, sia recentemente dalla Corte Costituzionale, dalla Corte dei Conti e persino dall’Ufficio Parlamentare di Bilancio. Ne è consapevole anche lo stesso ministro Schillaci che recentemente ha sostenuto che, se si vuole far funzionare la sanità pubblica, è necessario un finanziamento che non sia inferiore al 7% del PIL. Dichiarazione che è parsa più inserirsi in un gioco delle parti interno al governo, tra il carabiniere buono e quello cattivo, impersonato dal ministro Giancarlo Giorgetti che tiene i cordoni della borsa.

Farmaci: alleanza di ferro tra G7 e Big Pharma.

“Lingue biforcute.” Non trovo espressione più idonea per definire le infinite dichiarazioni ascoltate nei tre giorni di Ancona a favore della cura per tutti e della salute universale. Non possiamo infatti dimenticare che sono stati proprio i loro governi i più acerrimi nemici della proposta avanzata in piena pandemia da India e Sudafrica di realizzare una moratoria di tre anni sui farmaci e sui vaccini per il Covid. Per poter realizzare il fast-track e approvare la risoluzione nell’interministeriale del WTO, l’Organizzazione Mondiale del Commercio dove è stato approvato l’accordo TRIPs sui brevetti, sarebbe stata necessaria l’unanimità. In prima linea ad opporsi a questa soluzione vi erano: USA, UK e UE, quest’ultima aveva come principali sostenitori della linea del rifiuto proprio Germania, Francia e Italia. Anche in questo caso il nostro Paese si è ulteriormente distinto. Nel pieno del dibattito sulla sospensione temporanea dei brevetti, mentre la società civile di tutto il mondo, oltre a papa Francesco e a numerosi premi Nobel, si batteva per approvare la proposta di India e Sudafrica e mentre nell’UE conducevamo la campagna Nessun profitto sulla pandemia. Tutti hanno diritto alla protezione dal COVID-19 (noprofitonpandemic.eu) il nostro Paese agiva in modo ostinato e contrario.

…ma l’Italia è la prima della classe.

L’Italia, infatti, con una decisione dell’Ufficio Italiano Brevetti e Marchi (UIBM), che dipende dal ministero dello Sviluppo Economico, guidato allora dal ministro Giancarlo Giorgetti, prolungava la durata di alcuni brevetti relativi a percorsi di ricerca successivamente utilizzati per i vaccini AstraZeneca, Pfizer e Moderna. E’ stato loro concesso un ulteriore periodo di monopolio che va dai tre anni e mezzo ai cinque, che si aggiungono ai vent’anni già stabiliti dagli accordi TRIPs sulla proprietà intellettuale. Questa vergognosa decisione è stata scoperta e segnalata da Lorenzo Cassi, professore associato in Economia alla Sorbona, l’Università Parigi 1 ed è stato presentato a “37e2”, la trasmissione sulla salute di Radio Popolare https://www.radiopopolare.it/podcast/37-e-2-di-ven-11-02-22/  (dal min. 4,05). Bloccare per ulteriori  anni un brevetto del 2002, che sarebbe decaduto quindi nel 2022, significa ridurre anche le possibilità di ricerca da parte di altri soggetti, facendo un enorme regalo alla multinazionale proprietaria del brevetto. La concessione dell’estensione temporale del brevetto è avvenuta il 18 marzo 2021 pochi giorni prima che il Parlamento italiano votasse una risoluzione nella quale chiedeva al governo di sostenere la sospensione temporanea dei brevetti. Non solo il governo ignorò totalmente tale risoluzione, ma non ci risulta che abbia comunicato al Parlamento l’ulteriore proroga concessa. E’ difficile pensare che una simile decisione sia avvenuta all’insaputa dei Ministri dello Sviluppo Economico, della Sanità, Roberto Speranza e dello stesso Presidente del Consiglio in carica, Mario Draghi. Successivamente il Parlamento Europeo diede mandato ad un gruppo di esperti, coordinato dal prof. Massimo Florio, docente di Economia Pubblica all’Università degli Studi di Milano, di verificare la concreta fattibilità economica per realizzare un’azienda farmaceutica pubblica a dimensione europea. Lo studio concluse che per concretizzare un simile progetto sarebbe stato sufficiente un finanziamento annuale simile a quello attribuito ogni dodici mesi all’ESA, l’Agenzia Spaziale Europea. La proposta si trasformò subito nell’obiettivo scelto per un fuoco incrociato da parte di Big Pharma, dei partiti del centrodestra europeo e della stessa Commissione UE, che partecipa, seppure non come membro ufficiale, al G7.

Not in my body!

Mentre nella zona rossa si chiudeva il G7 un vivace corteo di circa duemila persone, aperto da decine di medici in camice bianco, attraversava Ancona scandendo slogan a favore della sanità pubblica e raccontando le disastrose condizioni del Servizio Sanitario nazionale. La manifestazione è stata organizzata dalla campagna “www.nog7ancona.noblogs.org Not in my body -Il profitto uccide la salute” alla quale hanno aderito decine di comitati, associazioni, CGIL e sindacati di base ed è stata l’ultima di una lunga serie di dibattiti e azioni di denuncia realizzate nelle settimane precedenti e nei giorni del vertice. Una delle caratteristiche di queste iniziative è stata la capacità di collegare, partendo dalle situazioni concrete presenti nel territorio, a partire dal disastro per la salute collettiva in atto a Falconara, la difesa dell’ambiente alla tutela della salute, senza dimenticare la prevenzione sui luoghi di lavoro, una delle Cenerentole della nostra sanità.

90 punti, ma nulla di concreto per la salute globale

Un documento in novanta punti, pieno di dichiarazioni solenni, ma senza nessuna decisione significativa ha chiuso gli incontri ufficiali.  Il ministro Schillaci ha esaltato la longevità degli italiani che con 84 anni sono tra i popoli che vivono più a lungo, ma si è dimenticato di spiegare che questo è proprio il risultato di quel Servizio Sanitario che prima ci era invidiato da tutto il mondo e che oggi viene demolito giorno dopo giorno ed infatti l’Italia è precipitata nella classifica dei paesi OCSE per il numero di giorni privi di malattia degli ultrasessantacinquenni. In sostanza viviamo ancora a lungo ma gli ultimi vent’anni della nostra vita li viviamo con molte malattie e disabilità. Il ministro ha inoltre magnificato la decisione di stanziare 21 milioni di dollari a favore dell’ennesimo partenariato pubblico-privato per la ricerca di nuovi farmaci per contrastare l’antibiotico resistenza. Ma non ha spiegato perché in Italia l’antibiotico-resistenza causi undicimila decessi all’anno, pari quasi ad un terzo di quelli che si verificano in tutta l’Unione Europea.  Tra i principali motivi di questa situazione vi è l’uso eccessivo e inappropriato di antibiotici sia nel settore umano che in quello animale ed è su questo che sarebbe necessario intervenire.

Da mesi il prof. Silvio Garattini, fondatore e presidente dell’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri, continua a ripetere che non si può lasciare tutta l’informazione sui farmaci in mano alle aziende produttrici e che sarebbe necessario un intervento pubblico rivolto alla formazione continua dei medici in questo campo. Tutto questo è stato totalmente ignorato dalle trionfalistiche dichiarazioni rilasciate dall’onorevole Schillaci alla conclusione del G7.

Vittorio Agnoletto, medico, insegna “Globalizzazione e Politiche della Salute” all’Università degli Studi di Milano, attivista di Medicina Democratica

fonte: https://www.saluteinternazionale.info/2024/10/g7-salute-vuoto-a-perdere/

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