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«Noi psichiatri abbiamo il vantaggio che in qualunque istituzione psichiatrica andiamo, troviamo sempre la stessa faccia, lo stesso malato, cioè il malato dell’ospedale psichiatrico. Hanno tutti la stessa faccia, sembrano che abbiano tutti la stessa malattia: in effetti questa malattia è il prodotto dell’istituzione».
A cento anni dalla nascita di Franco Basaglia, quale traiettoria è possibile tracciare di una delle personalità più influenti della psichiatria italiana del XX secolo? Questo libro prova a rispondere con l’aiuto di tre nuovi documenti emersi dagli archivi e mai pubblicati fino a ora. Tre inediti che consentono di entrare nel vivo dell’esperimento che nei primi anni settanta preparava il terreno all’abolizione dei manicomi e alla nascita dei servizi di salute mentale. «Abbiamo iniziato a fare quello che ritenevamo impossibile – scrive Basaglia – cioè trasformare una istituzione da violenta e bruta e mortificante in un’istituzione dove ci fosse la possibilità di chiamare un uomo “uomo”». La persona che è diventata il simbolo di questa battaglia viene qui presentata come un corpo e un pensiero collettivi. Nel libro vengono raccolti infatti interventi dal tono discorsivo in cui Basaglia compare in relazione e rapporto con altre voci, quelle di Franca Ongaro, Michele Risso e altri protagonisti del movimento antimanicomiale. Il saggio introduttivo di Marica Setaro e le note ai testi guidano il lettore nell’esplorazione di momenti, contesti e figure che raramente sono stati messi a fuoco. I dialoghi colpiscono perché mostrano una discussione aperta che coinvolgeva le assemblee di gruppo e che, a distanza di cinquant’anni, ci fa cogliere le contraddizioni che il nome Basaglia riassumeva in sé. La posta in gioco è alta: il senso di es¬sere psichiatri mentre si scardina l’impianto della psichiatria stessa; la fatica di rendere l’esperienza di Trieste un modello costruttivo dove imparare a praticare una Emerge da questi tre scritti un uomo e uno psichiatra a cui non sfugge il rischio che il suo nome possa diventare soltanto un simulacro di libertà. Così come risalta la consapevolezza della lunga marcia che ancora attende quanti vorranno lasciare il segno effettivo di una trasformazione politica, ma non solo. Più volte Basaglia sottolinea il peso scientifico e culturale di questo processo: quali logiche e quali metodi prenderanno il suo posto? Ieri come oggi sono domande cruciali per rispondere al «problema psichiatrico». psichiatria senza manicomio; la necessità storica che la parola «cura» significhi restituzione di dignità, diritti e soggettività ai «dannati della terra».
Con:
Alberta Basaglia, psicologa, è responsabile del Servizio partecipazione giovanile e Cultura di pace del Comune di Venezia, dove, dal 1980, ha guidato il Centro donna e il Centro antiviolenza. Ha una lunga esperienza di lavoro sulle tematiche legate al contrasto…
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Franca Bimbi, Studiosa Senior dello Studium Patavinum, già professoressa ordinaria di Sociologia, è specialista di Sociologia della famiglia e Studi di genere. Ha coordinato il Dottorato in Scienze sociali dell’Università di Padova. Assessora al Comune di Venezia, tra il 1994…
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Massimo Cirri, toscano trapiantato a Milano, è psicologo e giornalista. Da venticinque anni lavora nei servizi pubblici di salute mentale. Dal 1997 autore e voce di Caterpillar, su Radio2, e prima a Radio Popolare di Milano. Autore teatrale con Lella…
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e con
Marica Setaro, borsista di ricerca presso l’Università di Pisa, si occupa di storia della psichiatria, dopo aver conseguito un dottorato in filosofia. Di recente ha lavorato all’analisi degli archivi personali di Franco Basaglia, Franca Ongaro, Agostino Pirella, Anna Maria Bruzzone, e…
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