Salute mentale: dalla prevenzione alla riabilitazione attraverso le attività di inclusione sociale e comunitaria. di Fabrizio Starace 

Una delle principali sfide nel settore della salute mentale riguarda la prevenzione.

Negli ultimi decenni si sono registrati significativi progressi nel campo della prevenzione secondaria, che ha come obiettivo la diagnosi precoce e il trattamento tempestivo dei disturbi mentali, e anche in quella terziaria, per ridurre l’impatto di un disturbo conclamato sulla qualità della vita. Tuttavia, ridurre l’insorgenza e la gravità dei disturbi mentali attraverso interventi mirati a livello individuale e sociale (prevenzione primaria) resta – salvo poche encomiabili eccezioni, come i programmi di sostegno alla genitorialità o quelli a supporto delle famiglie a rischio – un obiettivo ancora troppo distante. I fattori sociali, culturali, economici e ambientali giocano un ruolo centrale, influenzando profondamente la salute mentale delle persone, ma le possibilità di reale intervento in questi ambiti vanno ben oltre gli argini della disciplina psichiatrica tradizionale. Gli strumenti culturali e operativi a disposizione dei servizi per la salute mentale sono peraltro manifestamente insufficienti per ottenere un reale miglioramento delle condizioni di vita, come l’accesso a un’istruzione di qualità, a un’abitazione decente e a un lavoro stabile. Molto però può essere fatto per aumentare la consapevolezza sui temi della salute mentale, combattere lo stigma e promuovere una cultura dei diritti e della responsabilità, contribuendo in questo modo a ridurre i pregiudizi e migliorare l’accesso ai servizi.

Presso il Dsmdp di Modena le attività di inclusione sociale e comunitaria, condotte in partenariato con la cooperazione sociale nell’ambito del progetto Social Point, costituiscono da oltre 10 anni parte integrante del “core business” clinico-riabilitativo del Dipartimento. Il progetto Social Point si articola in 3 livelli applicativi: 1) facilitazione dell’inclusione sociale di persone con disagio psichico in attività di volontariato e tempo libero offerti da Enti e associazioni del territorio, mediante la valorizzazione di risorse individuali e collettive; 2) sensibilizzazione, formazione, informazione della comunità sui temi legati alla salute mentale, per combattere stigma e pregiudizi; 3) diffusione di un’idea positiva di salute mentale come oggetto di responsabilità collettiva e creatrice di capitale sociale per la comunità.

La base teorica che ispira questo impegno è costituita dalla teoria del contatto sociale, che individua nell’interazione diretta tra persone con problemi di salute mentale e comuni cittadini il più potente strumento per ridurre stigma e pregiudizi. La strategia è quella della prescrizione sociale, fondata sulle evidenze che mostrano quanto sia cruciale affrontare i determinanti sociali per migliorare decorso ed esiti di salute mentale. Il progetto Social Point coinvolge oltre 100 Enti e associazioni in attività di coprogettazione: con la cittadinanza interagiscono utenti e familiari che hanno fatto un buon percorso di cura, che sono consapevoli del valore della loro esperienza e che la mettono a disposizione di tutti. Ciò contrasta oggettivamente il pregiudizio nei confronti della malattia mentale e di chi ne soffre, valorizzando le esperienze di guarigione sociale; sviluppa legami di cooperazione e fiducia tra chi vive il disagio e i cittadini; promuove l’efficacia valoriale dell’unire persone con e senza disagio psichico in obiettivi comuni.

Molti di questi temi saranno al centro degli oltre cento incontri, dibattiti, conferenze, spettacoli teatrali e musicali, che dal 19 al 26 ottobre si terranno a Modena e nei comuni della provincia nell’ambito di Màt, la più grande manifestazione corale dedicata in Italia alla Salute Mentale. Il focus di questa edizione di Màt, la quattordicesima, sta tutto in due parole “prendersi cura”, che verranno declinate negli ambiti e settori più delicati della salute mentale: dai giovani e adolescenti con le loro problematiche, al disagio vissuto dalle seconde e terze generazioni di immigrati, alle situazioni di fragilità, come quelle degli anziani e delle persone tossicodipendenti, passando per le drammatiche esperienze delle persone detenute con problemi psichici. Obiettivo di Màt è portare l’attenzione su questi temi, costruendo nuove reti solidali, rafforzando le reti di supporto, consapevoli che prendersi cura della salute mentale va oltre il singolo: abbraccia il contesto familiare e sociale, si rivolge a quella comunità della quale – in una società sempre più frammentata e individualizzata – rischiamo di perdere il senso.


Fabrizio Starace psichiatra, Direttore del Dipartimento di Salute Mentale e Dipendenze Patologiche di Modena e Presidente SIEP (Società Italiana di Epidemiologia Psichiatrica)

 

 

 

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