Stanziare in manovra 10 miliardi per un rilancio graduale del Ssn. di Francesco Cognetti

Gentile direttore,
l’Art. 32 della Costituzione Italiana sancisce che la salute rappresenta il “Diritto Fondamentale dei Cittadini”; il termine fondamentale non è mai utilizzato in altri articoli della Costituzione proprio a significare che la garanzia dell’integrità fisica permette l’esercizio di tutti gli altri diritti presi in considerazione dall’Ordinamento Costituzionale. Il Sistema Sanitario Nazionale veniva poi istituito dalla Legge 833/1978 dalla coraggiosa politica democristiana On. Tina Anselmi e costituito dal complesso delle funzioni, delle strutture e dei servizi che lo dovevano comporre. Non c’è dubbio che al momento attuale il SSN è in una crisi profondissima determinata dalla progressiva sottrazione di risorse che è stata realizzata negli ultimi 10-15 anni.

Il problema dei problemi è quindi questo stato di sotto finanziamento che ci vede agli ultimi posti tra i Paesi europei, tra i Paesi dell’OCSE e ultimo tra i Paesi del G7, di cui proprio oggi si apre sotto la Presidenza italiana il vertice sulla salute dei Paesi che ne fanno parte.

Tutti gli altri problemi e cioè il depotenziamento delle strutture sanitarie sia a livello ospedaliero che della medicina del territorio, l’esiguità del numero di specialisti ospedalieri soprattutto in determinate aree cruciali dell’assistenza, di infermieri, personale tutto ampiamente sottopagato rispetto ai colleghi belgi, danesi, francesi, tedeschi, irlandesi, inglesi e spagnoli ad eccezione di quelli che lavorano negli ospedali di Estonia, Grecia e Portogallo carenza estrema anche di medici di medicina generale. La maggior parte di loro lasciano il sistema pubblico e passano al privato raddoppiando o triplicando ed in certi casi anche di più i loro salari rispetto a quelli del pubblico, solitamente svolgendo un lavoro anche meno pesante ovvero migrano in altri Paesi.

Abbiamo anche promosso la costituzione di un Tavolo Tecnico per l’esame di modifiche ai due Decreti Ministeriali che regolano attualmente lo svolgimento delle attività assistenziali nei reparti ospedalieri (DM 70) e nella medicina del territorio (DM 77). Ma questi due Tavoli Tecnici una volta costituiti sono stati fatti clamorosamente naufragare. Siamo onorati oggi delle dichiarazioni del Presidente Mattarella che anche in altre occasioni era intervenuto a sottolineare l’importanza della tutela della salute e constatiamo che sulle nostre analisi ormai tutti convergono dalla Corte dei Conti, all’Ufficio Parlamentare di Bilancio, alle Regioni che proprio ieri hanno inviato una lettera ai Ministri Giorgetti e Schillaci, ai Sindacati Medici e degli Infermieri, ai Medici di Medicina Generale, alle Associazioni dei Pazienti ed a autorevoli rappresentati della Politica e del mondo della Comunicazione.

Qui si tratta di rivedere i tetti di spesa del nostro sistema ospedaliero per personale, strutture e posti letto, di adeguare i contratti di lavoro al trattamento economico per medici ed infermieri in atto negli altri Paesi europei anche con incentivi significativi per le specialità disagiate e neglette che vengono praticamente abbandonate. Occorre anche regolare diversamente i nuovi accessi alla Facoltà di Medicina, e su questo il Ministro Bernini sta operando proficuamente ma non basta bisogna favorire l’accesso alle borse delle scuole di specializzazione che ora trovano scarse adesioni in termini di iscrizioni e frenare attraverso incentivi di natura economica ed altri l’esodo di tanti giovani. Bisogna inoltre risolvere una volta per tutte la dicotomia storica tra territorio ed ospedale ed introdurre nuovi modelli di organizzazione, competenze, ruoli e formule delle attività della medicina territoriale, considerando che sarà ben difficile avviare e potenziare lo svolgimento di tali attività senza il contributo concreto dei medici di medicina generale e vista la carenza di medici specialisti ed anche infermieri, che certo non potranno essere trasferiti dagli ospedali.

È necessario adeguare immediatamente le tariffe relative ai LEA (Livelli Essenziali di Assistenza) che dovranno aggiornare quelli del DM 98, attualmente vigenti, che oltretutto registrano addirittura l’attuazione di -60% da parte di ben 8 Regioni. Siamo stupefatti del fatto che ancora non siano stati aggiornati LEA che risalgono a ben 26 anni fa, con tutto quello che è successo in questi ultimi 30 anni in termini di innovazione in medicina e quindi anche relativamente alle prestazioni essenziali da garantire. È da prevedere, ma del resto è già in atto, in conseguenza dell’evoluzione della ricerca e dell’innovazione farmacologica, una inevitabile crescita della spesa farmaceutica e bisognerà anche fare in modo che i farmaci più importanti che possono dare grosso beneficio in termini di guarigione o aumento dei tempi di sopravvivenza vengano resi disponibili ai pazienti in tempi molto più brevi rispetto a quanto ora avviene.

Occorrerà anche realizzare un forte potenziamento dei servizi di Psichiatria e Dipendenze ed un vero e proprio nuovo Piano per la salute mentale vista la crescita esponenziale in atto per queste patologie. Bisognerà anche in ultimo e non certo per importanza organizzare al meglio il sistema della prevenzione delle malattie, attualmente in caduta libera in quanto a finanziamento ed attività, con circa il 6% del totale del finanziamento pubblico (-18,6% nel 2023 rispetto al 2022) secondo i dati GIMBE. E ci riferiamo sia alla prevenzione primaria e cioè ai programmi d’informazione e promozione di stili di vita corretti che dovranno essere svolti sia a livello nazionale che regionale, ed anche dovrà essere messo in atto un forte potenziamento dei sistemi di diagnosi precoce per le più importanti patologie come ad esempio quelle oncologiche, per avvicinarci al raggiungimento del 90% delle adesioni richiesto dall’UE, mentre attualmente siamo collocati in media al 34-55% con numeri ancora più bassi in molte Regioni.

È chiaro ormai a tutti quindi che non potranno essere i 2-3 miliardi che il Governo pensa di stanziare in più nella Finanziaria del 2025 a risolvere tutti questi problemi. Attualmente registriamo nel nostro Paese un divario della spesa sanitaria pubblica pro capite di 889 euro rispetto alla media dei Paesi OCSE membri dell’UE con un gap complessivo che sfiora i 52 miliardi, con quasi 4,5 milioni di persone che nel 2023 hanno rinunciato alle cure, con inaccettabili disuguaglianze territoriali e regionali, con livelli sempre più crescenti di mobilità interregionale. Tutti i dati confermano che è attualmente in corso la perdita delle caratteristiche fondanti della nostra Sanità e cioè l’universalismo, l’equità e l’uguaglianza tutto ciò soprattutto per le fasce socio-economiche più deboli, gli anziani, i più fragili, i cittadini del Sud d’Italia e delle aree interne e disagiate.

Occorre essere realistici, non sarà possibile in un colpo solo recuperare questo terribile gap economico, ma occorrerà mettere in atto un’azione graduale ed iniziare fin da subito con lo stanziamento per il prossimo anno di almeno 10 miliardi di euro in più da utilizzare al meglio e senza gli sprechi che ancora purtroppo sono numerosi, è questo l’appello che mi sento di fare a nome di tutti i Presidenti delle Società Scientifiche che aderiscono al FORUM.

Francesco Cognetti
Coordinatore del Forum delle Società Scientifiche dei Clinici Ospedalieri ed Universitari Italiani (FoSSC)

FONTE: https://www.quotidianosanita.it/lettere-al-direttore/articolo.php?articolo_id=124960

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