Una voce spezzata dal Libano. di Rabih El Chammay

Il dottor Rabih El Chammay, direttore del programma nazionale di Salute Mentale del Ministero della Salute Pubblica del Libano, nel corso della riunione OMS in occasione della Giornata mondiale della salute mentale a Ginevra, ha pronunciato le seguenti parole (1):

La mia anima è dolorante e il mio cuore è spezzato.                                                                                                                     

Non solo per i bombardamenti implacabili e spietati che stanno uccidendo uomini, donne e bambini innocenti mentre parliamo.

Non solo perché vengono presi di mira operatori sanitari e vigili del fuoco.

Non solo perché interi villaggi sono stati rasi al suolo.

Non solo perché milioni di persone sono state sfollate.

Ma soprattutto perché tutto quello in cui credo – come essere umano e come professionista della salute mentale – sulla sacralità e l’universalità dei diritti umani, si sta sgretolando davanti ai miei occhi, e il silenzio del mondo è più assordante del rumore delle bombe.

So che tutti noi siamo fermamente convinti che un bambino, un civile o un operatore sanitario ucciso in guerra, siano uno di troppo. Eppure, non ho mai visto così chiaramente, né sentito così forte:

  • come la maggior parte del mondo stia scegliendo di ignorare selettivamente la storia e le risoluzioni delle Nazioni Unite,
  • come non sia disposto a distinguere tra propaganda e fatti,
  • come equipari la posizione a favore dei civili da una parte a quella contro i civili dall’altra, lasciando molte persone con un profondo senso di ferita morale per essere rimaste in silenzio o per aver rischiato di perdere tutto ciò che avevano se avessero parlano.

Non ho mai visto così da vicino come il mondo stia avallando due narrazioni contraddittorie e contemporanee: da un lato, un bambino ucciso in guerra ha un volto, un nome, una famiglia in lutto e merita la più ferma condanna, dall’altro, migliaia di bambini che sono a malapena dei numeri, e sono considerati danni collaterali non degni di essere menzionati, se non forse per mettere in dubbio l’accuratezza dei fatti.

Oggi si celebra la Giornata mondiale della salute mentale, un’occasione per festeggiare e ribadire il nostro impegno a migliorare la salute mentale delle persone in tutto il mondo.

Nulla racchiude l’essenza del fondamento della salute mentale meglio dell’inizio del preambolo della Dichiarazione universale dei diritti umani, che recita: “Considerando che il riconoscimento della dignità intrinseca e dell’uguaglianza dei diritti (…) di tutti i membri della famiglia umana è il fondamento della libertà, della giustizia e della pace…”.

Ciò a cui abbiamo assistito dall’inizio di questa guerra spietata un anno fa – una guerra totale in cui il fine giustifica tutti i mezzi – mette in discussione tutto ciò che abbiamo imparato e promesso di non fare più dopo la Seconda Guerra Mondiale.

Se noi, come umanità, non ci rendiamo conto – prima che sia troppo tardi – che ciò che sta accadendo sta scuotendo le fondamenta del nostro mondo moderno, potremmo accettare implicitamente che chiunque si senta abbastanza autorizzato, abbastanza forte e abbastanza sostenuto possa fare quello che vuole contro chi voglia, semplicemente perché può farlo.

Credo che nessuno di noi voglia vivere in un mondo in cui nessuno è al sicuro, in cui i nostri figli sono solo numeri e danni collaterali accettabili.  

Conosco la guerra e conosco fin troppo bene gli sfollamenti.

Alcuni di voi mi hanno già sentito parlare di come dovetti abbandonare la mia casa in pochi minuti sotto le bombe, quando avevo 7 anni. Ho già raccontato della velocità con cui i miei genitori dovettero prendere decisioni e la quantità di energia di cui avevano bisogno nelle prime settimane di sfollamento per assicurarsi che fossimo al sicuro, che avessimo un posto dove dormire e che avessimo qualcosa da mangiare.

Ho condiviso quella storia personale per affermare che, in tempi di crisi, le persone hanno bisogno di tutta la loro chiarezza mentale e l’energia, e che, se sono estremamente angosciate o soffrono di una condizione di salute mentale senza accesso a un aiuto e a un’assistenza adeguati, queste loro capacità possono essere gravemente compromesse, mettendo in pericolo loro e i loro cari.

E ho concluso dicendo che, in tempi di crisi, la salute mentale può essere una questione di vita o di morte.

Ne sono ancora profondamente convinto. Lavoro ormai da quasi 20 anni a sostegno della salute mentale delle persone in crisi umanitarie. Sono pienamente convinto che dovremmo continuare a chiedere ai governi e alla comunità internazionale più risorse per la salute mentale in tempi di crisi e in tempi di pace.

Per questo motivo il Programma Nazionale di Salute Mentale del Libano, insieme ai suoi partners, è pienamente impegnato a rispondere a questa crisi umanitaria.

So che né io né voi abbiamo alcun potere su una guerra, soprattutto su una guerra che ha superato tutti i confini, tutte le regole e la ragione, lasciando la maggior parte di noi nell’incredulità per il livello di crudeltà di cui sono capaci gli esseri umani e sconvolti dall’impotenza delle nostre istituzioni nel sostenere lo stato di diritto.

Questa guerra sta ridefinendo chi è soggetto al diritto internazionale e chi ne è al di sopra, rendendo l’impunità un privilegio per i più forti, mentre i più deboli possono solo sperare di non essere le prossime vittime.

Alzare la voce potrebbe essere la cosa migliore che possiamo e dobbiamo fare come membri della famiglia umana e come professionisti della salute mentale.

Oggi parlo per coloro che sono stati schiacciati da questa guerra e per gli individui di altri territori e paesi colpiti dalla guerra, che si sentono abbandonati da un mondo che ha promesso: “Tutti gli esseri umani nascono liberi e uguali in dignità e diritti”, ma che non ha mantenuto questa promessa.

In questa Giornata Mondiale della Salute Mentale, parlo perché non c’è salute mentale senza pace, non c’è pace senza giustizia e non c’è giustizia senza pace.


(1) Il documento originale Statement on World Mental Health Day_. Titolo e sottotitolo sono redazionali, la traduzione è di Benedetto Saraceno.

fonte: https://www.saluteinternazionale.info/2024/10/una-voce-spezzata-dal-libano/

Print Friendly, PDF & Email