Cittadinanza e esclusione. di Letizia Fattorini

Il termine ≪uomo marginale≫ è stato introdotto nella sociologia urbana da Robert Park (1928). In relazione alla storia degli ebrei, ma anche pensando alla condizione degli afro-americani, l’autore si riferiva a colui che, essendo immigrato in un contesto etnico diverso dal suo, ha conservato legami forti con la cultura di origine e, pur cercando di farsi accettare dalla società che lo ospita, ne viene respinto a causa di forti pregiudizi (1). A proposito del dibattito sulla cittadinanza degli stranieri: una questione sempre più urgente, ma dimenticata da troppi anni.


≪Vengo anch’io. No, tu no≫ è una nota canzone del 1967 scritta ed interpretata dal medico e musicista italiano Enzo Jannacci. Ancora oggi cantiamo il refrain di questa marcetta allegra scandita da un trombone irriverente, quasi sarcastico. Protagonista del brano è un individuo che viene continuamente respinto a priori da ogni evento, persino dal suo stesso funerale (2). Ma, nonostante il tono apparentemente umoristico, la tematica di fondo è un po’ più complessa: il testo è infatti un’analisi cruda di quella parte di umanità relegata ai margini della società, che viene volontariamente esclusa da tutti gli avvenimenti che le si verificano intorno, che riguardino la sfera sociale o che la interessino in prima persona.

Dopo più di cinquanta anni, il tema dell’esclusione dalla società è ancora attualePer le Nazioni Unite, “l’esclusione sociale descrive uno stato in cui gli individui non sono in grado di partecipare pienamente alla vita economica, sociale, politica e culturale, nonché il percorso che conduce a tale stato e lo sostiene” (3). L’esclusione sociale è un processo dinamico e complesso da definire, che si compone di varie dimensioni (4):

  • Economica, che presuppone il progressivo allontanamento e non partecipazione al mondo della produzione e dei consumi
  • Sociale, che vede la costante perdita delle relazioni tra individui e della partecipazione alla vita politica e di comunità
  • Simbolica, ovvero la mancata condivisione di valori comuni, norme di comportamento e rappresentazioni della realtà

Per Levitas (5) l’esclusione sociale è un processo multidimensionale che, comportando la mancanza o il rifiuto di risorse, diritti, beni e servizi, nonché l’impossibilità di partecipare alle attività accessibili alla maggior parte delle persone di una società, incide sia sulla qualità della vita del singolo che sull’equità e la coesione della società nel suo insieme. L’esclusione diventa “profonda” (molto grave) quando colpisce più di un dominio contemporaneamente, con importanti conseguenze negative anche sulle opportunità di vita future. Secondo un recente studio (6), più di due miliardi di persone (oltre il 25% della popolazione mondiale) sono a rischio di esclusione sociale, individuando le cause appartenenti a tre principali dimensioni: identità, vicende di vita, condizioni socio-economiche.

Identità

Sono a rischio esclusione quelle persone le cui identità divergono dalle norme e dalle usanze stabilite. L’identità può riflettere il genere, l’età, l’orientamento sessuale, la classe sociale, la razza, le caratteristiche etniche, l’adesione politica o religiosa, l’eventuale condizione di disabilità. Ciò non vuol dire che tutte le donne, le persone LGBTIQ+ o le minoranze etniche sono inevitabilmente escluse a causa della loro identità; tuttavia, in contesti specifici, sono ad alto rischio di esclusione.

Vicende di vita

Le circostanze in cui si può trovare una persona in un determinato momento (come la condizione dei profughi a causa dei conflitti o degli immigrati per lavoro), possono esporla al rischio di esclusione, soprattutto in contesti in cui esistono norme, leggi e istituzioni discriminatorie.

Condizioni socio-economiche

Gli individui in una posizione socio-economica svantaggiata hanno maggiori probabilità di essere soggetti ad esclusione, in quanto un basso livello di istruzione, la disoccupazione e la povertà limitano le opportunità di accedere al mercato del lavoro, del credito e delle assicurazioni, o di esercitare i propri diritti politici.

Sebbene appartenere a più identità svantaggiate o sperimentare circostanze avverse (crisi politiche, disastri, conflitti, shock economici…) possa amplificare la gravità dell’esclusione, le condizioni che sostengono questi fattori possono cambiare nel tempo. Allo stesso tempo, l’esclusione può essere a lungo termine e strutturale: in America Latina, le popolazioni indigene sono state storicamente escluse dai mercati e dalle risorse e le loro condizioni precarie continuano a limitare le opportunità future dei figli (7); in India, la struttura escludente delle caste ha ridotto la mobilità educativa e occupazionale intergenerazionale tra gruppi svantaggiati (8).

Nonostante “povertà” ed “esclusione sociale” siano due elementi distinti, frequentemente i due termini sono – inappropriatamente – utilizzati come sinonimi. La povertà può contribuire a determinare l’esclusione ma, a sua volta, è essa stessa alimentata da processi di marginalizzazione che colpiscono differenti segmenti della popolazione: le minoranze etniche e gli immigrati, ma anche gli anziani, i giovani scarsamente istruiti, le madri sole, i disoccupati. La cosiddetta “povertà urbana” non è dovuta solo alla concentrazione nelle città di individui in condizioni economiche svantaggiate, ma anche al fatto che nelle stesse aree urbane si attuano delle dinamiche che causano logoramento delle interazioni sociali, con conseguente isolamento e distacco dalle risorse della comunità ospitante (9).

L’assenza di stime globali nelle popolazioni a rischio di esclusione sociale ha contribuito all’uso intercambiabile dei termini “esclusione sociale” e “povertà”, determinando una criticità sia da una prospettiva concettuale che politica, nella misura in cui quote significative di popolazioni socialmente escluse sono non povere. Infatti, mentre le politiche anti-povertà possono sostenere i consumi delle famiglie e avere un impatto favorevole sugli indigenti, esse non hanno alcun effetto sull’esclusione sociale derivante da discriminazioni etniche e razziali o causata dallo stigma associato all’orientamento sessuale. Affrontare efficacemente l’esclusione sociale richiede quindi molteplici interventi su misura per gruppi distinti e sostenuti nel tempo, considerando che i diversi fattori che la determinano richiedono specifiche azioni da parte delle istituzioni.

La lotta all’esclusione è uno degli obiettivi specifici in materia di politica sociale dell’Unione Europea (10). Il “Piano d’azione per l’integrazione e l’inclusione 2021-2027” mira a promuovere l’integrazione e l’inclusione sociale dei migranti, avanzando proposte in quattro settori: istruzione, occupazione, alloggi e salute (ad esempio, favorendo un pari accesso ai servizi di salute mentale, o all’assistenza sanitaria pre- e post-natale per le madri). A marzo 2021 la Commissione Europea ha presentato un “Piano d’azione sul pilastro europeo dei diritti sociali” contenente una serie di iniziative, come la strategia sui diritti dei minori, la piattaforma europea per la lotta contro la mancanza di una fissa dimora, la raccomandazione del Consiglio relativa ad un adeguato reddito minimo e la strategia europea per l’assistenza. Obiettivo principale è ridurre il numero di persone a rischio di povertà o di esclusione sociale di almeno 15 milioni entro il 2030. Sebbene sia una responsabilità comune tra le Istituzioni europee e gli Stati membri, l’attuazione del Pilastro è demandata in via prioritaria a questi ultimi, che sono i principali responsabili in tema di occupazione e politiche sociali, avendo competenze primarie o addirittura esclusive in settori quali il diritto del lavoro, la retribuzione minima, l’istruzione, l’assistenza sanitaria e l’organizzazione dei sistemi di protezione sociale.

L’integrazione degli stranieri è un elemento fondamentale per la lotta alla marginalizzazione, che culmina con l’acquisizione di uno status al quale l’ordinamento giuridico ricollega la pienezza dei diritti civili e politici: la “cittadinanza”.

In Italia tale concetto è attualmente disciplinato dalla legge 91/1992, secondo cui lo straniero diviene cittadino se, nato in Italia e dopo avervi risieduto legalmente senza interruzione fino al raggiungimento della maggiore età, dichiara di voler acquistare la cittadinanza entro un anno dalla suddetta data. Sicuramente una delle leggi più restrittive d’Europa.

Nel 2017 si è provato a modificare la normativa con un disegno di legge che, approvato dalla Camera, è stato tuttavia poi affossato dal Senato (11). L’intento era di cercare di allineare l’Italia alla legislazione di altri Paesi dell’Europa Occidentale (Francia, Germania, Spagna, U.K.), accelerando la concessione della cittadinanza ai bambini e ai giovani attraverso due diverse procedure: Ius Soli Temperato (nato in Italia con almeno un genitore con permesso di soggiorno permanente), Ius Culturae (minore straniero nato in Italia o che vi ha fatto ingresso entro i 12 anni di età e che ha frequentato regolarmente per almeno 5 anni al minimo un ciclo di istruzione in Italia oppure straniero che ha fatto ingresso nel territorio nazionale prima del compimento della maggiore età, residente in Italia da almeno 6 anni e che vi ha frequentato regolarmente un ciclo scolastico o percorsi di istruzione e formazione professionale, con il conseguimento del titolo conclusivo).

Dopo sette anni, si è riacceso il dibattito politico sulla questione della cittadinanza italiana. Considerando che, rispetto al 2017, i giovani sono più numerosi e maggiormente integrati nel tessuto sociale italiano (abbiamo apprezzato nelle ultime Olimpiadi molti di questi gareggiare con la maglia italiana, portando lustro al nostro Paese), “l’atteggiamento del governo contro questi ragazzi è una forma di bullismo istituzionale che nega una realtà ovvia e di per sé naturale” (12). È dunque improrogabile una soluzione a questa annosa problematica.

Infatti, come denuncia Vasco Rossi in una sua canzone:

≪Mi ricordo che sì, si escludeva per motivi che oggi fanno solo ridere

Mi ricordo che sì, si escludeva per primi quelli che facevano paura: chissà perché?!?

Mi ricordo che sì, si escludeva…sempre il più debole 

Mi ricordo che “non si voleva” però neanche i più brutti come me…

E avanti così… facciamo due comunità diverse

[…]

E avanti così…e poi comincia la guerra?!? ≫ (13)

Letizia Fattorini, Scuola di Specializzazione in Igiene e Medicina preventiva, Università di Firenze

Bibliografia

  1. Fabio Amato. La marginalità in questione. Una riflessione dalla prospettiva della geografia urbana e sociale. Bollettino della Società Geografica Italiana, Roma – Serie XIII, vol. VII (2014), pp. 17-29
  2. Eleonora D’Amore. “Vengo anch’io, no tu no”, l’umanità respinta di Enzo Jannacci. Disponibile su: https://music.fanpage.it/vengo-anch-io-no-tu-no-l-umanita-respinta-di-enzo-jannacci/
  3. United Nations Department of Economic and Social Affairs. Leaving no one Behind: The Imperative of Inclusive Development – Report on the World Social Situation 2016. DOI: https://doi.org/10.18356/5aa151e0-en
  4. Paola Villano. Un pensiero sull’esclusione. Bene Comune, 2015. Disponibile su: https://www.benecomune.net/rivista/numeri/luglio-2015-chi-troppo-chi-niente/un-pensiero-sullesclusione/
  5. Levitas R, Pantazis C, Fahmy E, Gordon D, Lloyd E, Patsios D. The multi-dimensional analysis of social exclusion (2007). Disponibile su: https://www.researchgate.net/publication/267222796_The_Multi-Dimensional_Analysis_of_Social_Exclusion
  6. Cuesta J, López-Noval B, Niño-Zarazúa M. Social exclusion concepts, measurement, and a global estimate. PLoS One. 2024 Feb 28;19(2):e0298085. doi: 10.1371/journal.pone.0298085. PMID: 38416726; PMCID: PMC10901322.
  7. Behrman JR, Gaviria A, Székely M. Who’s in and who’s out: Social exclusion in Latin America. Inter-American Development Bank; 2003
  8. Thorat A, Vanneman R, Desai S, Dubey A. Escaping and Falling into Poverty in India Today. World Dev. 2017 May;93:413-426. doi: 10.1016/j.worlddev.2017.01.004. Epub 2017 Jan 30. PMID: 28966435; PMCID: PMC5619671.
  9. Federica D’Auria. La povertà non è una sola. Esclusione sociale e isolamento acuiscono la sofferenza urbana. Il BO LIVE Università di Padova, 2021. Disponibile su: https://ilbolive.unipd.it/it/news/poverta-non-sola-esclusione-sociale-isolamento
  10. Note tematiche sull’Unione europea – Parlamento Europeo. Lotta alla povertà, all’esclusione sociale e alla discriminazione. Disponibile su: https://www.europarl.europa.eu/factsheets/it/sheet/60/lotta-alla-poverta-all-esclusione-sociale-e-alla-discriminazione
  11. Neodemos, 20 agosto 2024. Risveglio da un lungo sonno: lo Ius Culturae per i giovani migranti. Disponibile su: https://www.neodemos.info/2024/08/20/risveglio-da-un-lungo-sonno-lo-ius-culturae-per-i-giovani-migranti/
  12. Andrea Malaguti. Harris-Trump, i guai a destra e il modello Velasco. La Stampa, 25 agosto 2024.
  13. Vasco Rossi. Mi si escludeva. Dall’album “Nessun pericolo…per te”, 1996

fonte: https://www.saluteinternazionale.info/2024/10/cittadinanza-e-esclusione/

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